Avasinis, maggio '45: il piú cruento eccidio nel Friuli in guerra
Nel 66° della Liberazione proiettati due documentari della Cineteca del Friuli sul massacro di 51 civili compiuto dalle SS in ritirata

L'eccidio del 2 maggio 1945, della durata di 12 minuti, è un reportage realizzato nel 2003 dalla televisione bavarese Medienwerkstatt Franken e. V. di Norimberga, con la regia di Jim G. Tobias, filmaker e giornalista. Prende spunto dalle indagini della magistratura bavarese - ancora impegnata dopo oltre mezzo secolo a trovare gli autori delle stragi naziste - sugli ex appartenenti al battaglione SS-Karstwehr di Pottenstein (dall'agosto 1944 denominato Divisione Karstjäger), ritenuti responsabili dell'eccidio di Avasinis. Nei venti mesi della lotta di liberazione in Friuli numerosi furono le strage perpetrate dai nazifascisti nei confronti di civili: Malga Pramosio, Braulins, Paluzza, Ovaro, Torlano, Feletto Umberto...
Quello di Avasinis, frazione del comune di Trasaghis, è considerato come il maggior eccidio di civili in Friuli nel corso della guerra. In quei giorni convulsi, quando nella Pedemontana le truppe degli occupanti stavano ripiegando verso Nord, continuamente minacciate dai bombardamenti alleati e dagli attacchi dei partigiani che occupavano le alture, Avasinis viene a trovarsi su una delle direttrici di quegli imponenti movimenti di colonne di tedeschi e formazioni cosacche. Verso le 10.30 del 2 maggio una squadra di SS, probabilmente Karstjäger/Cacciatori del Carso (unità creata nell'ultimo periodo della guerra, composta prevalentemente da italiani e sloveni, ma anche austriaci e croati, impiegata nella lotta contro i partigiani), piomba sul piccolo paese e nel giro di alcune ore massacra 51 persone, in maggioranza donne, vecchi e bambini.
Le testimonianze di Caterina Di Gianantonio (Catin di Barbin), Cesarino Venturini, Roberto Bellina (il partigiano "Due"), Elena Rodaro, Giacomina Di Doi, Maria Rodaro, Aldo Ridolfo, Giacomo Rodaro, Giovanni Orlando e altri sopravvissuti, fanno rivivere la tragedia attraverso l'evocazione di brevi momenti, dettagli terribili, stati d'animo. Lo spettatore in un primo momento può avere una sensazione di frammentarietà, avvertire la mancanza di una logica, di consequenzialità nella costruzione del primo video, ma proprio questo è il "realismo" di una tragedia della guerra come quella di Avasinis.
Non è la struttura organizzata, coerente e spettacolare della guerra che vediamo al cinema o nelle fictions televisive, dove tutto finisce per tornare chiaro e concluso agli occhi dello spettatore. In queste testimonianze la sinteticità del friulano contribuisce in misura notevole a ricostruire una tragedia collettiva attraverso singoli e isolati momenti forti e, via via che i racconti si incrociano, arrivano a comunicare quello che è lo stravolgimento provocato dallo scoppio della violenza, una diversa percezione del tempo, dello spazio, dei suoni, della realtà.
La proiezione dei due documentari al Sociale concluderà le celebrazioni gemonesi per il 66° anniversario della Liberazione, che avranno inizio alle 18.30 nella sala consiliare di palazzo Boton con un incontro-dibattito cui parteciperanno il sindaco Paolo Urbani, lo storico del Risorgimento Giuseppe Marini, la testimone della Liberazione Grazia Levi e Gianfrancesco Gubiani, autore del volume Gemona liberata.
Carlo Gaberscek
(Messaggero Veneto, 27 aprile 2011)
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