Carnia ’44 nella resistenza europea
di FULVIO SALIMBENI
La miglior risposta a quanti contestano la Resistenza e la relativa storiografia, ritenuta faziosa e retorica, è venuta dal convegno, svoltosi venerdì e sabato scorsi a Udine e ad Ampezzo per iniziativa dell'ateneo udinese e dell'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, dedicato all'esperienza (1944) della Repubblica partigiana della Carnia. Nei 15 contributi in cui si sono articolati i lavori, infatti, l'argomento è stato affrontato in maniera critica e problematica, analizzandolo in una prospettiva di lungo periodo, che partiva almeno dal Risorgimento, e nel contesto europeo, in un'ottica comparativa, fuori da qualsiasi impostazione localistica e celebrativa, mettendo in evidenza luci e ombre, contrasti e contraddizioni all'interno dello stesso movimento resistenziale. Se, com’è ovvio, non sono mancati i contributi di taglio più tradizionale, attenti agli aspetti militari, politici e istituzionali della vicenda in esame, studiata come risvolto particolare d'un fenomeno che ha investito tutta l'Europa occupata dalla Germania, quelli metodologicamente più innovativi sono stati incentrati non tanto sui fatti, ormai ben noti, quanto, avvalendosi dell'apporto delle scienze sociali, su aspetti finora poco o niente considerati, riguardanti il vissuto dei protagonisti e le rielaborazioni che di quelle esperienza sono state compiute. Da qui il discutere di emozioni, percezioni, memoria e memorie, rimozioni, speranze e utopie, del rapporto tra storia e letteratura e del contributo che essa può dare all'analisi delle psicologie dei protagonisti e all'interpretazione metastorica, da leggenda, di vicende come quella, emblematica, dei cosacchi in Carnia, un argomento, questo, collocato nel più generale contesto del collaborazionismo, un fenomeno un tempo ignorato o negato e che nel convegno, invece, ha trovato ampia e critica trattazione, volta a intenderne le ragioni profonde, di là dall'opportunismo di molti, che del secondo conflitto mondiale hanno fatto una vera e propria guerra civile europea, che ha posto non solo le nazioni le une contro le altre, ma gli stessi connazionali su fronti opposti, donde l'elevatissimo tasso d'ideologia e di violenza che l'ha connotata. Altro elemento di rilievo messo a fuoco con acume la partecipazione attiva delle donne alla Resistenza in generale e a quella carnica in particolare, con le conseguenti implicazioni di riscatto ed emancipazione politica, sociale e culturale della condizione femminile, con significativi riferimenti al suo ruolo, affatto subalterno, nella società locale. Un convegno come questo, di là dalla sua valenza storiografica e civile, è anche la riprova dell'eccellenza delle istituzioni scientifiche che l'hanno promosso e attuato.
Emmanuelli, Zannini e Salimbeni al convegno di Ampezzo |