Ora che MacPherson se ne è andato all'inizio di novembre, c'è da augurarsi che tanti filoni di indagine storiografica avviati non vadano dispersi e vengano anzi portati avanti per riuscire a definire con maggiore precisione tanti aspetti della Resistenza friulana e del ruolo delle Missioni Alleate.
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Il Messaggero Veneto del 9 dicembre ha dedicato un ampio articolo alla scomparsa di MacPherson.
Addio a Thomas Macpherson, lo scozzese che liberò Gemona
La città piange il leggendario ufficiale mandato dagli Alleati a preparare l’insurrezione contro i nazisti. Convinse gli jugoslavi a ritirarsi. Tito anni dopo gli confidò: abbiamo provato a ucciderla tante voltedi Gino Grillo
GEMONA. «Il 3 maggio 1945 una folla festante circonda le autoblinde inglesi appena entrate in paese. Arrampicate sulla torretta di un mezzo si scorgono due uomini discutere decisamente, uno porta il battledress ed il glengarry dei Cameron Highlanders, l’altro la titovka. Il maggiore Thomas Macpherson, scozzese 24 anni, sta trattando con un ufficiale dell’esercito di Liberazione jugoslavo, lo sta convincendo a ritirare la sua avanguardia: la zona è già nelle mani delle truppe britanniche».
Inizia così il racconto di Andrea D’Aronco, laureato in scienze storiche, in ricordo di Sir Ronald Thomas Stewart Macpherson scomparso che se n’è andato lo scorso 6 novembre.
«Una figura saldamente legata alla liberazione del Friuli e ai successivi primi turbolenti mesi di libertà», spiega il ricercatore. La notizia della morte dell’ufficiale britannico non è passata inosservata all’attento storico gemonese: «Chiunque si occupi di questo periodo - prosegue D’Aronco - conosce il personaggio, ma sono in pochi ancora in vita fra quelli che l’hanno conosciuto personalmente: fra questi Ezio Bruno Londero, ex sindaco Dc, che ha lasciato le sue memorie su un libello di qualche anno fa».
MacPherson dopo la fuga da un campo di prigionia in Germania dove era rinchiuso, venne rimandato in Italia nello “Special Operation Executive”, un’istituzione creata segretamente dal Ministero della Guerra economica per interessamento Winston Churchill: con il compito di “dare fuoco all’Europa”.
«Con l’avvicinarsi dell’offensiva alleata sul Po, anche in Friuli era giunto il momento di preparare l’insurrezione, considerando anche l’importanza strategica della statale Pontebbana quale via di ritirata per le truppe tedesche», continua lo storico. Macpherson, stabilitosi a Gemona al Battaglione “Prealpi”, al comando di Pietro Londero “Sardo”, predispose un piano di progressivo controllo del terreno nella zona di Gemona-Artegna e Malborghetto, in modo da bloccare le truppe tedesche che si sarebbero ritirate in massa dall’Italia Nord-Orientale.
Per dare man forte ai partigiani, MacPherson chiese al comando alleato di organizzare un lancio di paracadutisti su Gemona per il 28-29 aprile, ricevendo in risposta un diplomatico “Forse”, tramutatosi poi in un “No” il 2 maggio, con gli Inglesi alle porte di Ospedaletto.
«Testimone della viva acredine fra i comandi di Osoppo e Garibaldi, dell’ingerenza dei partigiani jugoslavi e primo a riferire agli alleati gli eventi di Porzus, il maggiore scozzese - prosegue D’Aronco - si rivelò essere una figura chiave nei problemi del confine orientale: la sua missione, invece di essere sciolta, venne mantenuta in seno alle forze del Governo Militare Alleato con compiti organizzativi (smobilitazione dei reparti partigiani, raccolta delle armi) e consultivi (controllo del confine, rapporti con gli jugoslavi ed ex-comandanti partigiani)». Alcuni anni dopo venne chiamato dal Maresciallo Tito sull’Isola di Brioni, così gli si rivolse: «Ah, Macpherson! Ho aspettato molto questo incontro. Abbiamo provato così tanto ad ucciderla».
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