Oggi che è in dubbio perfino la sopravvivenza stessa della nazione, stemperata nell'Europa e nel mondo globale, frammentata dalle leghe, dai particolarismi, dai campanili, Aldo Cazzullo (una delle più prestigiose firme del "Corriere") ha scritto un libro di storia e, insieme, politico: "Viva l'Italia" (Mondadori, 2010). Il racconto - privo di retorica e ricco di tanti dettagli curiosi - dell'idea di patria, dei protagonisti del Risorgimento e della Resistenza, dei combattenti che sono morti gridando “Viva l'Italia”; con un capitolo sulla Grande Guerra - Ungaretti in uniforme, Gadda indignato da “La grande guerra” di Monicelli che considera antipatriottico - e un capitolo sui caduti dell'Iraq e dell' Afghanistan. Accanto al racconto, una forte tesi politica in difesa dell'Unità nazionale e di un dato storico: in epoche diverse gli italiani hanno dimostrato di saper combattere per un'idea di Italia che non fosse solo quella del Belpaese e del “tengo famiglia”.
In un testo che ha suscitato interesse e discussioni in tutta Italia, il Friuli è citato (oltre che per le vicende della prima guerra mondiale), per gli eccidi di Porzus, di Avasinis e di Ovaro.
Interessante, per le tematiche di questo Blog, riproporre quindi la descrizione che Cazzullo fa dei fatti del 2 maggio 1945:
"Ancora il 2 maggio 250 SS, debellate le difese partigiane cui alcune fonti attribuiscono i primi colpi, aprono il fuoco sugli abitanti di Avasinis, sul confine orientale: cadono 51 civili. La strage viene interrotta a mezzogiorno da un ufficiale tedesco, che i superstiti ricordano apparire all'improvviso su un cavallo bianco. Alcuni nazisti si sono procurati abiti civili e si danno alla macchia. Nelle stesse ore s Ovaro i cosacchi in ritirata, respinto un attacco, accerchiano il paese e uccidono decine di partigiani, fra cui otto georgiani che si sono uniti alla Resistenza, e ventidue civili compreso il parroco, don Cortiula. Nei giorni successivi i partigiani si vendicano su nazisdti e cosacchi sbandati".
Una sintesi, certamente e, a parte qualche approssimazione, anche corretta (chi, da lontano, si è occupato di queste vicende, ha spesso fornito versioni approssimate e imprecise). Assai interessanti anche le conclusioni che Cazzullo trae da questo tipo di episodi:
"Su queste stragi finali la discussione è aperta. Alcune furono gli ultimi fuochi di un esercito feroce e sconfitto, altre rappresaglie contro gli attacchi dei partigiani. E, in effetti, sparare sui soldati in ritirata era spesso inutile militarmente ed esponeva i civili a gravi rischi. Ciò non toglie che la responsabilità dei massacri di donne e bambini ricada innanzitutto su chi li ha commessi. In ogni caso, non è difficile intuire quanto fossero esasperati gli animi di coloro che vedevano finalmente passare la bufera, ma dovevano sopportare indifesi gli ultimi colpi di coda del nazifascismo morente".
Dal Blog "2 di Maj":
http://blog.libero.it/2diMaj/10740145.html
Avasinis dall'8 settembre 1943 all'eccidio del 2 maggio 1945
RispondiEliminaTestimonianza di Modesto Di Gianantonio
bollettino comunale sommario del n° 3/2011