“Venzone in guerra. Note per una ricostruzione delle vicende della seconda guerra mondiale a Venzone”. E’ questo il titolo del nuovo Bollettino che l’Associazione Amici di Venzone ha appena dato alle stampe. L’autore, Pieri Stefanutti, vi ripercorre gli anni cruciali ‘43 – ‘45 sviluppando un racconto corale, in cui a farsi sentire sono veramente, attraverso le fonti ampiamente citate, le voci dei protagonisti registrate nei diari di memorie, nei libri storici della Pieve, in articoli di giornale, interviste e video – interviste effettuate in anni recenti. Tra le numerose testimonianze ci è rimasta l’eco delle parole di un certo Guido Valent, che il 25 dicembre 1942 annotava: “non c’è più tempo per pensare a nessuno, [...] c’è solo la pelle di mezzo”, testimonianza semplice e diretta di quanto disumanizzante sia la guerra. Una guerra che l’impegno degli Amici di Venzone ci permetterà di ripercorrere nelle sue vicende locali, attraverso gli occhi e le parole di protagonisti, i quali alcuni concittadini sicuramente ancora ricordano.
(http://impegnocivicopervenzone.blogspot.it/2013/11/amici-di-venzone.html)
La presentazione del volume, cui tutta la popolazione è invitata, è fissata per sabato 21 dicembre alle 15 nella sala Patriarca Bertrando in via Glizoio di Mels.
Uno spazio per documentarsi e confrontarsi sulle vicende della seconda guerra mondiale in Friuli, in particolare nella zona del Gemonese
Album di guerra
venerdì 20 dicembre 2013
giovedì 12 dicembre 2013
Addio al comandante "Furore"
LA STORIA DI ELIO MARTINIS "FURORE"
di Alberto Buvoli - Direttore dell'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione
È deceduto ieri mattina Elio Martinis, 92 anni, di Ampezzo, il partigiano Furore del Comando della Divisione Garibaldi “Augusto Nassivera” insieme a Mario Candotti Barbatoni e a Ciro Nigris Marco,uno dei protagonisti della Repubblica libera della Carnia durante la seconda guerra mondiale. Diventa partigiano nella primavera del 1944, dopo una durissima esperienza con le truppe alpine nei Balcani e dopo essersi sottratto nell'autunno del '43 agli occupatori tedeschi, nascosto insieme ad altri compagni nei boschi sopra Ampezzo.
Era stato sempre un uomo libero, ribelle a tutte le costrizioni cui il fascismo sottoponeva gli italiani e ribelle agli occupatori tedeschi,come era stato sempre fortemente legato alla sua gente, dividendo le sofferenze di suo padre muratore, dei suoi ampezzani, dei carnici, sottomessi all'oppressione economica dei sorestans.E così, quando si trattò di scegliere con chi stare, divenne garibaldino,coltivando non solo il sogno della libertà politica, ma anche quello della liberazione della sua gente dallo sfruttamento e dalle quotidiane angherie.
Dopo l'uccisione da parte dei fascisti di un suo cugino, Battista Candotti, capì che era ora di agire, di non subire più, e divenne partigiano,uno dei primi e dei più combattivi, sempre presente nelle situazioni più difficili e dure. Insieme ai suoi compagni fu artefice di esemplari ed incisive azioni contro i presidi repubblichini e tedeschi, contro le colonne nemiche che cercavano di entrare in un territorio, la Carnia e l'Alto Friuli, che ormai era divenuto libero. In un combattimento in Val Aupa venne ferito e ricoverato nell'ospedaletto partigiano di Mione. Ma la Zona Libera era stata realizzata, e si apprestava a diventare la più importante Repubblica partigiana d'Italia.
La reazione tedesca portò all'occupazione cosacca e caucasica della Carnia, libere fino a dicembre rimasero le valli friulane dell'Arzino,Tramontina, del Cosa, del Cellina e del Meduna, insieme alla Val Colvera.
L'inverno '44-45 fu uno dei più nevosi e freddi dei secolo, la vita partigiana divenne particolarmente dura anche se c'era l'aiuto della popolazione. Sul campo, attivi, rimasero solo circa duecento garibaldini, fra iquali Furore arroccato a Malga Avedrugno. Poi venne la primavera e, con essa,la ripresa dell'attività partigiana e infine la Liberazione.
Elio Martinis portò i segni di quella aspra guerra che fu la Resistenza. Si ritrovò malato di TBC e impiegò tre anni per guarire.
Poi, negli anni che seguirono, furono due altre le passioni che coltivò e che costituiscono la più ricca eredità, insieme all'esempio della sua vita, che egli ci lascia: la pittura e la scultura, e la paleografia. Si dedicò alle arti figurative, furono numerose le esposizioni che permisero a Martinis di farsi conoscere anche a livello europeo, come dimostra un catalogo pubblicato in Svizzera che riporta le quotazioni delle opere dei pittori europei, e la nostra regione friulana compare in quel catalogo con tre nomi,quelli di Ciussi, di Celiberti e quello di Elio Martinis, di Ampezzo.
L'altra passione fu quella della paleografia: fu anche scienziato ed in contatto con i più importanti scienziati del mondo, e a lui si deve la scoperta del paleozoico carnico in importantissimi affioramenti scoperti nella zona di Preone. Martinis raccolse pezzi di importanza mondiale, quali il pesce volante Thoracopterus martinisi (che prese il nome in onore proprio di Elio Martinis) , e il piccolo rettile arboricolo Megalancosaurus preonensis(lucertola di Preone). I risultati delle sue ricerche impreziosiscono oggi il Museo di storia naturale che egli volle con fortissima determinazione istituire ad Ampezzo, e il Museo di storia naturale di Udine (non ancora riaperto dopo il terremoto del '76).
Con Furore ci viene a mancare un uomo di grandissimo valore, un uomo la cui memoria rimarrà nella storia della Carnia, del Friuli, e della cultura italiana.
(dalla pagina facebook dell'Anpi)
Per conoscere ulteriormente la figura di Furore, v. anche la sua testimonianza riportata dal sito "Carnia Libera":
http://www.carnialibera1944.it/partigiani/furore.htm
Furore (a destra) con Checco |
venerdì 20 settembre 2013
"Gemona intitoli una via a don Pancheri". L'APO rilancia la proposta
L'Associazione Partigiani Osoppo rilancia la proposta di dedicare una via di Gemona a don Alberto Pancheri, il sacerdote degli Stimmatini che fu uno dei più attivi promotori della Resistenza gemonese.
La proposta era già stata avanzata, ancora nel 2005, dall'allora consigliere comunale Gian Francesco Gubiani.
L’Apo: dedichiamo una via a don Alberto Pancheri
18 settembre 2013 — pagina 28 sezione: Nazionale
GEMONA L’Associazione partigiani Osoppo ha inviato in questi giorni al sindaco di Gemona, Paolo Urbani, la richiesta ufficiale di intitolare una via o una piazza della cittadina a don Alberto Pancheri, detto “Ettore”. Don Pancheri fu un eroico sacerdote della comunità degli Stimmatini che negli anni fra il 1943 e il 1945 organizzò e diresse la rete clandestina della Resistenza osovana nel Gemonese. Nel dettaglio, don Pancheri fu uno dei primi comandanti del reparto Ledra dove operò con la collaborazione dell’Azione Cattolica rappresentata allora in particolare nella cittadina pedemontana da Gioacchino Marini e Antonio Mattiussi. Della figura di Pancheri si era parlato anche nel corso di una conferenza organizzata a Gemona la scorsa estate proprio dall’Apo con la partecipazione dello storico Pieri Stefanutti di Trasaghis e di Lodovico Copetti dell’Anpi cittadino che, nel suo intervento, si era soffermato proprio sul celebre sacerdote gemonese. Già in quell’occasione, era emersa l’idea di intitolare una via o piazza del paese a don Alberto Pancheri e ora l’Associazione partigiani Osoppo ha presentato una richiesta ufficiale in tal senso all’amministrazione civica guidata dal sindaco Urbani. (p.c.)
La proposta era già stata avanzata, ancora nel 2005, dall'allora consigliere comunale Gian Francesco Gubiani.
«Una via per don Pancheri»
Messaggero Veneto, 24 marzo 2005
GEMONA. Ricordare don Alberto Pancheri, con una lapide o dedicandogli una via: è questa la richiesta che il consigliere comunale di Glemone Vive Gianfrancesco Gubiani, con un’interpellanza per la quale aspetta risposta scritta, ha presentato nei giorni scorsi al sindaco Gabriele Marini, proponendo che l’iniziativa coincida con il 60° anniversario della Liberazione, il 25 aprile. Gubiani spiega nel documento chi fosse e di conseguenza perché il sacerdote meriti di essere ricordato dai gemonesi, sottolineando che forse lo stesso genitore del sindaco, noto partigiano gemonese, era stato coinvolto da questo personaggio: don Pancheri, infatti, per lungo tempo missionario in Cina, al rientro era stato nominato direttore del Collegio degli Stimmatini di Gemona; questo incarico, aggiunto alle conoscenze relative all’organizzazione e alla tattica di difesa apprese all’Est, gli aveva consentito di assumere un ruolo determinante nel movimento di Resistenza gemonese.
Il Padre Stimmatino non solo ha garantito protezione ai tanti giovani aderenti all’Azione Cattolica che non volevano assolvere l’obbligo della leva, ma in prima persona ha provveduto al reclutamento di questi e altri giovani nelle file partigiane della Divisione "Osoppo"; lo stesso don Alberto, ricorda Gubiani, costituì ben due battaglioni - il "Prealpi" ed il "Ledra" - di uno dei quali fu anche il comandante.
«Tra le diverse strategie adottate dal sacerdote - sottolinea in una nota il consigliere - rimase famosa l’installazione di una radio, all’interno di una statua della Madonna collocata nel giardino interno del collegio, per comunicare con gli alleati e in particolar modo con il maggiore scozzese Mc Pherson, che gli alleati avevano inviato sulle montagne di Gemona già all’indomani dell’8 settembre 1943». Il consigliere di minoranza suggerisce infine di favorire, anche attraverso l’istituzione di una borsa di studio, l’approfondimento, la valorizzazione e la pubblicazione degli studi sull’operato di don Pancheri, figura di cui molti gemonesi si sono dimenticati o, come nel caso delle generazioni più giovani, non hanno addirittura mai sentito parlare.
Natalina De Pascale
Il Padre Stimmatino non solo ha garantito protezione ai tanti giovani aderenti all’Azione Cattolica che non volevano assolvere l’obbligo della leva, ma in prima persona ha provveduto al reclutamento di questi e altri giovani nelle file partigiane della Divisione "Osoppo"; lo stesso don Alberto, ricorda Gubiani, costituì ben due battaglioni - il "Prealpi" ed il "Ledra" - di uno dei quali fu anche il comandante.
«Tra le diverse strategie adottate dal sacerdote - sottolinea in una nota il consigliere - rimase famosa l’installazione di una radio, all’interno di una statua della Madonna collocata nel giardino interno del collegio, per comunicare con gli alleati e in particolar modo con il maggiore scozzese Mc Pherson, che gli alleati avevano inviato sulle montagne di Gemona già all’indomani dell’8 settembre 1943». Il consigliere di minoranza suggerisce infine di favorire, anche attraverso l’istituzione di una borsa di studio, l’approfondimento, la valorizzazione e la pubblicazione degli studi sull’operato di don Pancheri, figura di cui molti gemonesi si sono dimenticati o, come nel caso delle generazioni più giovani, non hanno addirittura mai sentito parlare.
Natalina De Pascale
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sabato 24 agosto 2013
Ricordate a Lauco la figura di Barba Livio e l'esperienza del Btg. Carnia
Resistenza, il ricordo di Romano Zoffo
Messaggero Veneto, 23 agosto 2013
Vinaio negli anni '40 |
LAUCO Organizzata dalla Pro loco, in collaborazione con la Casa del Popolo e con il patrocinio del Comune, si è tenuta a Lauco una serata sulla Resistenza in Carnia. L’altopiano, zona centrale e strategica, ha visto a Salvins di Vinaio la sede del comando del battaglione Carnia della formazione Osoppo, guidato, fino al settembre 1944, dal comandante di origini carniche Romano Zoffo, conosciuto come Barba Livio. La sua figura è stata tratteggiata da Laura Matelda Puppini: ufficiale dell’Esercito, reduce dalla Croazia ove aveva combattuto con gli italiani occupanti, viene descritto come uomo severo ma anche come uomo giusto e metodico. Attento e sensibile alle esigenze individuali degli osovani, promosse pure, con il sacerdote di Vinaio don Francesco Zaccomer, il taglio di un bosco comunale per poter distribuire alle povere famiglie locali la terra da coltivare. Per questo fu accusato di essere comunista, mentre era un cattolico e di idee vicine a quelle del Partito d’Azione e al Socialismo riformista. In seguito fu nominato comandante della Brigata Osoppo - Carnia, ma fu inviato nell’ottobre 1944 alla prima brigata guidata da Bolla (Francesco De Gregori) in val Resia. Durante una operazione di guerra a Tarcento, chiese la resa del presidio cosacco. Ma venne catturato, seviziato e ucciso a villa Orter. Ricordati pure Tranquillo De Caneva, Gino Beorchia, i sacerdoti don Zaccomer, don Giulio Mentil e don Giovanni Pascolini. Presente alla serata anche Romano Marchetti. (g.g.)
Foto giovanile di Romano Zoffo |
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domenica 18 agosto 2013
A.P.O. e ANPI ricordano le vicende del Gemonese e i caduti nella Lotta di Liberazione
A Gemona del Friuli: 68^ festa di Ledis in ricordo dei 53 gemonesi caduti nella Lotta di Liberazione
L'A.P.O. in collaborazione con il Comune di Gemona e l'ANPI di Gemona - Venzone
organizza la 68^ festa di Ledis
PROGRAMMA:
Sabato 24 agosto 2013
Ore 17,30
A Gemona del Friuli
presso la Ex Chiesa di San Michele
“la resistenza nel gemonese”
Relatori: Pieri Stefanutti e Lodovico Copetti
Presenta: Roberto Volpetti, Vice Presidente A.P.O.
Domenica 25 agosto 2013
Ore 11,00
Santa messa presso la Chiesetta di Ledis
Saluto del Sindaco di Gemona del Friuli
Saluto del rappresentante dell’ANPI
Intervento commemorativo del Presidente
dell’Associazione Partigiani Osoppo Friuli
Ore 12,30
Momento conviviale e di festa
a cura del Comitato “Borg di Taviele”
martedì 13 agosto 2013
Andarsene, tornare, combattere... un concerto lunedì 19 a Gemona
A Gemona del Friuli: canti di Emigrazione e di Resistenza
CONCERTO SUI TEMI DELL’EMIGRAZIONE E DELLA RESISTENZA
con Sara Modigliani e Felice Zaccheo
Questi versi di Leonardo Zanier (Da ogni famea, 1976) sintetizzano con singolare forza la duplice tematica attorno a cui si articola un evento che avrà come protagonisti due musicisti di eccezionale livello: Sara Modigliani (cantante) e Felice Zaccheo (chitarrista). I due artisti - e musicologi - offrono questa serata ai gemonesi dopo alcune esibizioni nell’ambito della rassegna “Carniarmonie”. Il concerto, che avrà luogo lunedì 19 agosto, a Gemona, dalle ore 20.30, nell’auditorium di San Michele (Largo Porta Udine), proporrà un repertorio di canti dell'emigrazione e della Resistenza italiana.
L'iniziativa - promossa dalla sezione A.N.P.I. di Gemona-Venzone, sostenuta dalle Associazioni A.P.O.,Ecomuseo delle Acque del Gemonese e AUSER Volontariato Alto Friuli e patrocinata dal Comune -, anche se autonoma nell’ideazione, si connette tematicamente alle iniziative dedicate alla Resistenza che si svolgeranno a Gemona nell’ultima decade di agosto.
NOTE SUI MUSICISTI
Sara Modigliani ha iniziato l’attività di studio della musica contadina e popolare italiana negli anni ’70, collaborando con esperti etnomusicologi dell’Università di Roma e con personalità come Giovanna Marini, Diego Carpitella, Alessandro Portelli. Grazie a questa attività ha acquisito esperienza nelle tecniche di canto contadino e nei modi della tradizione musicale a trasmissione orale. Assieme ad altri musicisti ha fondato il gruppo denominato “Il Canzoniere del Lazio”, che, con concerti di rilevanza nazionale, ha diffuso e rielaborato la musica folk.
Felice Zaccheo è uno dei migliori mandolinisti e chitarristi nel panorama attuale della musica per corda e plettro. Nel campo della musica classica, fa parte dell’ “Ensemble Mereuer”, un gruppo che propone un repertorio, dedicato agli strumenti a plettro, che va dal Settecento ai giorni nostri. Negli ultimi anni si è dedicato con passione all’accompagnamento della musica popolare, in particolare del centro-Italia e del sud. Suona anche la chitarra elettrica in formazioni di musica folck-rock nordamericana.
lunedì 5 agosto 2013
Lauco, incontro sul Btg. Carnia e l'esperienza di Salvìns
La Pro Loco Comune di Lauco e la Società Casa del Popolo
Con il patrocinio del Comune di Lauco,
ORGANIZZANO UN INCONTRO intitolato:
L'incontro avrà luogo
VENERDI’9 AGOSTO 2013
alle ore 20,30
presso la sala polifunzionale
della Casa del Popolo - Lauco
Condurrà l’incontro Laura Matelda PUPPINI
Sarà presente Romano MARCHETTI
Ingresso libero
seguirà bicchierata e dolci fatti in casa
Con il patrocinio del Comune di Lauco,
ORGANIZZANO UN INCONTRO intitolato:
“LA RESISTENZA IN CARNIA:
L ’ALTOPIANO DI LAUCO –
SALVINS DI VINAIO ED IL
MITICO BATTAGLIONE CARNIA ”
L'incontro avrà luogo
VENERDI’9 AGOSTO 2013
alle ore 20,30
presso la sala polifunzionale
della Casa del Popolo - Lauco
Condurrà l’incontro Laura Matelda PUPPINI
Sarà presente Romano MARCHETTI
Ingresso libero
seguirà bicchierata e dolci fatti in casa
lunedì 29 luglio 2013
Valle del But, 1944. "Nessun revisionismo può cambiare le cose"
STORIA La strage delle Ss in Carnia
Pare di udire ancora nella valle del But, in Carnia, le urla di quegli uccisi in modo barbaro da nazisti, travestiti da partigiani, il 21 luglio 1944, i corpi poi straziati: 16 furono i trucidati e seviziati in orribile modo senza motivo alcuno a Pramosio, 16 civili, tra cui una donna in stato di avanzata gravidanza. Stavano mangiando il loro magro pasto, un momento di riposo dopo le solite fatiche giornaliere...ma giunsero le Ss... Non doma, la banda di assassini violentava e uccideva due donne, sfregiandone il corpo anche nelle parti intime, e, raggiunta località Moscardo, uccideva 2 operai che ritornavano dal lavoro, e quindi a Cercivento 3 persone, sempre senza motivo. Il 22 luglio 1944 il gruppo assassino, non ancora pago, si univa a quello, di cui facevano parte molti italiani, che aveva fatto irruzione a Paluzza, prelevando persone dalle case, facendole andare in Municipio ove altri sfortunati attendevano, ed ivi seviziando tutti con pugnalate, calci , morsi, e con colpi dei fucili usati come clave. Finalmente il pomeriggio, il gruppo così formatosi, “ebbro di sangue e in stato di palese ubriachezza” lasciava Paluzza e, prima di rientrare a Tolmezzo, uccideva 7 ostaggi in località Ponte di Sutrio dopo aver trucidato altre persone nei paesi della valle, ed aver depredato le vittime di tutti gli oggetti di valore. Ricordiamo questi fatti, questo sangue innocente sparso in Carnia e non confondiamo vittime e carnefici. Non esistono mille versioni in storia. E la narrò, subito dopo i fatti, Virgilio Candido, segretario comunale di Paluzza, al Berater tedesco ad Udine. Questi sono i fatti, questi sono i carnefici e le vittime , e nessun revisionismo può cambiare le cose.
Laura Matelda Puppini, Udine
Pare di udire ancora nella valle del But, in Carnia, le urla di quegli uccisi in modo barbaro da nazisti, travestiti da partigiani, il 21 luglio 1944, i corpi poi straziati: 16 furono i trucidati e seviziati in orribile modo senza motivo alcuno a Pramosio, 16 civili, tra cui una donna in stato di avanzata gravidanza. Stavano mangiando il loro magro pasto, un momento di riposo dopo le solite fatiche giornaliere...ma giunsero le Ss... Non doma, la banda di assassini violentava e uccideva due donne, sfregiandone il corpo anche nelle parti intime, e, raggiunta località Moscardo, uccideva 2 operai che ritornavano dal lavoro, e quindi a Cercivento 3 persone, sempre senza motivo. Il 22 luglio 1944 il gruppo assassino, non ancora pago, si univa a quello, di cui facevano parte molti italiani, che aveva fatto irruzione a Paluzza, prelevando persone dalle case, facendole andare in Municipio ove altri sfortunati attendevano, ed ivi seviziando tutti con pugnalate, calci , morsi, e con colpi dei fucili usati come clave. Finalmente il pomeriggio, il gruppo così formatosi, “ebbro di sangue e in stato di palese ubriachezza” lasciava Paluzza e, prima di rientrare a Tolmezzo, uccideva 7 ostaggi in località Ponte di Sutrio dopo aver trucidato altre persone nei paesi della valle, ed aver depredato le vittime di tutti gli oggetti di valore. Ricordiamo questi fatti, questo sangue innocente sparso in Carnia e non confondiamo vittime e carnefici. Non esistono mille versioni in storia. E la narrò, subito dopo i fatti, Virgilio Candido, segretario comunale di Paluzza, al Berater tedesco ad Udine. Questi sono i fatti, questi sono i carnefici e le vittime , e nessun revisionismo può cambiare le cose.
Laura Matelda Puppini, Udine
(da: Messaggero Veneto, 28 luglio 2013)
giovedì 11 luglio 2013
Quindici giorni di iniziative per ricordare i tragici fatti del 1944 in Val del But
E' stato diffuso il programma delle iniziative e delle manifestazioni legate alla commemorazione delle vittime degli eccidi del luglio 1944 in Val del But. Si tratta di appuntamenti che coinvolgono numerosi Comuni, con una molteplicità di proposte, in un arco di tempo che va dal 12 al 27 luglio.
I momenti salienti saranno come sempre incentrati sulla commemorazione di Paluzza (il 20) e sulla cerimonia religiosa in Pramosio (il 21).
Queste e altre informazioni su: http://www.anpiudine.org/ node/411
I momenti salienti saranno come sempre incentrati sulla commemorazione di Paluzza (il 20) e sulla cerimonia religiosa in Pramosio (il 21).
Queste e altre informazioni su: http://www.anpiudine.org/
lunedì 13 maggio 2013
Ricordate ad Avasinis le 51 vittime dell'eccidio del 1945
Avasinis 2 maggio 2013: l’omaggio alle vittime dell’eccidio del 1945
A 68 anni di distanza, si è rinnovata la
commemorazione delle vittime dell’eccidio nazifascista di Avasinis,
avvenuto sul finire della guerra, il 2 maggio 1945.
In una chiesa parrocchiale gremita, padre Giuliano
Melotti ha celebrato la santa messa, soffermandosi, nell’omelia,
sul significato evangelico del perdono.
Dopo la Santa Messa, sono state deposte tre
corone d’alloro al monumento-sacrario che ricorda le vittime,
un'area oggetto di una recente ristrutturazione e sistemazione.
Il sindaco di Trasaghis, Augusto Picco, esprimendo
un vivo ringraziamento agli intervenuti, ha sottolineato come la
numerosa partecipazione rappresenti la ideale prosecuzione di una
scelta presa dalla popolazione nell’immediato dopoguerra e poi
costantemente premiata dalla partecipazione commossa da parte dei
familiari delle vittime e della gente. E' seguito il commosso
intervento della signora Adriana Geretto, presidente provinciale
dell’Associazione Vittime Civili della Guerra, che si è soffermata
sulle sofferenze della popolazione e sull'impegno per la costruzione
di un futuro di pace, senza guerre.
Il prof. Andrea Zannini, docente di storia
all'Università di Udine e membro del direttivo dell'Istituto
Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, nell'orazione
ufficiale, è partito da una ricostruzione storica di quelle lontane
vicende, inquadrando i fatti di Avasinis nel più generale quadro
repressivo instaurato dal nazifascismo. Ha quindi sottolineato le
circostanze dell'episodio ed il vasto dibattito che, da anni, è
avviato sulle caratteristiche della Lotta di Liberazione, invitando
comunque a una analisi attenta per non arrivare a pericolose
generalizzazioni, in modo da distinguere tra “causa” e
“conseguenza”. Zannini è passato a trattare poi una profonda
riflessione, dalla "rilettura" delle contrapposizioni del
periodo della guerra, con il significativo esempio dato dalla
costituzione della Repubblica Libera di Carnia e sul senso
dell’impegno nella società contemporanea, anche attraverso una
ferma difesa dei valori espressi dalla Costituzione.
Alla cerimonia erano
presenti, tra gli altri, numerosi Sindaci e amministratori dei comuni
vicini, i rappresentanti dell’ANPI Provinciale guidati dal
vicepresidente Rapotez, la quinta elementare e la prima media in
rappresentanza delle scuole del comune (gli alunni hanno anche dato
lettura dell'elenco dei nomi delle vittime), gli Alpini dei Gruppi
di Avasinis, Alesso e Peonis, diversi assessori e consiglieri
comunali di Trasaghis, e tanti cittadini di Avasinis e dei paesi
vicini.
giovedì 2 maggio 2013
In Germania si discute delle responsabilità dell'eccidio di Avasinis
Nel 2003 era stato realizzato dalla televisione bavarese Medienwerkstatt di Norimberga con la regia di Jim G. Tobias “Tatort Avasinis”(Luogo del massacro: Avasinis): un importante servizio giornalistico dove sono stati ricostruiti i momenti della strage nazifascista del 2 maggio 1945, attraverso riprese dirette sui luoghi ed interviste ai testimoni di quel tragico evento. Il filmato era stato trasmesso con notevole interesse dalla televisione tedesca e seguito con estrema attenzione nella presentazione di Avasinis da parte delle numerosissime persone convenute. Le testimonianze riportate (Cèsar Venturini, Menia Stefanutti e Mariuta Rodaro, tutte intente a rievocare la propria esperienza personale nelle drammatiche ore del 2 maggio, unitamente alla introduzione storica di Pieri Stefanutti) avevano suscitato notevole interesse.
In questi giorni, a ridosso della commemorazione, lo stesso regista Jim G. Tobias ha pubblicato su Internet un articolo (http://www.hagalil.com/archiv/2013/05/01/massaker-von-avasinis/ ) in cui riprende i contenuti del video e che viene qui riproposto:
Das Massaker von Avasinis
Am 2. Mai 1945 ermordete eine fränkische SS-Einheit 51 Zivilisten in einem italienischen Bergdorf…
Von Jim G. Tobias
„Ein Soldat hat die Tür eingetreten und die Pistole auf mich gerichtet. Dann sagte er: ,Du bist ein Bandit, basta!‘ und schoss. Alles war voller Blut“, berichtet Cesarino Ventorini überraschend sachlich. Dennoch spürt man, dass die Erinnerung an den 2. Mai 1945 für den damals Zwölfjährigen immer noch sehr schmerzhaft ist. „Krieg ist Krieg“, sagt er traurig und fügt verbittert hinzu: „Aber ich kann nicht verstehen, wenn Kinder, Frauen und Alte umgebracht werden, Menschen, die kein Feind sind!“
Der Krieg in Italien war zu dieser Zeit schon vorbei. Die deutschen Truppen hatten am 28. April 1945 kapituliert. Die arglose Bevölkerung des kleinen Bergdorfes Avasinis in der Provinz Udine wähnte sich daher in Sicherheit. „Im Nachbardorf feierten sie den Einmarsch der Alliierten. Ich hörte die Glocken zum Tag der Befreiung läuten“, bestätigt Ventorini. In Avasinis hallen jedoch Gewehrsalven und Schreie des Entsetzens durch die Straßen. Angehörige der SS-Karstwehr dringen in die Häuser ein und metzeln erbarmungslos die wehrlosen Menschen nieder.
Der damals Zwölfjährige Cesarino Ventorini zeigt seine von Kugeln durchsiebte Jacke. Foto: jgt-archiv
Weil sie keine kampffähigen Männer finden, nehmen die Soldaten etwa 40 Frauen in Geiselhaft. „Auch bei meiner Schwägerin waren sie. Der Kommandant hat sie angeschaut und mit dem Kopf geschüttelt. Sie haben dann zwei andere Mädchen mitgenommen. Ich will nicht sagen, was man diesen jungen Frauen in der Nacht angetan hat“, erzählt die 85-jährige Domenica Stefanutti sichtlich aufgewühlt. In den Geschichtsbüchern kann man es nachlesen: Die Frauen wurden mehrfach vergewaltigt und anschließend mit Genickschuss getötet. Die Soldateska zog am 3. Mai ab und ließ 51 Tote zurück, darunter fünf Kinder im Alter von zwei bis zwölf Jahren.
Mitglieder der SS-Karstwehr marschieren. Foto: Bundesarchiv
Über ein halbes Jahrhundert blieben die Mörder unbekannt. Erst 1997 eröffnete die Staatsanwaltschaft Würzburg ein Verfahren wegen des „Verdachts der Ermordung italienischer Zivilisten“. Bald führte die Spur ins oberfränkische Pottenstein, wo in den 1940er Jahren die SS-Karstwehr stationiert war, eine Sondereinheit, die für den „Partisanenkampf“ im ehemaligen Nordjugoslawien gedrillt wurde. Die Elitetruppe war an zahlreichen Kriegsverbrechen beteiligt. Ab September 1944 wurden die Karstjäger unter Führung des Höheren SS- und Polizeiführers Adriatisches Küstenland, Odilo Globocnik, auch nördlich der Stadt Udine eingesetzt. Sie sollten das Tagliamento-Tal für den Rückzug deutscher Truppen freihalten.
Am 1. Mai 1945 marschiert eine Kompanie der Waffen-SS das Flusstal entlang in Richtung Norden. Partisanen verwickeln die Einheit in einen Schusswechsel. Als Vergeltungsaktion greifen die Truppen das nahe gelegene Avasinis an. Am Morgen des 2. Mai stürmt Signora Rodaro zu ihren beiden Töchtern ins Zimmer und ruft: „Steht auf, wir müssen in die Berge flüchten, die Deutschen kommen!“, berichtet die damals 17-jährige Tochter Maria. „Ich hörte das Getrampel von Stiefeln, fing an zu schreien, laut zu weinen.“ Ihrer zweijährigen Schwester wird der Schädel mit einem Gewehrkolben eingeschlagen, die Mutter erschossen.
Jahrelang verliefen die Ermittlungen mehr als schleppend, bis im August 2002 bayerische Staatsanwälte zusammen mit ihren italienischen Kollegen verstärkt nach den Mördern von Avasinis fahndeten. Zwar konnten die Behörden über 130 Mitglieder der ehemaligen Karstwehr namentlich ermitteln. Einige der Veteranen räumten auch ein, bei Einsätzen in Norditalien dabei gewesen zu sein, doch hätten sie sich nicht an Verbrechen beteiligt. „Es war wenig Erinnerungswillen erkennbar“, meinte der ermittelnde Staatsanwalt, der gezielte Absprachen unter den Befragten vermutet und daher das Verfahren im Frühjahr 2007 einstellen musste.
In Avasinis glaubt schon lange niemand mehr, dass die Täter noch gefunden und bestraft werden. Und falls doch einer der Mörder überführt würde? „Was soll man mit dem alten Mann machen?“, fragt Maria Rodaro und gibt sich gleich selber die Antwort: „Wenn man alt ist, ist man sowieso gestraft. Vielleicht ist es besser zu vergeben.“
Gleichwohl wollen die Bürger von Avasinis die Erinnerung an das grausame Verbrechen wach halten. Sie versammeln sich jedes Jahr am 2. Mai und ziehen im Schweigemarsch durch das Dorf zur Gedenkstätte. Dort erinnert ein mächtiges steinernes Mahnmal mit den Fotos und Namen der Opfer stumm an das ungesühnte Massaker.
Jedes Jahr am 2. Mai versammeln sich die Bürger Avasinis an der Gedenkstätte. Maria Rodaros (l.) Mutter und Schwester wurden von den SS-Männern ermordet. Foto: jgt-archiv
Sul sito della Tv tedesca, è anche ora possibile visionare direttamente il filmato nella sua versione originale (http://www.medienwerkstatt-franken.de/index.php?id=22&tx_ttnews[tt_news]=71&cHash=cb984bf15bd80567e8899a1999859075 ).
venerdì 26 aprile 2013
La biografia di Romano Marchetti presentata sabato a Venzone
Venzone
piazzetta Duomo, 2 - sala Bertrando
sabato, 27 aprile 2013 - ore 15.30
LA RESISTENZA:
UOMINI ALLA RICERCA DELLA LIBERTA'
E DI UN NUOVO MONDO
presentazione del volume edito dall'Istituto Friulano per
la Storia del Movimento di Liberazione – gennaio 2013
per i tipi della Kappa Vu edizioni - Udine
“Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona
Una vita in viaggio nel '900 italiano”
di Romano Marchetti
a cura di Laura Matelda Puppini
Ufficiale degli alpini sul Golico, Romano Marchetti è, poi, uno dei primi organizzatori della resistenza osovana in Carnia, si scontra con le difficoltà del dopoguerra, sostiene Unità Popolare, intesse rapporti anche epistolari con noti socialisti ed azionisti, e viene catapultato a Savona, per avere in qualche modo disturbato la Democrazia Cristiana. Vive la sua esperienza lavorativa presso vari Ispettorati Provinciali dell’Agricoltura, conosce la marca trevigiana, si ricongiunge, infine, alla sua sposa ed ai figli. Costantemente preoccupato di guadagnar “due soldi per il lesso” per mantenere la famiglia, vive la sua vita in un succedersi incessante di fatti internazionali, nazionali e locali, che segue con partecipazione. Interessanti appaiono le sue proposte per sviluppare l’agricoltura, la frutticoltura, l’allevamento. Il libro, curato da Laura Matelda Puppini, è corredato pure dalla storia del battaglione Carnia della Osoppo e del suo comandante Barba Livio, da quella della distruzione della torre Picotta da parte dei tedeschi, da schede analitiche su figure di partigiani.
Saranno presenti l’autore e la curatrice
martedì 23 aprile 2013
Presentazione a Gemona del video "Il sangue degli innocenti"
Sangue in Carnia nel 1944:
l’indagine di Ariis e Stefanutti
La Cineteca del Friuli dà appuntamento, stasera alle 21, al Sociale di Gemona, dove sarà proiettato il documentario
UDINE. La Cineteca del Friuli dà appuntamento, stasera alle 21, al Sociale di Gemona, dove sarà proiettato Carnia 1944. Il sangue degli innocenti (2012) di Dino Ariis, che firma la regia, e di Pieri Stefanutti, responsabile delle ricerche bibliografiche e autore della sceneggiatura, entrambi presenti alla serata.
Secondo classificato all’ottava edizione del premio Leggimontagna (sezione audiovisivi), Il sangue degli innocenti è la ricostruzione documentata di un episodio della storia partigiana che, secondo voci a lungo circolate in Carnia, sarebbe stata la causa scatenante della feroce rappresaglia compiuta nel luglio del 1944 da una “controbanda” tedesca nelle malghe di Lanza, Cordin, Pramosio e lungo la valle del But.
L’episodio è citato per la prima volta nella Storia della guerra civile di Giorgio Pisanò, risalente agli anni Sessanta, in cui si parla di un assalto compiuto da sette partigiani garibaldini a una malga nei pressi di Wurmlach, in territorio austriaco.
Dopo aver assassinato due giovani pastori e violentato e ucciso una ragazzina, i partigiani carnici avrebbero sequestrato i cavalli su cui sarebbero poi rientrati alla base. La versione è stata ripresa più volte, da vari ricercatori quali Bellinetti, Arena, Sollero, Pirina, Corbanese, Mansutti, sino a diventare convinzione acclarata.
Ariis e Stefanutti hanno intrapreso una loro inchiesta, consultando la bibliografia disponibile, andando alla ricerca di nuovi documenti e soprattutto parlando con testimoni diretti in grado di ricordare quelle esperienze lontane. I primi risultati sono stati raccolti nel video Pramosio, il giorno dell'infamia, presentato nel luglio 2007. Dopo ricerche ancora più serrate, di qua e di là del confine, è stato realizzato Carnia 1944. Il sangue degli innocenti, in cui si dà chiara evidenza che quell’azione delittuosa in realtà non c’è mai stata.
Per fare piena luce sulla vicenda si è voluta verificare anche la possibilità di un errore geografico, e cioè che l’episodio fosse realmente accaduto ma in una località diversa da Wurmlach. Parallelamente, si sono cercati documenti e testimonianze che potessero avvalorare un’altra ricostruzione recentemente emersa, secondo la quale sarebbero i partigiani e non i tedeschi i responsabili dei fatti di Lanza e Cordin. Non si è trovato riscontro sufficiente a rafforzare con elementi di veridicità nessuna delle due ipotesi.
da: Messaggero Veneto, 23 aprile 2013
lunedì 22 aprile 2013
Il 25 aprile a Gemona: una tesi universitaria e un Canzoniere popolare
Quest’anno a Gemona la festa della Liberazione verrà celebrata in modo originale. Alle manifestazioni ufficiali, previste nella mattinata del 25 aprile, si aggiungeranno altri due eventi che faranno riflettere su un momento fondamentale per la storia del nostro Paese. Sono promossi dal Comune, l’ANPI, l’APO e l’Ecomuseo delle acque.
Alle 17 a Palazzo Boton verrà presentata la tesi di laurea magistrale della gemonese Silvia Madotto “Le capitali della Resistenza universitaria. Padova, Oslo e Praga”, discussa all’Università di Padova e insignita nel 2012 del Premio nazionale Giacomo Matteotti. La ricerca ricostruisce efficacemente la vita dei tre atenei europei nel contesto della Resistenza ma anche l’ambiente da cui l’antifascismo e l’opposizione al nazismo sono nati. Nell’occasione l’Amministrazione comunale conferirà a Silvia Madotto un riconoscimento per il contribuito innovativo garantito ad un percorso di ricerca che ha visto protagonista una giovane gemonese.
Alle 20.30 nell’ex Chiesa di San Michele, il Canzoniere popolare della Brianza terrà il concerto “Cosa importa se ci chiaman banditi”, dedicato ai canti della Resistenza italiana al fascismo. Si tratta di una formazione che a partire dagli anni settanta è andata sviluppando un’attenzione particolare per il canto tramandato oralmente in Lombardia e nelle altre regioni del nord Italia, attraverso un lavoro di raccolta e di studio del cosiddetto patrimonio immateriale. Verrà presentata un’antologia di brani, ispirati ai valori di libertà, giustizia e pace, che mostrano il formarsi di un repertorio politico avvenuto attraverso il recupero di materiale melodico della tradizione popolare o militare su cui si sono innestati testi rinnovati o nuovi, anche di creazione colta.
Nelle foto: Silvia Madotto e Canzoniere popolare della Brianza
sabato 20 aprile 2013
"Carnia 1944, il sangue degli innocenti" presentato venerdì a Hermagor. E martedì tocca a Gemona
"Carnia 1944, il sange degli innocenti", il filmato di Dino Ariis che ricostruisce le vicende dell'estate 1944 a cavallo del confine italo-austriaco, con gli eccidi fra le malghe compiuti dalle controbande naziste, è stato presentato venerdì 19 a Hermagor in Austria, in una serata assai seguita che ha visto la presenza degli storici Michael Koschat e Marina Jamritsch, di un gruppo di studenti delle scuole superiori, di numerosi esponenti di associazioni culturali della Valle del Gail.
Ecco la presentazione dell'iniziativa curata da siti austriaci:
Il filmato verrà presentato anche martedì 23 aprile, alle 21, nel Cinema Sociale di Gemona del Friuli, in una serata proposta dalla Cineteca del Friuli.
CARNIA 1944, IL SANGUE DEGLI INNOCENTI
Documentario, 105 min.
MARTEDÌ 23 APRILE Cinema Sociale h. 21.00
Video analisi delle vicende legate agli eccidi tra
le maghe carniche nel luglio del 1944.
Ecco la presentazione dell'iniziativa curata da siti austriaci:
Schauplatz Gailtaler Almen 1944
„Patriotentätigkeit“ und „Bandenbekämpfung“
(c)
Dino Ariis
Am
Freitag, dem 19. April 2013 (19:30 Uhr), findet in der Aula unserer
Schule ein Gedenkabend zu den Kriegsereignissen im Sommer 1944 auf
den Obergailtaler Almen statt. Von SS-Spezialeinheiten durchgeführte
und als „Bandenbekämpfung“ bezeichnete Aktionen gegen
italienische Partisanen und Kollaborateure – einige sogar aus der
Kötschacher Gegend - forderten viele zivile Opfer. Mit
Zeitzeugenberichten und einem Film von Dino Ariis soll dieser Opfer
gedacht und Erinnerungen zurechtgerückt werden.
Als Gastredner konnte Dr. Michael Koschat (Autor von „Braune Flecken im Ortsbild“ und “Opfer, Täter, Denunzianten”) gewonnen werden.
Als Gastredner konnte Dr. Michael Koschat (Autor von „Braune Flecken im Ortsbild“ und “Opfer, Täter, Denunzianten”) gewonnen werden.
Im
Folgendem ein Text der Initiatorin der Veranstaltung – Dr. Marina
Jamritsch ©
Kärnten
hatte im 2. Weltkrieg nicht nur an seiner SO-Grenze eine
Partisanenfront. Ab dem Frühjahr/Sommer 1944 tat sich eine
solche von den Nazis ebenso gefürchtete in den Karnischen Alpen auf.
„Längs
der Reichsgrenze vom Oisternig bis Sillian“ wurde ein
Sperrgebiet zur „Bandenbekämpfung“ eingerichtet. Auf den
Obergailtaler Almen – von der Rattendorfer Alm bis ins Lesachtal –
kam es zu bewaffneten Zwischenfällen mit italienischen
Partisanen, denen es nicht gelang, den Widerstand gegen das NS-System
über die Grenze ins Gail- /Drautal und Osttirol zu tragen. Die
Partisanenaktivitäten wurden hierzulande aber nicht als Widerstand
sondern als reine Gewaltaktionen gedeutet; vergessen wurde/wird –
im Gailtal wie unter italienischen Revisionisten in der Carnia/Friaul
-, dass die Zahl der zivilen Opfer zweier Spezialeinheiten der SS –
eingesetzt zur Bandenbekämpfung in der Nähe der Rattendorfer,
Straniger, Zollner, Kleinkordin-Alm, Promos-Alm und Plöckenpaß -
weit über der Zahl derer liegt, die auf Gailtaler Seite durch
Partisanenhand starben
Wenig
bekannt ist ebenso, dass einzelne Kollaborateure des von den
Alliierten unterstützten Partisanenwiderstandes in der Carnia
auch aus der Kötschacher Gegend stammten.
Von
ihnen und von den Opfern auf beiden Seiten der „Reichsgrenze“
wird beim Gedenkabend am 19.April die Rede sein. Gelesen werden die
Zeitzeugenberichte und die entsprechenden Passagen aus dem
Archivmaterial von Schülern der 7.Klasse.
Dino
Ariis aus Treppo/Italien hat es sich in den letzten Jahren angelegen
sein lassen, allen noch findbaren Spuren dieses grenzübergreifenden
Konflikts nachzugehen, Zeitzeugen im Gailtal und in der Carnia
aufzuspüren und aus deren Berichten ein zweiteiliges Video Carnia
1944 il sangue degli innocenti –
malghe carniche 1944 zu produzieren, das am 19.April l in der
deutschen Version gezeigt wird.
Gastredner
des Abends ist Dr. Michael Koschat, einer der besten Kenner der
„Resistenza“ hierzulande.
Il filmato verrà presentato anche martedì 23 aprile, alle 21, nel Cinema Sociale di Gemona del Friuli, in una serata proposta dalla Cineteca del Friuli.
CARNIA 1944, IL SANGUE DEGLI INNOCENTI
Documentario, 105 min.
MARTEDÌ 23 APRILE Cinema Sociale h. 21.00
Video analisi delle vicende legate agli eccidi tra
le maghe carniche nel luglio del 1944.
CARNIA 1944: IL SANGUE DEGLI INNOCENTI di DinoAriis.
Ricerche bibliografiche e sceneggiatura di Pieri Stefanutti.
Documentario,105 min. NN Media, IT 2012.
La realizzazione di questo video è nata da una “voce” che gira da
tempo in Carnia e secondo la quale, durante un prelievo di cavalli
in Austria da parte dei partigiani carnici, vi fu una feroce azione
delittuosa che nel luglio del 1944 portò alla rappresaglia di una
“controbanda” tedesca nelle malghe di Lanza, Cordin, Pramosio e
lungo la valledel But. Sulla base dei documenti disponibili e delle
testimonianze dirette, Dino Ariis e Pieri Stefanutti dimostrano che
quel fatto non è mai accaduto.
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