Carnia ’44, laboratorio
di democrazia
La repubblica libera durante l’occupazione nazista: se ne parla domani a Udine e sabato ad Ampezzo.
Due giorni di lavori, articolati in tre sessioni, dedicate rispettivamente a Le repubbliche partigiane e i movimenti di resistenza in Europa (Corni, Wieviorka, Bellezza, Gobetti), a Le zone libere italiane: partigiani e popolazione tra nazifascismo e libertà (Peli, Schlemmer, Koschat, Paolo Ferrari, Fragiacomo) eNuovi documenti e nuove prospettive per la storia della Repubblica della Carnia e dell'Alto Friuli (Ermacora, Buvoli, Liliana Ferrari, Emmanuelli, di Brazzà e l’estensore di questa nota): già questi dati rendono l'idea dell'impegno scientifico del convegno internazionale di studi storici 1944: una lotta per la libertà e la democrazia. La repubblica partigiana della Carnia e dell'Alto Friuli nel contesto italiano ed europeo. Promosso dall'Università di Udine e dall'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, con il patrocinio della Regione, del Comune di Ampezzo e della Fondazione Crup, il simposio si svolgerà domani (dalle 9.30) in palazzo Antonini a Udine e sabato (dalle 9) nella sala municipale di Ampezzo. Introdurrà le due giornate di studio Luigi Ganapini, dell’ateneo di Bologna, le concluderà Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi.
Se quanto accaduto in Carnia e Alto Friuli tra estate e autunno 1944 può esser dato per noto in ambito regionale, con qualche dubbio per quanto riguarda i più giovani, poco o niente se ne sa a livello nazionale fuori dalla ristretta cerchia degli specialisti. Più che meritorio, pertanto, l'appassionato impegno di Giovanni Spangaro, allora giovanissima staffetta partigiana – sulla cui esperienza allora si può leggere la recente biografia di Abbondio Bevilacqua –, perché di tale vicenda non andasse perduta la memoria, né ne fosse svilito il significato in un momento in cui la Resistenza è oggetto di discutibili revisioni e si cerca di sminuirne il valore civile, oltre che storico. Grazie alla sua dedizione e alla collaborazione d'un qualificato comitato scientifico, presieduto da Andrea Zannini, dell'ateneo cittadino, è stato possibile realizzare questo convegno – preparato e preceduto dalla mostra fotografico-documentaria Le radici del futuro. La Repubblica partigiana della Carnia e dell'Alto Friuli, inaugurata qualche giorno fa, dal film documentario Carnia '44, firmato da Marco Rossitti, e dal progetto per il turismo storico e ambientale Il territorio e i luoghi -, che vede coinvolti alcuni dei migliori studiosi italiani e regionali, con l'apporto anche di specialisti europei, per cercare di proporre una ricostruzione articolata e approfondita di quest'episodio, sul quale sinora molto s'è scritto – pure sul versante narrativo: basta pensare ai testi, solo per citare i più noti, di Magris e di Sgorlon, dedicati all'occupazione cosacca, di cui tratterà Fabiana Savorgnan di Brazzà –, ma senza mai affrontarlo in maniera così sistematica e comparativa, tenendo conto di affini esperienze europee, in particolare in Jugoslavia a opera delle formazioni partigiane di Tito.
Dopo quest'inquadramento generale, che fa del caso carnico un risvolto locale e particolare d'un fenomeno che riguarda tutta l'Europa occupata dalle armate tedesche, dalla Francia all'Unione Sovietica, l'analisi s'incentrerà sulla specifica esperienza carnica, non tanto dal punto di vista più propriamente militare, quanto piuttosto come laboratorio di democrazia e d'emancipazione civile e sociale – con il pieno coinvolgimento delle donne e con la partecipazione attiva della popolazione –, che investiva l'educazione, l'economia, l'assetto istituzionale della comunità, precorrendo l'esperienza post-bellica della Costituente e prefigurando quella nuova Italia post-fascista forgiata dalla Costituzione. A ragione, a questo riguardo, l'assessore Molinaro ha sostenuto l'importanza di studiare e far conoscere in particolare agli studenti questo momento eroico della nostra storia per plasmarli al senso civico, oggi largamente deficitario, e alla fierezza dell'appartenenza nazionale.
Ultima tappa di questo percorso storiografico l'analisi di nuova documentazione – ecclesiastica (i registri e i diari parrocchiali) e letteraria, nonché quella politica degli atti di governo della Repubblica – e delle nuove piste di ricerca grazie all'affinamento della metodologia storica e all'affermarsi di un'indagine non più solo militare ma anche sociologica, antropologica e culturale, che consente di lumeggiare tale episodio in tutte le sue complesse valenze. In un momento di sfascio etico-politico quale il presente ritornare a quell'eccezionale esperienza non può che giovare a tutti.
(da: Messaggero Veneto, 22 settembre 2011)
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