Io ho iniziato a lavorare nella Todt nel luglio del 44. Io e i miei fratelli avevamo acquistato un camion a gasogeno, a carbone di legno: facevamo diversi viaggi (anche fino a Cordovado, dai mulini Variola) per prendere farina e distribuirla alla popolazione. Tutto il complesso dei lavori, in fondo, era poca cosa; occupare gente serviva solo a che non andassero coi partigiani. Una sera, tornavamo da Avasinis, (si era verso l'ottobre del '44) io e Cesare, che era alla guida. Sul camion, nella cabina, c'erano due tedeschi e due ragazze, impiegate ad Avasinis. Dietro, sul cassone, c'eravamo io, l'elettricista Minisini e un altro di Ospedaletto. La strada era interrotta da un calesse cosacco, che urtò il camion. Il cavallo, ferito, venne ucciso da due cosacchi, subito comparsi, col parabellum. Il proprietario del calesse, un ufficiale cosacco, si fece indicare l'autista e, immediatamente, lo prese a schiaffi; poi fece disarmare i due tedeschi. Dopo un lungo parlottare, i cosacchi trattennero il camion e l'autista, rimandandoci a casa a piedi (e sparando anche qualche colpo in aria alle nostre spalle). Arrivai a casa trafelato; con mio fratello, su un altro camioncino, andai a Ospedaletto, dove i due tedeschi erano già arrivati e, inferociti, erano andati a rapporto da Finze. Egli ci affidò una scorta di tre soldati della Wehrmacht, con la quale passammo tutti i paesi di oltre Tagliamento, ma senza trovare traccia né del camion né dell'autista. Questi comparve qualche ora più tardi, raccontando di avere portato l'ufficiale cosacco e la moglie a Buia, dov'erano di stanza e dove gli avevano anche offerto la cena! Il giorno successivo venimmo chiamati nell'ufficio di Finze, dove dovemmo raccontare tutti i particolari. L'autista descrisse il viaggio e il luogo dove il cosacco abitava. Venimmo poi a sapere che due SS erano state mandate a Buia, avevano trovato l'ufficiale cosacco, gli avevano chiesto se effettivamente era stato lui a far disarmare due soldati tedeschi e, avutane la conferma, nonostante quello si giustificasse, attribuendo il fatto a un momento di collera conseguente alla perdita del cavallo, lo uccisero seduta stante a colpi di machine-pistole.
Vincenzo Orlando (1931 – 2007)
La memoria della Todt a Gemona – 3 – Testimonianza di Antonio Gubiani
Mio cognato sapeva adoperare la pala meccanica e lo avevano mandato a lavorare ai Rivoli Bianchi e poi a Dogna. Ritornato in paese, aveva lasciato la pala meccanica in piazza ma, durante la notte, i partigiani l'hanno fatta saltare. Al mattino dopo lui piangeva! D'altronde doveva pur andare a dormire ogni tanto, non poteva stare sempre a sorvegliarla! Una volta il Bauleiter Finzer ha ordinato a me e a un altro di costruire un cabina nel borc dal Mulin: l'abbiamo fatta con pali ed assi, perché potessero metterci un trasformatore. Un giorno l'interprete ci ha detto di fermarci, perché il Bauleiter doveva parlare con noi. E' arrivato, ha tirato fuori la pistola e ci ha chiesto: - Cosa avere nella tasca? Il mio socio ha tirato fuori una bottiglia di birra contenente dell'olio preso nel trasformatore: evidentemente un tedesco lo aveva visto e aveva avvisato Finzer. Ci ha lasciati andare, avvisandoci però che se fosse successo di nuovo ci avrebbe spediti subito in Germania. C'era una baracca da disfare: io, mio cugino e un altro non riuscivamo mai a finire il lavoro perché venivano continuamente gli aerei a bombardare. Ci hanno dato l’ordine di smontarla di corsa; in cambio ci avrebbero offerto una pastasciutta. Lavorando di notte, senza interruzioni, in due ore abbiamo finito il lavoro. Non abbiamo voluto la pastasciutta, ci siamo accontentati di una birra. Avevano messo in funzione una sega circolare e ogni settimana avevamo venti quintali di legna da tagliare per il gasogeno. Mi hanno chiamato anche la mattina di capodanno, per andare a tagliare la legna! Nella Todt c'era anche un francese: quando hanno fatto saltare il ponte di Braulins, si era messo a dirigere i lavori di riatto.
Antonio Gubiani (1921 – 2007)
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