UN DOVERE RICORDARE L’ECCIDIO DI TORLANO
(Presidente provinciale Anpi)Venerdì 25 agosto 1944 giunse a Torlano da Nimis un contingente tedesco che circondò alcune case situate sotto l'abitato che ospitavano poche famiglie, ma numerose: i Comelli, i Dri, i De Bortoli (mezzadri provenienti da Portogruaro), pochi altri. Erano SS comandati un tenente già tristemente noto come il “boia di Colonia”e guidati da alcuni fascisti tarcentini. Tedeschi e fascisti rastrellarono il paese e le sette persone trovate furono rinchiuse nell'osteria: furono poi fatte uscire uno alla volta e uccisi con un colpo di pistola.Il tenente entrò poi nell'osteria e uccise il proprietario, la figlia e la moglie. L'altro figlio, nascosto nella cappa del camino, assistette impotente alla strage. Si suiciderà nel 1946. Poi fu la volta dei rifugiati nella stalla. Gli uomini furono fatti uscire uno alla volta e uccisi con un colpo di pistola. Alcune SS poi entrarono nella stalla: i mitra spararono nel mucchio. I corpi vennero quindi cosparsi di strame e di benzina e bruciati. Tra questi tanti bambini: Giannina Comelli (3 anni) e Bruno (12 anni); dei De Bortoli Luciano (2 anni), Maria (4 anni), Bruna (6 anni), Oneglio (8 anni), Vilma (11 anni); alcuni adulti e bambini si salvarono fortunosamente. Il giorno dopo la gente delle frazioni vicine accorse, ma tedeschi e cosacchi impedirono che i corpi fossero sepolti. Solo quando se ne furono andati fu possibile mettere i trentatré cadaveri in una fossa comune e solo nel 1947 i resti, chiusi in cinque bare, furono accolti nel cimitero di Torlano. Perché questa strage? Il giorno prima il presidio cosacco di Torlano si era ritirato perché si sentiva pressato ed insicuro per la presenza di forze partigiane sulle montagne circostanti: non c'era stato nemmeno un vero scontro armato! Quello di Torlano è stato uno dei più efferati eccidi nazisti in Friuli durante la Resistenza. Non si è trattato di una rappresaglia, ma di un episodio di quella “guerra contro le popolazioni civili” che caratterizzò l'occupazione tedesca e fascista. Per il signor Bruno Comelli, nella sua lettera al Massaggero Veneto pubblicata lo scorso 3 settembre, é solamente “il frutto di un insipiente periodo bellico che dovrebbe invitare a sentimenti di serenità piuttosto che dare la caccia ai fantasmi”. Chi oggi partecipa alla commemorazione dell'amministrazione comunale e della gente di Torlano, si intromette “per connotare politicamente il fatto bellico” e per “dare la caccia alla fetta di prosciutto ed al bicchiere di vino offerto nei locali parrocchiali dopo la cerimonia”! Si noti che il signor Bruno Comelli, che in tutta la sua lunga lettera non pronuncia mai le parole “nazista” o “fascista” (evitando quindi di “connotare politicamente l'evento bellico”!), parla come a rappresentare i sentimenti di tutta la comunità di Torlano che a suo dire vorrebbe ricordare in modo “intimo”, al massimo con una funzione religiosa, questo terribile massacro. Se possiamo capire il particolare dolore degli abitanti di Torlano (e di quelli di Portogruaro, da cui proveniva la famiglia De Bortoli) è del tutto evidente che il ricordo deve essere di tutti i cittadini friulani e italiani. Le vittime, trucidate ignare ed innocenti, hanno diritto di essere ricordate per quello che avvenne, per l'ingiustizia effettivamente subita e non come “frutto insipiente” di una specie di fenomeno naturale. L'Anpi (a ciò tenuta dal proprio Statuto e dalla propria natura di Ente Morale con personalità giuridica decretata dalle più alte istituzioni del Paese) continuerà nel proprio impegno di ricordo e di celebrazione di queste vittime come di tutti coloro che subirono la violenza fascista e nazista. Questo, per l'eccidio di Torlano, facciamo da molti decenni anche per la richiesta di parenti delle vittime e continueremo a fare in futuro. Riteniamo anzi che, al contrario di quanto vuole suggerire l'ipocrita prosa del Comelli, si debba diffondere la conoscenza di più quello che avvenne nel 1944 e che Torlano e le sue povere vittime meritino un riconoscimento ufficiale dell'Italia democratica.
Alla lettera del Presidente dell'Anpi Vincenti ha replicato, sul Messaggero Veneto del 27 settembre, il sig. Nimis di Ramandolo, proponendo una "lettura" diversa dei fatti:
RispondiEliminaTorlano. Le ragioni dell’eccidio.
Il giorno 12 settembre è stata pubblicata una lettera (in merito all’eccidio di Torlano) del signor Vincenti il quale polemizzava con Bruno Comelli. Le ragioni esposte da Comelli erano sacrosante e il signor Vincenti non deve menare il can per l’aia! Nessuno ha mai raccontato il motivo per cui il gaulaiter Friedrich Rainet aveva ordinato l’esecuzione di 40 persone nell’abitato di Torlano inferiore. Vincenti afferma che l’eccidio era stato compiuto a causa del ritiro dei cosacchi che si sentivano minacciati dai partigiani. Invece tutti sanno che il giorno antecedente l’eccidio (in quattro punti diversi dell’abitato) sono stati uccisi 4 militari tedeschi, tra cui un ufficiale. Senza quei morti non ci sarebbe stata nessuna rappresaglia! Tanto si doveva e parafrasando un famoso personaggio dico che un bel tacere non fu mai scritto! Sergio Nimis, Ramandolo di Nimis
Che non ci sarebbero state rappresaglie senza la uccisione di quei militari tedeschi è tutto da dimostrare, le rappresagli avvenivano tranquillamente senza pretesti o per motivi inventati dai nazisti.
RispondiEliminaNon si parla mai degli eccidi partigiani contro donne inermi, che avevano la sola colpa di essere state fasciste. Non si parla dei massacri senza processo attuati in modo efferato dai partigiani comunisti (quelli dal fazzoletto rosso per intenderci)... perchè ancora questi silenzi? chi ha coperto in tutti questi anni gli assassini, spacciati per liberatori e patrioti?
RispondiEliminaPotesti cominciare a parlarne tu se hai delle informazioni in merito, ma credo che le tue invettive si basino sul sentito dire. Il problema è che fino ad ora non si è ancora chiarite molte vicende legate ai massacri operati dai nazisti in collaborazione con i fascisti, magari una cosa alla volta e poi se effettivamante esistono le uccisioni di cui parli, magari salteranno fuori. Con le invettive non si ricostruisce la storia, con la ricerca si.
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