Album di guerra

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I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona
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giovedì 30 luglio 2015

Stazione di Carnia, una targa per ricordare la solidarietà verso i deportati

La comunità di Venzone, in occasione del 70° anniversario della Liberazione, nell'intento di ricordare ed onorare le“Donne coraggiose” che negli anni 1943-44 hanno assolto un compito altamente umano e pericoloso, quello di informare del transito per Carnia i parenti dei deportati provenienti dalla Sicilia al Friuli ed offrire agli stessi, quando possibile, alimenti attinti da poveri deschi e gli “Angeli della Pontebbana”, i ferrovieri che ricorrendo a numerosi stratagemmi, operando in sinergia con il personale viaggiante, diedero la libertà a centinaia di deportati italiani, inglesi e statunitensi, si è ritrovata domenica 26 luglio davanti alla Stazione di Carnia per lo scoprimento di una targa dedicata a quelle lontane vicende .
Il sindaco Fabio Di Bernardo ha sottolineato che "L’Amministrazione Comunale assieme a tutti i Venzonesi vuole rendere omaggio a queste straordinarie persone che molto spesso mettendo a repentaglio la propria vita, mossi dallo spirito di sacrificio, solidarietà e umana dedizione sono riusciti a dare la libertà a numerose vite umane. Questi valori necessariamente vanno trasmessi alle nuove generazioni". 
E' seguito l'intervento del prof. Luciano Simonitto, ove - dopo la ricostruzione del contesto storico- particolare menzione è stata data al sotto-capostazione Angelo Bardelli, sorpreso dai soldati tedeschi mentre informava telegraficamente i suoi colleghi di Tolmezzo e Villa Santina della partenza dei treni blindati diretti verso la Libera Repubblica della Carnia appena costituitasi, una persona che pagò con la deportazione verso il campo di concentramento di Auschwitz (dove i compagni di prigionia, saputo del suo impegno, gli dedicarono una raffigurazione grafica). Da Auschwitz Bardelli  riuscì a fare ritorno dai suoi cari (allo scoprimento della targa erano presenti le figlie).
Presenti alla cerimonia, con i labari, le sezioni ANPI di Gemona-Venzone e della Carnia.



domenica 3 febbraio 2013

Appello per consentire la digitalizzazione dell'Archivio Anpi


Il Blog "Vicende di Guerra, tra Carnia e Gemonese"  si associa a quanti ritengono fondamentale, per la ricostruzione storica delle vicende del territorio, poter giungere alla digitalizzazione ed alla catalogazione informatica dei documenti conservati presso l'archivio dell'Anpi per avere poi la possibilità di accedervi anche via web.

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Archivio Anpi sul web:
mancano fondi

Udine, il progetto costa 55 mila euro, alla Regione ne sono stati chiesti, finora invano, 20 mila. E scoppia la polemica

di Maurizio Cescon
UDINE. Servono 55 mila euro, spalmati in tre anni, per realizzare la digitalizzazione dell’archivio storico dell’Anpi di Udine e metterlo a disposizione sul web, per sempre, dei cittadini, degli studiosi e degli appassionati di storia. Materiale prezioso, migliaia di documenti e fotografie rari che abbracciano un lasso di tempo di 50 anni, dal 1920 al 1970.
Eppure i soldi mancano. Il Comune un piccolo contributo l’ha stanziato, la fondazione Crup, la Lega Coop e la Coop consumatori, così come la Unipol hanno fatto il loro dovere. Mancano la Provincia («ma il presidente Fontanini in persona sta provvedendo», è stato sottolineato) con i suoi 8 mila euro e soprattutto la Regione che dovrebbe stanziare 20 mila euro. «In attesa di questi finanziamenti - spiega il vice presidente dell’Anpi, l’onorevole Elvio Ruffino - i soldi li stiamo mettendo noi, speriamo che la situazione si sblocchi, questi aiuti sono indispensabili».
Se Ruffino mantiene un aplomb invidiabile, ci pensano Mauro Travanut e Anna Maria Menosso, consiglieri regionali del Pd presenti nella sede Anpi per l’illustrazione del progetto, a “pungere” la giunta Tondo.  (...)
Il progetto esecutivo sarà curato da uno specifico gruppo di lavoro organizzato e coordinato da Ugo Falcone e Stefano Perulli dell’Agenzia italiana per il patrimonio culturale (Aipc).
E’ previsto il riordino, l’inventariazione e la valorizzazione, attraverso lo “sbarco” su Internet, delle due grandi parti dell’archivio, quella cartacea e quella fotografica.  (...) E’ stata anche inoltrata una richiesta per ottenere l’Alto patrocinio della presidenza della Repubblica.
«Se tutto l’imponente archivio è arrivato fino a noi - ha detto il vice presidente Anpi Ruffino - lo dobbiamo al puntiglio del presidente Federico Vincenti (a 91 anni presente all’incontro, assieme al segretario Luciano Rapotez, quasi 93 primavere, ndr) che in questi decenni, con metodo e precisione, ha catalogato ogni reperto. E’ materiale raro e straordinario, non dobbiamo perderlo». Nel suo intervento il soprintendente archivistico, dottor Pierpaolo Dorsi ha parlato di «archivio che è uno dei gioielli di Udine» e che «occuparsi di finanziare questo tipo di iniziative ha valore etico».
Il professor Neil Harris, direttore del Dipartimento di storia e tutela dei beni culturali dell’ateneo, ha spiegato che «ci troviamo di fronte a un archivio affascinante. Come università ci teniamo a collaborare per questo tipo di micro interventi qualitativi che possono far crescere il territorio».
Nel suo saluto l’assessore alla cultura del Comune di Udine Luigi Reitani ha dichiarato che «ci troviamo di fronte a una grande impresa. Investire in cultura non è una cosa effimera, ma si agisce sulle strutture della società, sul nostro patrimonio collettivo».
Anche il presidente dell’Istituto friulano per la storia del Movimento di Liberazione, Giovanni Spangaro, carnico e giovanissimo partigiano tra il 1943 e il 1945, ha evidenziato «come tali iniziative contribuiscono ad accrescere il valore e il prestigio della storia locale. Ed è Federico Vincenti che prima di tutti dobbiamo ringraziare, perchè ci ha consentito, in 60 anni di lavoro qua dentro, di fare arrivare fino ai nostri giorni tutta una mole di documenti».
Da: Messaggero Veneto,  3 febbraio 2013
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giovedì 24 gennaio 2013

Giorno della memoria .... anche per ricordare l'annessione al Reich del Litorale Adriatico

A ridosso del "Giorno della memoria", una delle iniziative culturali maggiormente significative è data dall'apertura della Mostra "LITORALE ADRIATICO: 
PROGETTO ANNESSIONE" 
Propaganda e cultura 
per il Nuovo Ordine Europeo 1943 – 1945 
a cura di Enzo Collotti e Paolo Ferrari

aperta a Udine, nella GALLERIA FOTOGRAFICA TINA MODOTTI, dal 23 gennaio al 3 marzo 2013

La propaganda nazista investì con tutta la sua violenza la Zona di Operazione Litorale Adriatico, di cui faceva parte il Friuli Venezia Giulia, al fine di convincere la popolazione ad appoggiare la guerra e l’annessione alla Grande Germania. A tale scopo la propaganda sottolineò i legami con il mondo tedesco, svalutando quelli con il resto dell’Italia ed enfatizzando strumentalmente
l’identità e le tradizioni locali.
Questi temi sono affrontati a partire da una straordinaria documentazione fotografica relativa alla mostra “Bolscevismo senza maschera”, allestita nel centro di Udine nell’estate del 1944. Fotografie, libri, pubblicazioni, documenti e manifesti originali contribuiscono a delineare uno sforzo propagandistico sviluppato con determinazione fino alla fine del conflitto.

Aperto venerdì 15.00 – 18.00 / Sabato e domenica 10.30 – 12.30 15.00 – 18.00
Info e prenotazioni: 0432 414719/42 www.udinecultura.it



Chi si occupa della storia della Valle del Lago ricorderà anche che sulla rivista "Adria Illustrierte" era finito anche il paese di Alesso, ritratto in copertina durante l'inizio dell'occupazione cosacca, i primi giorni di ottobre 1944 ....


sabato 17 marzo 2012

Ricordando i "Perlasca" della ferrovia pontebbana

Il "Messaggero Veneto" del 16 marzo ha ospitato una riflessione del prof. Luciano Simonitto sul ruolo avuto dai ferrovieri a Stazione per la Carnia, nel duro periodo tra il 1943 ed il 1944, quando diversi di loro si attivarono per aiutare quanti viaggiavano forzatamente verso la deportazione. Simonitto ripropone un tema  a lui caro: se la figura di Giorgio Perlasca ha giustamente avuto un eco considerevole, non sarebbe giusto ricordare anche l'impegno civile di quei ferrovieri e di quelle donne che prestarono soccorso ai deportati?

I “Perlasca” della pontebbana erano di estrazione eterogenea

Correva l’anno 1944, Bellina Dionisio, alunno d’ordine (sottocapostazione) della stazione di Venzone annotava nel suo diario: «Nel pomeriggio del 22 luglio 1944, verso le ore 16.30 giungeva a piedi in questa stazione il collega della stazione di Carnia, Bardelli Angelo, accompagnato da un sottufficiale e da sei militari tedeschi. Osservai che il Bardelli era un po’ malconcio. Difatti presentava una ferita al sopracciglio, labbra tumefatte e sanguinanti e la guancia sinistra contusa e gonfia. Cercai di avvicinarlo ma mi fu impedito in malo modo sia dal sottufficiale che dai militari. Seppi poi che la mattina seguente col treno 1635 il suddetto Bardelli era stato tradotto a Udine sempre in stato d’arresto». Angelo Bardelli era stato sorpreso dai soldati tedeschi mentre segnalava telegraficamente al collega di Villa Santina la partenza di un treno blindato. Il comando nazista invero, nell’estate del ’44, aveva deciso di dare segnali forti con azioni spettacolari, deterrenti, per chi segnalava i treni blindati che avrebbero dovuto raggiungere il cuore della Carnia. L’autore del messaggio, come dicevo, venne individuato, tradotto al locale comando tedesco, duramente picchiato. Trascorsa una settimana, anche lui restava assordato dallo scorrere delle ruote sulle rotaie, dal ritmo monotono del treno verso il campo di concentramento di Auschwitz. Questo eroico modo di vivere la resistenza può tornare utile per una lettura corretta del momento storico in tempi in cui si tende a stravolgere e a dimenticare la storia, attraverso un revisionismo assurdo che fa leva su episodi opera “del male” che sempre serpeggia nella società sia in guerra sia in pace. E “il male” serpeggiò effettivamente anche in Friuli. Purtroppo anche ovviamente tra le fila di coloro che erano animati da vero amor di patria, pronti al sacrificio e fiduciosi nel proprio ideale, si erano annidati profittatori e avventurieri spinti più che da motivi politici, da ragioni di appetito, razzia, vendetta, e zotico protagonismo. Alcuni deplorevoli episodi nulla tolgono però agli ideali da cui all’improvviso sbocciare della primavera nacque la resistenza quasi un miracolo da paragonarsi ai miracoli della natura che fanno spuntare i fiori e le gemme in un dato giorno. Scorrendo la cronaca di questi tempi si assiste amaramente a una squallida divisione fra Comuni sul dove tenere la cerimonia del 25 Aprile. L’ex presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Antonio Martini, li invita a fare un passo indietro, a riflettere, io li invito qualora non trovassero coesione, a salire là dove i ferrovieri, «i Perlasca della pontebbana”, rischiando e perdendo la vita hanno evitato i campi nazisti a centinaia di giovani deportati, là dove quelle ragazze, quelle spose, quelle anziane già provate dal dolore per la perdita o la prigionia dei propri cari nella prima guerra mondiale e in quella in corso, dotate di sensibilità particolare, sentivano quei disgraziati che invocavano aiuto dalle gratelle dei carri del dolore, come figli della loro terra e la loro cultura cristiana trasfusa nel sangue le univa spiritualmente a tale dolore. Sindaci del dissenso, anche l’estrazione politica degli “angeli della ferrovia pontebbana” era eterogenea, molti erano rimasti fedeli al socialismo di cui proprio la Carnia era stata la culla nell’Italia settentrionale, altri come Angelo Bardelli, classe 1911, erano dei “conquistatori dell’Impero” con onorificenze che avevano permesso loro di trovare un posto di lavoro sicuro in tempi di difficile occupazione. Come conciliare dal punto di vista ideologico il paradosso di uomini che hanno salvato la vita di migliaia di deportati, ma avevano militato anche nelle “camicie nere” combattendo nella guerra di Etiopia? Gli atti umanitari da loro compiuti poco contavano con la politica, non avevano assolutamente a che fare con l’ideologia, ma erano dettati dalla loro coscienza che non poteva giustificare ciò che i tedeschi facevano, erano il frutto di sublime abnegazione e coraggio che li conducevano al di sopra delle parti, unicamente e cristianamente tesi a porgere le mani ai fratelli prostrati nel fisico e nella mente.

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