Album di guerra

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I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona
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sabato 20 aprile 2013

"Carnia 1944, il sangue degli innocenti" presentato venerdì a Hermagor. E martedì tocca a Gemona

"Carnia 1944, il sange degli innocenti", il filmato di Dino Ariis che ricostruisce le vicende  dell'estate 1944 a cavallo del confine italo-austriaco, con gli eccidi fra le malghe compiuti dalle controbande naziste, è stato presentato venerdì 19 a Hermagor in Austria, in una serata assai seguita che ha visto la presenza degli storici Michael Koschat e Marina Jamritsch, di un gruppo di studenti delle scuole superiori, di numerosi esponenti di associazioni culturali della Valle del Gail.
Ecco la presentazione dell'iniziativa curata da siti austriaci:


Schauplatz Gailtaler Almen 1944

Patriotentätigkeit“ und „Bandenbekämpfung“

(c) Dino Ariis
(c) Dino Ariis
Am Freitag, dem 19. April 2013 (19:30 Uhr), findet in der Aula unserer Schule ein Gedenkabend zu den Kriegsereignissen im Sommer 1944 auf den Obergailtaler Almen statt. Von SS-Spezialeinheiten durchgeführte und als „Bandenbekämpfung“ bezeichnete Aktionen gegen italienische Partisanen und Kollaborateure – einige sogar aus der Kötschacher Gegend - forderten viele zivile Opfer. Mit Zeitzeugenberichten und einem Film von Dino Ariis soll dieser Opfer gedacht  und Erinnerungen zurechtgerückt werden.
Als Gastredner konnte Dr. Michael Koschat (Autor von „Braune Flecken im Ortsbild“ und “Opfer, Täter, Denunzianten”) gewonnen werden.
Im Folgendem ein Text der Initiatorin der Veranstaltung – Dr. Marina Jamritsch ©
Kärnten hatte im 2. Weltkrieg nicht nur an seiner SO-Grenze eine Partisanenfront. Ab dem Frühjahr/Sommer 1944  tat sich eine solche von den Nazis ebenso gefürchtete in den Karnischen Alpen auf.
Längs der Reichsgrenze vom Oisternig bis Sillian“  wurde ein Sperrgebiet zur „Bandenbekämpfung“ eingerichtet. Auf den Obergailtaler Almen – von der Rattendorfer Alm bis ins Lesachtal – kam es zu  bewaffneten Zwischenfällen mit italienischen Partisanen, denen es nicht gelang, den Widerstand gegen das NS-System über die Grenze ins Gail- /Drautal und Osttirol zu tragen. Die Partisanenaktivitäten wurden hierzulande aber nicht als Widerstand sondern als reine Gewaltaktionen gedeutet; vergessen wurde/wird – im Gailtal wie unter italienischen Revisionisten in der Carnia/Friaul -, dass die Zahl der zivilen Opfer zweier Spezialeinheiten der SS – eingesetzt zur Bandenbekämpfung in der Nähe der Rattendorfer, Straniger, Zollner, Kleinkordin-Alm, Promos-Alm und Plöckenpaß - weit über der Zahl derer liegt, die auf Gailtaler Seite durch Partisanenhand starben
Wenig bekannt ist ebenso, dass einzelne Kollaborateure des von den Alliierten unterstützten Partisanenwiderstandes in der Carnia  auch aus der Kötschacher Gegend stammten.
Von ihnen und von den Opfern auf beiden Seiten der „Reichsgrenze“ wird beim Gedenkabend am 19.April die Rede sein. Gelesen werden die Zeitzeugenberichte und die entsprechenden Passagen aus dem Archivmaterial von Schülern der 7.Klasse.
Dino Ariis aus Treppo/Italien hat es sich in den letzten Jahren angelegen sein lassen, allen noch findbaren Spuren dieses grenzübergreifenden Konflikts nachzugehen, Zeitzeugen im Gailtal und in der Carnia aufzuspüren und aus deren Berichten ein zweiteiliges Video Carnia 1944 il sangue degli innocenti – malghe carniche 1944 zu produzieren, das am 19.April l in der deutschen Version gezeigt wird.
Gastredner des Abends ist Dr. Michael Koschat, einer der besten Kenner der  „Resistenza“  hierzulande.





Il filmato verrà presentato anche martedì 23 aprile, alle 21, nel Cinema Sociale di Gemona del Friuli, in una serata proposta dalla Cineteca del Friuli.


CARNIA 1944, IL SANGUE DEGLI INNOCENTI
Documentario, 105 min.
MARTEDÌ 23 APRILE  Cinema Sociale h. 21.00
Video analisi delle vicende legate agli eccidi tra
le maghe carniche nel luglio del 1944.


 CARNIA 1944: IL SANGUE DEGLI INNOCENTI di DinoAriis.
Ricerche bibliografiche e sceneggiatura di Pieri Stefanutti. Documentario,105 min. NN Media, IT 2012.
La realizzazione di questo video è nata da una “voce” che gira da
tempo in Carnia e secondo la quale, durante un prelievo di cavalli
in Austria da parte dei partigiani carnici, vi fu una feroce azione
delittuosa che nel luglio del 1944 portò alla rappresaglia di una
“controbanda” tedesca nelle malghe di Lanza, Cordin, Pramosio e
lungo la valledel But. Sulla base dei documenti disponibili e delle
testimonianze dirette, Dino Ariis e Pieri Stefanutti dimostrano che
quel fatto non è mai accaduto.


lunedì 1 aprile 2013

Il partigiano Brik


Anche "Brik", Bruno Costantini di Trasaghis (1923-2013), se ne è andato. La sua è stata una delle figure maggiormente significative del movimento partigiano nella Valle del Lago; egli  era rimasto uno degli ultimi rimasti capace di raccontare, con lucidità e obiettività, quell'esperienza di vita. Nel 2006 aveva accettato di raccontare alcune delle sue esperienze di guerra nel video, curato da Giacinto Jussa per l'AuserFVG "La memoria della Resistenza tra Arzino, Lago e Tagliamento"; altri episodi toccanti della sua esperienza di vita (soprattutto quelli dell'emigrazione, dalla Francia all'Algeria alla Germania) nel volume "Trasaghis storia e memoria"  del 1997.
Da questi materiali, e da tante altre conversazioni dirette, un sunto di quelle testimonianze (purtroppo incapace di renderne appieno l'importanza e il senso).


Le motivazioni dell'adesione alla Resistenza: 

Le ragioni di una scelta? La mia adesione al movimento partigiano è stata originata da puro patriottismo. Lo stesso motivo che mi aveva spinto, due anni prima, ad andare volontario, facendo undici mesi in zona di operazione.
Avevo vent'anni, dovevo scegliere. Avevo già maturato esperienza sufficiente per una scelta di libertà e ho quindi deciso che andando partigiano avrei seguito il mio istinto di patriottismo.

Nel Battaglione garibaldino "Matteotti", la partecipazione ad azioni di sabotaggio:

A Ospedaletto abbiamo attaccato più volte il cantiere: era vicino al tunnel della ferrovia. Lì facevano stampi e tutto il necessario per le imprese, c'erano le prime saldatrici elettriche, seghe per legni, piane… era pieno di laboratori. Abbiamo anche fatto saltare il treno, è stata una bella operazione. C'erano Furore, i nostri partigiani, i russi del Battaglione Stalin….
Con noi c'era anche un altro russo, specialista di esplosivi che confezionava in casa mia. Aveva messo in una cassetta di legno della polvere rossa con detonatore ed una leva per farla saltare. Con molta pazienza ha collocato la carica mentre io, a pochi metri,  tenevo sotto tiro la sentinella tedesca che passeggiava sul ponte. Poi ci siamo ritirati e quando eravamo in via Armentaressa (a Gemona) abbiamo sentito lo scoppio che ha fatto deragliare il treno merci. Si sentivano urla. La macchina era capovolta… 

La memoria del rastrellamento che portò alla cattura dei fratelli Feregotto:

Nel "borc das cjaras", da mia nonna, in una cameretta tenevo le armi. Un giorno mia nonna mi avvertì che sulla piazza c'erano i tedeschi e cominciò a nascondere le armi nel fieno. Oramai non si poteva fuggire. Sopra il gabinetto, il piccolo vano adibito a deposito della legna era vuoto e lì mi sono nascosto. Con il cuore in gola sentivo avvicinarsi il passo cadenzato dei tedeschi. Poi sentii mio nonno parlare con loro in tedesco (aveva lavorato all'estero e lo conosceva) e quindi ripartirono. Vennero catturati i fratelli Feragotto. Dei due, Remigio - classe 1913 - non aveva relazioni con i partigiani per cui non era scappato all'arrivo dei tedeschi. In casa sua trovarono due detonatori che usava per la pesca di frodo. Fu arrestato ma tentò la fuga. Alla sua guardia si inceppò il mitra, ma altri tedeschi che erano vicino alla farmacia lo hanno crivellato di colpi giù nel campo. Il fratello Italo - classe 1924 - si era fermato a parlare con delle ragazze nel borgo della chiesa. E' stato arrestato: nello zainetto aveva documenti compromettenti. Venne sequestrato un carrettino ad Anzula, commerciante di stoffe di Barcis, per trasportare Remigio che era ferito gravemente ma non morto e obbligarono il fratello a tirare il carretto. Non si sa poi nulla di loro. Si è sentito dire che sono morti a Mathausen.

L'assalto nazifascista alla Zona libera dell'ottobre '44:

Il primo attacco fu respinto. Presto però le nostre postazioni vennero individuate e sottoposte al mitragliamento con armi pesanti. Stavo sull'argine del Tagliamento di fronte al Bresul e all'osteria. Cominciarono a pioverci addosso proiettili di mortaio da ogni parte che hanno gettato tutti nel panico. Ci siamo ritirati sul Col del Sole attraverso la malga di Covria dove si poteva osservare tutto: nel cortile della mia casa vidi i cosacchi inseguire il maiale e fare razzie.


Dopo lo sfollamento, operò a Gemona, contribuendo alla costituzione del Battaglione "Carbonari". Nei giorni della Liberazione:

Nella stazione di Gemona, in un vagone tedesco, abbiamo trovato uno stock di divise bianche con le quali abbiamo potuto vestire tutto il Battaglione. Sono sceso poi passando davanti alla caserma della Milizia in via XX settembre (Gemona). Ero con mio cognato "Vasco" e sei giovani partigiani. Dal colle di Ospedaletto i tedeschi sparavano dalle casematte. Arrivò giù una raffica che ci mancò di poco. Mio cognato mi gridò di non rischiare la vita proprio negli ultimi giorni della guerra. Siamo andati a liberare Goi, l'impresario, la cui casa era sotto il fuoco nemico….


Le ultime azioni di guerra furono rivolte a individuare i nazifascisti che cercavano di fuggire cammuffandosi tra ex deportati:

Ero il responsabile del posto di blocco allestito dal Btg Carbonari sul Ponte di Braulins, verso Osoppo, nei giorni successivi alla strage di Avasinis.
L'arcata del ponte era stata fatta saltare nell'estate, i tedeschi avevano portato  delle travi in ferro per ripararlo. Abbiamo iniziato a controllare i prigionieri che scendevano dalla parte di Bordano e attraversavano il fiume...
C'era una mitraglia  pesante puntata sulla  prima arcata, verso Ospedaletto.
Facevamo l'ispezione e il riconoscimento dei sospetti. "Veniamo dal campo di concentramento", dicevano.  Chiedevamo informazioni, guardavamo le mani... si capiva se uno veniva dalla prigionia o no... 
Individuati i sospetti fra i prigionieri, si guardavano loro le mani, chi non le aveva da lavoro veniva messo da parte Sono stati  individuati 7-8 sospetti  che sono stati messi su un carretto russo, trascinato da due cavalli.
Siamo andati a dormire in una stalla  in Godo; i prigionieri erano legati con le mani ma in 6 potevano rappresentare un pericolo e bisognava sorvegliarli...
L'indomani sono stati portati al comando. Io sono andato via per altre missioni e quando sono tornato non c'erano più... 


Poi, come detto, tanti anni di emigrazione, soprattutto in Francia, accanto alla moglie Santina e ai figli. Negli ultimi anni, una salda e dignitosa testimonianza di vita nel paese natale. A chi lo definiva "ex partigiano" ribatteva fiero: "Ma che ex, certe scelte si mantengono per tutta la vita!".
                                                           
                                                                                                  Pieri Stefanutti

giovedì 24 gennaio 2013

Giorno della memoria .... anche per ricordare l'annessione al Reich del Litorale Adriatico

A ridosso del "Giorno della memoria", una delle iniziative culturali maggiormente significative è data dall'apertura della Mostra "LITORALE ADRIATICO: 
PROGETTO ANNESSIONE" 
Propaganda e cultura 
per il Nuovo Ordine Europeo 1943 – 1945 
a cura di Enzo Collotti e Paolo Ferrari

aperta a Udine, nella GALLERIA FOTOGRAFICA TINA MODOTTI, dal 23 gennaio al 3 marzo 2013

La propaganda nazista investì con tutta la sua violenza la Zona di Operazione Litorale Adriatico, di cui faceva parte il Friuli Venezia Giulia, al fine di convincere la popolazione ad appoggiare la guerra e l’annessione alla Grande Germania. A tale scopo la propaganda sottolineò i legami con il mondo tedesco, svalutando quelli con il resto dell’Italia ed enfatizzando strumentalmente
l’identità e le tradizioni locali.
Questi temi sono affrontati a partire da una straordinaria documentazione fotografica relativa alla mostra “Bolscevismo senza maschera”, allestita nel centro di Udine nell’estate del 1944. Fotografie, libri, pubblicazioni, documenti e manifesti originali contribuiscono a delineare uno sforzo propagandistico sviluppato con determinazione fino alla fine del conflitto.

Aperto venerdì 15.00 – 18.00 / Sabato e domenica 10.30 – 12.30 15.00 – 18.00
Info e prenotazioni: 0432 414719/42 www.udinecultura.it



Chi si occupa della storia della Valle del Lago ricorderà anche che sulla rivista "Adria Illustrierte" era finito anche il paese di Alesso, ritratto in copertina durante l'inizio dell'occupazione cosacca, i primi giorni di ottobre 1944 ....


sabato 12 novembre 2011

Pier Arrigo Barnaba, il Podestà Fascista che non amava i tedeschi

Si è riparlato in questi giorni della figura del bujese Pier Arrigo Barnaba, medaglia d'oro nella prima guerra mondiale e podestà di Udine durante la seconda guerra mondiale. Si tratta di una personalità complessa, dalle molte sfaccettature.

Ecco il profilo che ne ha tracciato il "Messaggero Veneto" del 12 novembre:


Nato ad Avilla nel 1891, l’illustre bujese è ricordato per la missione che nel ’17, all’indomani della disfatta di Caporetto, lo vide paracadutarsi, primo alpino nella storia, oltre le linee nemiche. Dopo quell’episodio, che gli è valso la medaglia d’oro al valor militare, la carriera di Barnaba è stata in continua ascesa, accelerata dall’amicizia con Italo Balbo che nel ’23 Balbo lo nomina luogotenente generale della Milizia. Grazie ai legami che sa crearsi in questo periodo, Barnaba viene eletto onorevole tra le file del “Blocco Nazionale” di Benito Mussolini, poi nominato, giugno del 1925, segretario amministrativo del Partito nazionale fascista, nomina che porta il bujese a partecipare a importanti avvenimenti celebrativi del Pnf in giro per l’Italia. Le cariche per lui non finiscono qui. Subito dopo viene nominato nel consiglio direttorio nazionale del partito, quindi nel Gran consiglio del fascismo. È vicino a Mussolini, tanto che il 20 ottobre 1927 così scrive al Duce, annunciando la nascita della figlia: «La mia Simonetta ha visto la luce: sarà una futura buona madre di soldati. Ne sono certo!».
Dopo aver partecipato alla guerra in Etiopia viene nominato Podestà di Udine, nel ’37, carica che manterrà fino al ’44. Arrestato dai tedeschi con l’accusa d’aver aiutato i partigiani mentre era Podestà, viene poi liberato dietro pagamento di una cauzione e mai processato per il suo passato fascista.
La sua ultima comparsa sulla scena politica risale al ’65, quando è eletto consigliere comunale a Udine, tra le file dell’Msi. Muore due anni dopo, nel ’67. Almirante lo commemora ufficialmente in Parlamento, mentre ai funerali la bara viene avvolta nel tricolore, scortata dai carabinieri in alta uniforme a salutare un protagonista della storia d’Italia, fatto di luci ma anche di ombre.(m.d.c.)


In rete ci sono diverse pagine web dedicate a P.A. Barnaba; tra le tante, proponiamo un profilo redatto sulla base della documentazione amministrativa:

Arrigo fu il primo paracadutista alpino della storia nazionale (il terzo  paracadutista in assoluto, dopo i tenenti Tandura e Nicoloso, che però non erano alpini). Il nome di Barnaba è molto celebrato nell'ambito dei paracadutisti alpini essendo lui il loro precursore. Per l'occasione esporremo il paracadute originale del Barnaba che si trova nel museo della Julia (Donato al museo dalla figlia Simonetta Barnaba) e una serie di fotografie di Pier Arrigo. Pier arrigo nel '44 si dimette da Podestà di Udine. Gli risultava troppo difficile, quasi intollerabile, collaborare con i tedeschi. Suo padre e i suoi zii avevano scacciato i teutonici dall'Italia, avevano combattuto con Garibaldi. Lui stesso durante la prima guerra mondiale aveva combattuto contro gli austro-tedeschi dove ricevette diverse medaglie, tra cui quella d'oro per il lancio con il paracadute dietro le linee nemiche.  Come sapete nel febbraio '44 i tedeschi arrestarono il fratello Adolfo che poi fu deportato in Germania dove morì. Ermanno Barnaba, figlio di un altro fratello (Nino) fu ucciso ad atene il 6 dicembre 1943 dai tedeschi. Era logico che Pier Arigo non potesse essere amico del tedesco occupatore dell'Italia. Pier arrigo è stato un gerarca fascista tra i più importanti del Friuli. Nel '25 fu segretario amministrativo del partito fascista assieme a Farinacci a Roma ed anche deputato, eletto nelle liste del Blocco Nazionale. Nel '38 sempre da Podestà ricevette Mussolini ad Udine con una cerimonia e una partecipazione di folla immensa. Tuttavia dopo l' 8 settembre 1943 anche per lui cambiò il mondo. Come dicevo, nel maggio del 1944 si dimette da Podestà e in luglio i tedeschi lo arrestano perchè sospettato di collaborare con i partigiani( forse lo arrestano a Belluno e poi lo portano nelle carceri di Udine). Da quel momento tutto diventa poco chiaro, non ci sono molti documenti per ricostruire la vicenda. Sembra che verrà liberato grazie all'intervento di camerati, come il federale fascista Cabai e dopo, in qualche modo, riesce ad eclissarsi fino alla fine della guerra. Pier Arrigo dopo la guerra si candiderà alla camera dei deputati con il partito monarchico. In effetti lui era un nazionalista, aveva giurato fedeltà al Re non al Duce. Sarà il candidato monarchico più votato nel collegio di Udine, a testimonianza che la gente gli voleva ancora bene, ma il Partito monarchico non ebbe nessun seggio nel collegio di Udine. Ho consultato gli atti del Comune di Udine quando Pier Arrigo fù Podestà. Egli si adoperò moltissimo per risolvere i problemi dei cittadini in quei difficilissimi anni di guerra. Il giudizio che possiamo avere di lui, anche nel periodo fascista è comunque positivo. Non si macchiò di nessun crimine e questo gli fu riconosciuto pubblicamente anche dal Sindaco di Udine, Cadetto (democristiano) nell' orazione funebre del 1967 quando Pier Arrigo morì.
Stefano Bergagna
(http://xoomer.virgilio.it/bacar/ARRIGO.htm)


Per la Valle del Lago, alcune testimonianze riferiscono che P.A.Barnaba sia intervenuto, nell'autunno del 1944, per mitigare la durezza dell'intervento tedesco che aveva imposto lo sfollamento alle popolazioni del Comune di Trasaghis per far posto ai cosacchi: sarebbe un episodio che, se accertato, avrebbe una sua significatività.

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