Album di guerra

Album di guerra
I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona

venerdì 23 settembre 2011


Carnia ’44, laboratorio
di democrazia

La repubblica libera durante l’occupazione nazista: se ne parla domani a Udine e sabato ad Ampezzo.

      di Fulvio Salimbeni
      Due giorni di lavori, articolati in tre sessioni, dedicate rispettivamente a Le repubbliche partigiane e i movimenti di resistenza in Europa (Corni, Wieviorka, Bellezza, Gobetti), a Le zone libere italiane: partigiani e popolazione tra nazifascismo e libertà (Peli, Schlemmer, Koschat, Paolo Ferrari, Fragiacomo) eNuovi documenti e nuove prospettive per la storia della Repubblica della Carnia e dell'Alto Friuli (Ermacora, Buvoli, Liliana Ferrari, Emmanuelli, di Brazzà e l’estensore di questa nota): già questi dati rendono l'idea dell'impegno scientifico del convegno internazionale di studi storici 1944: una lotta per la libertà e la democrazia. La repubblica partigiana della Carnia e dell'Alto Friuli nel contesto italiano ed europeo. Promosso dall'Università di Udine e dall'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, con il patrocinio della Regione, del Comune di Ampezzo e della Fondazione Crup, il simposio si svolgerà domani (dalle 9.30) in palazzo Antonini a Udine e sabato (dalle 9) nella sala municipale di Ampezzo. Introdurrà le due giornate di studio Luigi Ganapini, dell’ateneo di Bologna, le concluderà Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi.
      Se quanto accaduto in Carnia e Alto Friuli tra estate e autunno 1944 può esser dato per noto in ambito regionale, con qualche dubbio per quanto riguarda i più giovani, poco o niente se ne sa a livello nazionale fuori dalla ristretta cerchia degli specialisti. Più che meritorio, pertanto, l'appassionato impegno di Giovanni Spangaro, allora giovanissima staffetta partigiana – sulla cui esperienza allora si può leggere la recente biografia di Abbondio Bevilacqua –, perché di tale vicenda non andasse perduta la memoria, né ne fosse svilito il significato in un momento in cui la Resistenza è oggetto di discutibili revisioni e si cerca di sminuirne il valore civile, oltre che storico. Grazie alla sua dedizione e alla collaborazione d'un qualificato comitato scientifico, presieduto da Andrea Zannini, dell'ateneo cittadino, è stato possibile realizzare questo convegno – preparato e preceduto dalla mostra fotografico-documentaria Le radici del futuro. La Repubblica partigiana della Carnia e dell'Alto Friuli, inaugurata qualche giorno fa, dal film documentario Carnia '44, firmato da Marco Rossitti, e dal progetto per il turismo storico e ambientale Il territorio e i luoghi -, che vede coinvolti alcuni dei migliori studiosi italiani e regionali, con l'apporto anche di specialisti europei, per cercare di proporre una ricostruzione articolata e approfondita di quest'episodio, sul quale sinora molto s'è scritto – pure sul versante narrativo: basta pensare ai testi, solo per citare i più noti, di Magris e di Sgorlon, dedicati all'occupazione cosacca, di cui tratterà Fabiana Savorgnan di Brazzà –, ma senza mai affrontarlo in maniera così sistematica e comparativa, tenendo conto di affini esperienze europee, in particolare in Jugoslavia a opera delle formazioni partigiane di Tito.
      Dopo quest'inquadramento generale, che fa del caso carnico un risvolto locale e particolare d'un fenomeno che riguarda tutta l'Europa occupata dalle armate tedesche, dalla Francia all'Unione Sovietica, l'analisi s'incentrerà sulla specifica esperienza carnica, non tanto dal punto di vista più propriamente militare, quanto piuttosto come laboratorio di democrazia e d'emancipazione civile e sociale – con il pieno coinvolgimento delle donne e con la partecipazione attiva della popolazione –, che investiva l'educazione, l'economia, l'assetto istituzionale della comunità, precorrendo l'esperienza post-bellica della Costituente e prefigurando quella nuova Italia post-fascista forgiata dalla Costituzione. A ragione, a questo riguardo, l'assessore Molinaro ha sostenuto l'importanza di studiare e far conoscere in particolare agli studenti questo momento eroico della nostra storia per plasmarli al senso civico, oggi largamente deficitario, e alla fierezza dell'appartenenza nazionale.
      Ultima tappa di questo percorso storiografico l'analisi di nuova documentazione – ecclesiastica (i registri e i diari parrocchiali) e letteraria, nonché quella politica degli atti di governo della Repubblica – e delle nuove piste di ricerca grazie all'affinamento della metodologia storica e all'affermarsi di un'indagine non più solo militare ma anche sociologica, antropologica e culturale, che consente di lumeggiare tale episodio in tutte le sue complesse valenze. In un momento di sfascio etico-politico quale il presente ritornare a quell'eccezionale esperienza non può che giovare a tutti.
      (da: Messaggero Veneto, 22 settembre 2011)

      martedì 20 settembre 2011

      Venerdì e sabato il convegno di studio sulla Repubblica libera di Carnia

      Nel fine settimana la due giorni
sulla Repubblica Libera di CarniaNel fine settimana la "due giorni"
      sulla Repubblica Libera di Carnia

      A pochi giorni dall'inaugurazione della mostra storico-documentaria allestita a Tolmezzo, il cammino del progetto "Repubblica della Carnia 1944. Le radici della libertà e della democrazia", l'iniziativa prosegue prosegue con il convegno internazionale in programma venerdì a Udine e sabato ad Ampezzo. A pochi giorni dall'inaugurazione della mostra storico-documentaria allestita a Tolmezzo, il cammino del progetto "Repubblica della Carnia 1944. Le radici della libertà e della democrazia" prosegue con il convegno internazionale di studi storici sul tema "1944. Una lotta per la libertà e la democrazia. La Repubblica partigiana della Carnia e dell'Alto Friuli nel contesto italiano ed europeo", che si svolgerà venerdì 23 settembre (dalle ore 9.30) nella sala Gusmani di palazzo Antonini (sede dell'Università) a Udine e sabato 24 settembre (dalle ore 9.00) nella sala del municipio ad Ampezzo.
       
      Il Convegno internazionale di studi storici - promosso dall'Università di Udine e dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in collaborazione con l'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione - risponde all'esigenza, espressa da protagonisti (primo fra tutti Giovanni Spangaro, appassionato ideatore e promotore dell'iniziativa), da studiosi e da cittadini, di "ricordare", ricordare per reagire all'opera di svilimento e di denigrazione di eventi fondanti della nostra identità culturale e civile. A oltre 60 anni dalla Resistenza avanza tuttavia anche un'altra esigenza, che il Convegno raccoglie e si propone di sviluppare: approfondire il contesto storico in cui si è concretizzata l'esperienza della Repubblica della Carnia.
       
      Significa esplorare nuovi temi e ambienti finora poco considerati, attraverso i documenti resi disponibili con il passare degli anni; ma significa soprattutto applicare alla storia della Resistenza quadri interpretativi più ampi, collocandola nella prospettiva lunga dell'Italia unita, nella storia della Resistenza europea; e infine utilizzare, per studiarla, le metodologie e le problematiche elaborate dalla storiografia contemporanea nel corso dei decenni seguiti alla seconda guerra mondiale, fino a oggi.
       
      Il Convegno sarà strutturato in modo da partire dall'esperienza delle più significative repubbliche partigiane europee: quella francese, le zone libere balcaniche e nei territori dell'URSS invasi dai nazifascisti. Una seconda sessione sarà quindi dedicata alla vicenda delle zone libere italiane, osservate in prospettiva comparata sulla base di alcuni temi di indagine precisi. Infine, la terza parte dei lavori sarà specificatamente rivolta alla storia della Repubblica partigiana della Carnia e dell'Alto Friuli. Il suo significato storico sarà oggetto di una complessiva riconsiderazione, arricchita dagli apporti di nuove fonti documentarie. I principali nodi tematici sui quali si richiamerà l'attenzione dei partecipanti riguarderanno in primo luogo i rapporti tra formazioni partigiane e popolazione, che nelle zone libere si concretizzarono in forme particolari, dando vita a sperimentazioni singolari; quindi la complessa questione delle diverse posizioni politico-ideologiche del movimento resistenziale e di come tali differenze si riflessero nella vita politica e sociale della Repubblica della Carnia e delle altre esperienze di repubbliche partigiane.
       
      E, ancora, la delicata questione della "violenza", intesa sia come oggettivo contesto di guerra sia come opzione accettata o meno di lotta resistenziale. Specifici interventi saranno dedicati a importanti argomenti quali la questione di genere nella storia delle repubbliche partigiane, la presenza e il ruolo del mondo cattolico, le problematiche relative alla dimensione economica, sanitaria e di cultura materiale nella vita dei territori liberati.
       
      A illustrare tutti questi temi - dopo il saluto dei rappresentanti delle istituzioni e del mondo accademico - saranno Luigi Ganapini (Università di Bologna) che presiederà la prima sessione, Olivier Wieviorka (Scuola Normale Superiore di Cachan, Francia), Simone Bellezza, Eric Gobetti.
       
      Nella seconda sessione - presieduta da Umberto Sereni - si alterneranno Sandro Peli (Università di Padova), Thomas Schlemmer, Michael Koschat (Liceo Federale Superiore di Spittal/Drau, Austria) e Chiara Fragiacomo (Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione).
       
      Alla terza sessione (ad Ampezzo, sabato mattina), presieduta da Andrea Zannini (Università di Udine) parteciperanno Matteo Ermacora, (Università di Venezia), Alberto Buvoli (Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione), Liliana Ferrari (Università di Trieste), Monica Emmanuelli (Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione), Fabiana di Brazzà (Università di Udine), Fulvio Salimbeni (Università di Udine). Le considerazioni conclusive saranno del prof. Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi.

      dal sito Alto Friuli: http://altofriuli.com/incontri-e-convegni/nel-fine-settimana-la-due-giorni-sulla-repubblica-libera-di-carnia.htm

      venerdì 16 settembre 2011

      Carnia Libera: una mostra, un convegno, una commemorazione


      Lotta e libertà
      nella storia
      di una Repubblica

      Una mostra e un convegno dedicati alla Resistenza del 1944. In primo piano i protagonisti della Carnia e dell’Alto Friuli.

      di Renato Schinko


      Ricordare un esempio di libertà, di responsabilità e di impegno civile». E’ questo l’obiettivo che si sono posti gli ideatori della serie di iniziative che permetteranno di ripercorrere il periodo che va dall’estate all’autunno del 1944, quando la gente della Carnia e delle Prealpi friulane liberò un ampio territorio montano dall’occupazione della Germania nazista, dandosi, di fatto, autonomi ordinamenti democratici.
      Tutto questo viene spiegato e raccontato nella mostra dal titolo “Le radici del futuro. La Repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli”, che s’inserisce nel progetto promosso dall’ateneo udinese e dalla Regione, nato proprio per far luce su quell’esperienza. Esperienza che gettò le basi anche per quanto accadde successivamente, fino alla nascita della Repubblica italiana.
      L’esposizione sarà inaugurata sabato, alle 17, al museo Carnico della arti popolari, in via della Vittoria a Tolmezzo, e sarà visitabile fino all’8 dicembre. Foto, video e documenti del tempo racconteranno le pagine più importanti della Resistenza in Carnia, ripercorrendo le tappe che portarono alla formazione del governo provvisorio della zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli, che fu, come detto, una piattaforma significativa per lo Stato e la Costituzione italiana.
      Ma le iniziative non si esauriscono con la mostra. Il 23 e 24 settembre, tra Udine e Ampezzo, si terrà il convegno internazionale di studi storici dal titolo “1944. Una lotta per la libertà e la democrazia: la Repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli nel contesto italiano ed europeo”, organizzato sempre dall’università di Udine e dalla Regione, in collaborazione con la Fondazione Crup e l’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione. Tra gli ideatori e promotori dell’iniziativa c’è Giovanni Spangaro, imprenditore originario di Ampezzo, il quale spiega «che il convegno punta soprattutto a ricordare quel periodo storico per reagire all’opera di svilimento e di denigrazione di eventi fondanti della nostra identità culturale e civile». E aggiunge: «Vogliamo anche approfondire in maniera dettagliata il contesto storico in cui si è sviluppata l’esperienza della Repubblica della Carnia».
      Il convegno è stato suddiviso in tre sezioni: le prime due si terranno il 23 settembre nella sala Gusmani di palazzo Antonini dove, dalle 9.30 alle 17.30, si parlerà delle Repubbliche partigiane e dei movimenti di Resistenza in Europa, oltre che sul tema delle zone libere.
      La terza sessione, il 24 settembre, si svolgerà invece nel municipio di Ampezzo, dove si parlerà della Repubblica della Carnia. Altre iniziative sono il percorso didattico multimediale on-line sulla Repubblica della Carnia sul sito della De Agostini scuola (www.scuola.com/carnia) e il film “Carnia 44”, che sarà pronto in febbraio, del regista Marco Rossitti.

      http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2011/09/13/news/lotta-e-liberta-nella-storia-di-una-repubblica-1.814636

      martedì 13 settembre 2011

      Ancora sul senso del commemorare l'eccidio di Torlano

      Pronta replica del presidente dell'Anpi provinciale alle polemiche insorte recentemente sulla stampa in merito all'opportunità ed alle modalità della commemorazione dell'eccidio di Torlano del 1944:


      UN DOVERE RICORDARE L’ECCIDIO DI TORLANO

      (Presidente provinciale Anpi)


      Venerdì 25 agosto 1944 giunse a Torlano da Nimis un contingente tedesco che circondò alcune case situate sotto l'abitato che ospitavano poche famiglie, ma numerose: i Comelli, i Dri, i De Bortoli (mezzadri provenienti da Portogruaro), pochi altri. Erano SS comandati un tenente già tristemente noto come il “boia di Colonia”e guidati da alcuni fascisti tarcentini. Tedeschi e fascisti rastrellarono il paese e le sette persone trovate furono rinchiuse nell'osteria: furono poi fatte uscire uno alla volta e uccisi con un colpo di pistola.Il tenente entrò poi nell'osteria e uccise il proprietario, la figlia e la moglie. L'altro figlio, nascosto nella cappa del camino, assistette impotente alla strage. Si suiciderà nel 1946. Poi fu la volta dei rifugiati nella stalla. Gli uomini furono fatti uscire uno alla volta e uccisi con un colpo di pistola. Alcune SS poi entrarono nella stalla: i mitra spararono nel mucchio. I corpi vennero quindi cosparsi di strame e di benzina e bruciati. Tra questi tanti bambini: Giannina Comelli (3 anni) e Bruno (12 anni); dei De Bortoli Luciano (2 anni), Maria (4 anni), Bruna (6 anni), Oneglio (8 anni), Vilma (11 anni); alcuni adulti e bambini si salvarono fortunosamente. Il giorno dopo la gente delle frazioni vicine accorse, ma tedeschi e cosacchi impedirono che i corpi fossero sepolti. Solo quando se ne furono andati fu possibile mettere i trentatré cadaveri in una fossa comune e solo nel 1947 i resti, chiusi in cinque bare, furono accolti nel cimitero di Torlano. Perché questa strage? Il giorno prima il presidio cosacco di Torlano si era ritirato perché si sentiva pressato ed insicuro per la presenza di forze partigiane sulle montagne circostanti: non c'era stato nemmeno un vero scontro armato! Quello di Torlano è stato uno dei più efferati eccidi nazisti in Friuli durante la Resistenza. Non si è trattato di una rappresaglia, ma di un episodio di quella “guerra contro le popolazioni civili” che caratterizzò l'occupazione tedesca e fascista. Per il signor Bruno Comelli, nella sua lettera al Massaggero Veneto pubblicata lo scorso 3 settembre, é solamente “il frutto di un insipiente periodo bellico che dovrebbe invitare a sentimenti di serenità piuttosto che dare la caccia ai fantasmi”. Chi oggi partecipa alla commemorazione dell'amministrazione comunale e della gente di Torlano, si intromette “per connotare politicamente il fatto bellico” e per “dare la caccia alla fetta di prosciutto ed al bicchiere di vino offerto nei locali parrocchiali dopo la cerimonia”! Si noti che il signor Bruno Comelli, che in tutta la sua lunga lettera non pronuncia mai le parole “nazista” o “fascista” (evitando quindi di “connotare politicamente l'evento bellico”!), parla come a rappresentare i sentimenti di tutta la comunità di Torlano che a suo dire vorrebbe ricordare in modo “intimo”, al massimo con una funzione religiosa, questo terribile massacro. Se possiamo capire il particolare dolore degli abitanti di Torlano (e di quelli di Portogruaro, da cui proveniva la famiglia De Bortoli) è del tutto evidente che il ricordo deve essere di tutti i cittadini friulani e italiani. Le vittime, trucidate ignare ed innocenti, hanno diritto di essere ricordate per quello che avvenne, per l'ingiustizia effettivamente subita e non come “frutto insipiente” di una specie di fenomeno naturale. L'Anpi (a ciò tenuta dal proprio Statuto e dalla propria natura di Ente Morale con personalità giuridica decretata dalle più alte istituzioni del Paese) continuerà nel proprio impegno di ricordo e di celebrazione di queste vittime come di tutti coloro che subirono la violenza fascista e nazista. Questo, per l'eccidio di Torlano, facciamo da molti decenni anche per la richiesta di parenti delle vittime e continueremo a fare in futuro. Riteniamo anzi che, al contrario di quanto vuole suggerire l'ipocrita prosa del Comelli, si debba diffondere la conoscenza di più quello che avvenne nel 1944 e che Torlano e le sue povere vittime meritino un riconoscimento ufficiale dell'Italia democratica. 

      sabato 10 settembre 2011

      Inaugurazione della mostra "Le radici del futuro" sabato 17 a Tolmezzo

      Tra l’estate e l’autunno del 1944, nel momento più  drammatico della seconda guerra mondiale, la gente  della Carnia e delle Prealpi friulane scrisse una  delle più alte e significative pagine della storia d’Italia,  liberando un’ampio territorio dall'occupazione  della Germania nazista e dandosi di fatto autonomi 
      ordinamenti democratici.
      La costituzione del Governo provvisorio della Zona  Libera della Carnia e dell’Alto Friuli fu una vera e propria piattaforma costituente che preluse ad alcuni principi  fondamentali della futura organizzazione dello Stato e della Costituzione italiani. 
      La Giunta di governo rimase in carica 15 giorni  (dal 26 settembre al 10 ottobre 1944): 
      pochi per una pratica applicazione dei provvedimenti  deliberati, ma sufficiente per dimostrare la volontà  democratica, riformatrice e progressista della nuova classe politica che nasceva dalla Resistenza. 
      Le principali azioni riguardarono la separazione  dell’autorità politica da quella militare, l’indizione 
      di libere elezioni comunali per i capifamiglia (con  l’estensione del voto anche alle donne), la trasparenza nell'amministrazione pubblica, il fabbisogno alimentare,  la riforma della scuola, della giustizia, del fisco  e del patrimonio boschivo. 
      Fu questo un grande esempio di libertà, responsabilità  e di impegno civile. (dalla Presentazione)

      Per ricordare e conoscere quelle esperienze:
      MOSTRA FOTOGRAFICO-DOCUMENTARIA 



      LE RADICI  DEL FUTURO 
      La Repubblica partigiana  della Carnia e dell Alto Friuli 
                                           ’
      presso il

      MUSEO CARNICO DELLE ARTI POPOLARI ‘MICHELE GORTANI’  di Tolmezzo

      Inaugurazione
      sabato 17 settembre 2011
      ore 17.00

      Benvenuto
      Roberto Siagri
      PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE
      MUSEO CARNICO ‘M. GORTANI’

      Saluti delle autorità

      Interventi
      Andrea Zannini
      DOCENTE DI STORIA MODERNA DELL’UNIVERSITÀ DI UDINE
      E COORDINATORE SCIENTIFICO DEL PROGETTO
      ‘REPUBBLICA DELLA CARNIA 1944.
      LE RADICI DELLA LIBERTÀ E DELLA DEMOCRAZIA’

      Alberto Buvoli
      DIRETTORE DELL’ISTITUTO FRIULANO PER
      LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE



      La mostra si inserisce nel progetto “Repubblica della Carnia 1944. Le radici della libertà e della democrazia” promosso dall’Università degli studi di Udine e dalla Regione Friuli Venezia Giulia per valorizzare, specialmente tra le giovani generazioni, il significato storico e civile della Repubblica della Carnia e dell’Alto Friuli.
      Le iniziative previste sono un Progetto didattico multimediale,  il film “Carnia ’44”, un Convegno internazionale di studi storici che si terrà a Udine e Ampezzo il 23-24 settembre 2011, un progetto di turismo storico e ambientale.

      Informazione sulle iniziative sul sito:
      www.repubblicadellacarnia1944.uniud.it

      martedì 6 settembre 2011

      Rastrellamento del Cansiglio, 67 anni dopo

      11 settembre 2011 dalle ore 9:30 in Pian Cansiglio
      Commemorazione Ufficiale del rastrellamento del settembre 1944
      La commemorazione ufficiale del rastrellamento nazi-fascista sul Cansiglio del settembre 1944 è un evento che vive nella nostra contemporaneità, non una stanca celebrazione di fatti del passato. Non a caso l’Anpi è anche dei giovani adesso: “Da quando, dal congresso del 2006, aprimmo le iscrizioni a quanti non avevano combattuto: prima arrivarono persone di mezza età, poi arrivarono i ragazzi. Per noi si poneva una questione, amara in un certo senso, di ricambio generazionale, per loro, per quei ragazzi, l’Anpi era il luogo di una storia antifascista che doveva continuare perché crediamo ancora nel Paese che sognavamo”. Prof. Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI (che terrà l’orazione ufficiale).
      La cerimonia prevede un corteo in Pian Cansiglio fino al monumento ai caduti, gli interventi delle Autorità, il saluto del Sindaco di Vittorio Veneto e l’orazione ufficiale. Al termine il tradizionale pranzo conviviale in Pian Cansiglio.

       ilpopoloveneto.blogspot.com/2011/08/4-festa-b...

      (Fonte: Anpi)

      lunedì 5 settembre 2011

      Il senso e il modo del ricordo: Torlano 1944, per esempio

      In una lettera pubblicata sul Messaggero Veneto il 3 settembre, si torna a discutere su quali debbano essere il senso e le modalità di ricordare gli eccidi occorsi in Friuli durante la seconda guerra mondiale, e nello specifico quello di Torlano del 25 agosto 1944. La lettera accenna evidentemente a fatti e sfumature note alla comunità di Torlano e probabilmente incomprensibili a dei lettori esterni; se si paventa una possibile strumentalizzazione, bisogna dire però che altrettanto pericoloso è diluire e annacquare il ricordo in una commemorazione indistinta, dove sembra che le vittime siano state semplicemente uccise da "un destino cinico e baro".... doverosa, qui e sempre, una corretta ricerca storica.

      Non si specula sul dolore 


      L’eccidio di Torlano, avvenuto il 25 agosto 1944, si consumò nel triste clima di un insipiente momento bellico, quando i nostri martiri, persone semplici e operose avevano nel cuore unicamente gli affetti familiari e per bandiera soltanto il tricolore. Nell’anniversario del triste avvenimento, la gente di Torlano ha da sempre inteso soltanto ricordare l’episodio e rendere omaggio agli incolpevoli caduti, perché di quel fatto di sangue non c’è nulla da esaltare, semmai c’è una lezione da apprendere. Purtroppo, da qualche anno, dobbiamo registrare l’intromissione di alcuni personaggi che avrebbero la pretesa di connotare politicamente il fatto bellico e di volersi appropriare una cerimonia che è e dovrà rimanere esclusivamente della popolazione di Torlano e di quei superstiti che nel dopoguerra rientrarono a Portogruaro, loro paese di origine, e che puntualmente partecipano alla ricorrenza. Già due anni fa abbiamo dovuto sopportare la performance di una banda musicale che davanti al monumento ai nostri martiri ebbe l’ardire di suonare «Un vessillo in alto sventola una stella di un sol colore», nella pretesa di conferire al momento celebrativo una chiara matrice politica. Allora ci fu una levata di scudi con tanto di protesta ufficiale della gente di Torlano. Ma, a quanto, pare, senza troppi risultati. Quest’anno, infatti, dopo l’intervento del sindaco di Nimis, Walter Tosolini, abbiamo dovuto sopportare, a opera di terzi, una estemporanea rilettura dell’eccidio, una sorta di caccia alle streghe o, se vogliamo, un’invito a togliere dagli armadi nuovi scheletri. E la gente di Torlano si è sentita nuovamente disturbata e offesa. Personalmente, quando sono stato vicesindaco del Comune di Nimis, al quale compete l’organizzazione della cerimonia, avevo sempre evitato rigorosamente intromissioni esterne di qualsiasi tipo. Anche per l’edizione 2011, peraltro, avevo avuto assicurazioni dal primo cittadino che tutto si sarebbe svolto con compostezza, evitando nuove semine di odio. A distanza di 66 anni, non possiamo ancora farci trovare con l’elmetto in testa e il fucile tra le braccia. Vorrebbe dire che non abbiamo imparato proprio nulla dall’eccidio di Torlano. Ai tempi del misfatto, ero piccolo, ma ho ancora nelle orecchie i colpi d’arma da fuoco che falciarono vittime innocenti, ricordo quanto a lungo si lamentarono vacche e buoi, imprigionati nelle stalle incendiate. A Torlano, la guerra l’abbiamo subita. Non eravamo di sicuro gente schierata con quella e quell’altra parte. I nostri martiri furono vittime della barbarie bellica del momento, non certo colpevoli di qualche specifica appartenenza politica. Mi rivolgo all’ospitalità del Messaggero Veneto per reclamare apertamente che sul nostro dolore non c’è posto per speculazioni di alcun genere. L’eccidio di Torlano ha una paternità storica ben precisa che non può essere cavalcata da nessuna parte politica. Fu soltanto il frutto di un insipiente periodo bellico che dovrebbe invitare a sentimenti di serenità, piuttosto che a dare la caccia ai fantasmi, tantomeno inneggiare allo sventolio di «una stella di un sol colore». Ma se il Comune di Nimis non è in grado di organizzare una cerimonia che eviti assalti di questo tipo, allora è tempo che la gente di Torlano dia vita a un comitato organizzatore per la ricorrenza dell’eccidio. In questo caso, tutti sarebbero ben accetti, ma la commemorazione si svolgerebbe nell’assoluto rispetto dei caduti, evitando di trasformarsi in una vetrina per personaggi che nulla hanno a che vedere con il fatto storico. Ma potremmo anche sopprimere il rinfresco finale, nei locali parrocchiali, dove, dopo la cerimonia, si è assistito a una indecorosa caccia alla fetta di prosciutto o al bicchiere di vino. Abbiamo la pretesa, infatti, che il nostro 25 agosto torni a essere un momento di preghiera, di ricordo, di rispetto, evidenziando la ferma volontà di operare per un futuro migliore. Non certamente una sagra di piazza, dove chiunque ritenga di potersi esibire a suo piacimento. 
      Bruno Antonio Comelli - Torlano di Nimis

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