I Cosacchi in Friuli. Racconti e memorie. A Maniago con Leo Zanier
A Maniago in Sala Liberamente (Via Umberto I), lunedì 30 maggio alle ore 20,45 il Circolo culturale Menocchio e l’Associazione Liberamente organizzano una serata sul tema “I Cosacchi in Friuli. Racconti e memorie” nel quale Leonardo Zanier parla del suo libro di racconti intitolato “Carnia Kosakenland. Kosakenland, Kazackaja Zemlja. Storiutas di fruts in guera. Racconti di ragazzi in guerra” e di sé e della sua poesia conversando con i presenti e con Aldo Colonnello che presenta brevemente il “quaderno del Menocchio, Materiali 18” che raccoglie testimonianze sulla presenza di Cosacchi a Frisanco (Giancarlo Luisa-Vissat), Solimbergo ( Ida Ivetta Pessot), Malnisio (Ottilia Palmira Fanna e Maria Grazia Magris), Molassa (Domenica e Luigina Tavan), Barcis (Maria Berolo e Romeo Guglielmi), Lia Burigana (Vigonovo di Fontanafredda) Tarcento (Silvana Sibille-Sizia), e il racconto “Prostor” di Umberto Valentinis, un bambino che guarda e cerca di capire l’arrivo e la fuga dei Cosacchi nel suo paese.
L’incontro è coordinato da Rosanna Paroni Bertoja, Presidente del Circolo culturale Menocchio.
Il libro di Leonardo Zanier, pubblicato in prima edizione dal Circolo culturale Menocchio nel 1995 esce ora in terza edizione per la Forum di Udine. Riprende la postafazione di Mario Rigoni Stern che faceva notare come «l’autore di questi racconti vive gli avvenimenti da ragazzo curioso e vivace, ma il suo modo di raccontarceli non è come se stesse nascosto dietro un albero; la freschezza, la verità, i sentimenti non ostentati sono quelli del poeta». Nella prefazione Leonardo Zanier, – riferendosi alla ‘Zona libera della Carnia’, oppure ‘Repubblica libera della Carnia’, come ora si preferisce chiamarla – scrive che « gran parte delle persone e fatti, che qui si incontrano, sono contemporaneamente veri e immaginati…Non è immaginaria mia madre, che era proprio così: dolce determinata ironica, e di immagini ne produceva e ne induceva tantissime: Anche Chila è esistito, forse non proprio così, ma quasi. Anche la gatta e la nostra gelosia. (…) Anche i funerali dei partigiani sono veri. (…) Anche le lapidi dei cosacchi con la mezzaluna sono vere. Erano vere lì. E la rabbia che mi prese a non vederle più.
Compongono il volume cinque storie che si intrecciano: Lisuta, Gori, Ivan, Chila, Givi.
Leonardo Zanier si è «da ‘sempre’ occupato di edilizia, di formazione e sindacato, di marginalità e di sviluppo locale, ma anche di storia orale, di tradizioni e magie, di migrazioni e ritorni, di mestieri e canzoni, soprattutto di parole, del loro senso e spessore, di cosa c’è dentro e dietro e sotto le parole, prese da sole o a grappoli, combinate e scombinate nei modi più diversi».
L’incontro è coordinato da Rosanna Paroni Bertoja, Presidente del Circolo culturale Menocchio.
Il libro di Leonardo Zanier, pubblicato in prima edizione dal Circolo culturale Menocchio nel 1995 esce ora in terza edizione per la Forum di Udine. Riprende la postafazione di Mario Rigoni Stern che faceva notare come «l’autore di questi racconti vive gli avvenimenti da ragazzo curioso e vivace, ma il suo modo di raccontarceli non è come se stesse nascosto dietro un albero; la freschezza, la verità, i sentimenti non ostentati sono quelli del poeta». Nella prefazione Leonardo Zanier, – riferendosi alla ‘Zona libera della Carnia’, oppure ‘Repubblica libera della Carnia’, come ora si preferisce chiamarla – scrive che « gran parte delle persone e fatti, che qui si incontrano, sono contemporaneamente veri e immaginati…Non è immaginaria mia madre, che era proprio così: dolce determinata ironica, e di immagini ne produceva e ne induceva tantissime: Anche Chila è esistito, forse non proprio così, ma quasi. Anche la gatta e la nostra gelosia. (…) Anche i funerali dei partigiani sono veri. (…) Anche le lapidi dei cosacchi con la mezzaluna sono vere. Erano vere lì. E la rabbia che mi prese a non vederle più.
Compongono il volume cinque storie che si intrecciano: Lisuta, Gori, Ivan, Chila, Givi.
Leonardo Zanier si è «da ‘sempre’ occupato di edilizia, di formazione e sindacato, di marginalità e di sviluppo locale, ma anche di storia orale, di tradizioni e magie, di migrazioni e ritorni, di mestieri e canzoni, soprattutto di parole, del loro senso e spessore, di cosa c’è dentro e dietro e sotto le parole, prese da sole o a grappoli, combinate e scombinate nei modi più diversi».
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