Album di guerra

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I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona
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mercoledì 14 maggio 2014

Ricordo del comandante Daniel, a 70 anni dalla morte in combattimento

Tra sabato e domenica prossima verrà ricordata la figura del "comandante Daniel", l'ufficiale russo caduto combattendo nelle fila della Resistenza friulana, alla testa del Btg. "Stalin", contro l'offensiva nazista.  Daniel e il suo Btg. operarono a lungo anche nella Valle del Lago (per un approfondimento di quelle vicende vedi http://cjalcor.blogspot.it/2012/03/letture-valdelaghine-quei-partigiani.html  e http://gemonese4445.blogspot.it/2012/03/i-partigiani-russi-del-btg-stalin-sulle.html ). 




PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI

Sabato 17 Maggio
ore 20.30 Auditorium Comunale di Casiacco 
(Vito d’Asio)

In omaggio alla memoria di Danijl Avdeev
il Prof. Alberto Buvoli presenterà la monografia
“Comandante Daniel, un ufficiale russo
nella Resistenza friulana”

Nel corso dell’evento sarà proiettato
il film di Marco Rossitti
“Carnia 1944, un’estate di libertà”

Domenica 18 maggio: 

Ore 15.15 - Clauzetto (Pn)
Raduno sul sagrato della Chiesa di San Giacomo,
adiacente alla tomba di Danijl Avdeev

Ore 15.30
Inizio della cerimonia
coordinata dal Dr. Jurij Cozianin
(Associazione Partigiani Osoppo - Friuli)

• Onori militari a Danijl Avdeev, in presenza del
Picchetto d’onore e della Fanfara della Brigata
Alpina“Julia”

• Deposizione delle corone d’alloro da parte delle
Autorità e delle Associazioni Partigiane

• Omaggio della comunità russa residente in Friuli,
con piantumazione di una betulla commemorativa

• Saluto del Sindaco di Clauzetto
Flavio Del Missier

• Intervento del Rappresentante delle Autorità
Diplomatiche della Federazione Russa in Italia

• Intervento del Presidente della Regione
Debora Serracchiani

• Orazione ufficiale del Prof. Giuseppe Mariuz
(Presidente A.N.P.I. Provinciale di Pordenone

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Motivazione ufficiale
del conferimento a Danijl Avdeev (1917-1944)
della “Medaglia d’Oro al Valor Militare”
“alla memoria”

“Ufficiale della cavalleria sovietica, si sottraeva 
alla deportazione nazista ed attraverso la 
Svizzera, guidando un gruppo di connazionali, 
dopo dura ed arditissima marcia, giungeva nelle 
Prealpi Carniche in Friuli. Qui riuniva in un 
reparto unico tutti i cittadini sovietici sfuggiti alla 
prigionia nazista e si metteva agli ordini del 
Comando Garibaldi del Friuli, operando con 
coraggio e sagacia contro il comune nemico. 
Nel Novembre del 1944, durante la violenta 
offensiva nazista lungo le valli dell’Alto 
Tagliamento e dell’Arzino, Danijl Varfolomeevič 
Avdeev, con alcuni partigiani, nel tentativo di far 
saltare la strada da dove irrompeva il nemico, 
venne sopraffatto da ingenti forze naziste e dopo 
strenua ed eroica difesa che permetteva lo 
sganciamento dei partigiani italiani, cadde in un 
sublime atto di eroismo donando la sua giovane 
vita alla causa della Liberazione d’Italia.” 


domenica 27 gennaio 2013

Il partigiano Zane, da Tolmezzo a Dachau


«Io, un sopravvissuto all’inferno di Dachau»

La testimonianza dell’ex partigiano Gio Batta Mecchia. «Vivevamo con la paura addosso, la morte era sempre in agguato»

di Viviana Zamarian 
UDINE. «Zane, Zane anche tu qui. Ah dove sei capitato». Gio Batta Mecchia era appena entrato nella baracca assegnatagli quando udì queste parole. Si voltò e su una sedia, raggomitolato in un mucchio di stracci, scorse un conoscente di Imponzo. Non lo vide mai più. Inghiottito nell'inferno del lager, vittima di quell’orrore chiamato Dachau.
Era stato catturato il 25 ottobre 1944, Zane (questo il suo nome di battaglia), durante un rastrellamento delle truppe cosacche a Verzegnis. Venne portato prima nella caserma di Tolmezzo e poi nelle carceri di via Spalato a Udine. I tedeschi volevano i nomi dei compagni partigiani. Gli mostrarono una lista. Ma non servirono le violenze, non servirono gli interrogatori né le botte. Lui non cedette.
E non parlò. Di lì a pochi giorni venne caricato su un treno merci verso una destinazione ignota. Durante il viaggio, di notte, alcuni tentarono di salvarsi gettandosi dai piccoli finestrini. Ma le tenebre avvolgevano tutto, anche i dirupi e le rocce contro le quali spesso trovavano la morte. Poi, l’arrivo. «Venimmo spogliati di tutto – racconta –. Ci misero dentro delle enormi sale da bagno per toglierci i pidocchi e ci diedero i vestiti civili. Da allora divenni il numero 128131. Pativamo la fame e la sete, ci davano una brodaglia e una fettina di pane ma soprattutto il freddo dell’inverno tedesco. Tanto che per scaldarci ci mettevamo in gruppo uno a fianco all’altro e a turno occupavamo i posti centrali».
Si viveva con la paura, nel campo. Erano stati radunati nel piazzale per assistere all’impiccagione di un polacco che si era ribellato contro un kapò quando Zane vide per la prima volta, tra le baracche, il fumo uscire da un camino. «Non mi resi conto del pericolo che correvo – ricorda –, non si percepiva l’odore e nessuno di noi sapeva a che cosa servisse. Lo scoprimmo dopo».
I primi di gennaio 1945 venne trasferito a Brandeburg, nello stabilimento della Opel «dove dovevamo sgomberare macerie e morti a causa dei bombardamenti degli americani e degli inglesi». Con la primavera arrivarono anche le notizie che le truppe russe erano alle porte di Berlino. Fu allora che decise, insieme ad alcuni compagni, di intraprendere la fuga. Camminarono di notte per sette giorni. Giunsero a Magdeburg e qui, nel tentativo di oltrepassare il fiume Elba, si trovarono in mezzo ai due fuochi: da una parte i tedeschi, dall’altra gli americani. Si nascosero dietro ai blocchi di cemento del ponte bombardato per 48 ore e poi riuscirono a raggiungere la sponda destra.
Si fermarono un mese in un campo gestito dagli americani e una volta riprese le forze, presero ciascuno una strada diversa per tornare a casa. Zane nella sua Tolmezzo dove una trentina di anni dopo fu eletto prima assessore e poi consigliere. Dice che riuscì a salvarsi «grazie alla fortuna». Lo dice ricordando, per esempio «l’arrivo del comandante dei cosacchi su un cavallo bianco che fermò i sottoposti intenzionati a fucilarci». Oggi ha 86 anni, Non è mai più ritornato a visitare il campo di Dachau “da uomo libero”. «No, è una ferita che ancora tornerebbe a sanguinare».

giovedì 13 dicembre 2012

Commemorazione dei dieci fucilati di Tramonti


Il COMUNE DI TRAMONTI DI SOTTO con il patrocinio dell’Istituto Provinciale per la storia del movimento di liberazione e dell’età contemporanea di Pordenone e DELL’A.N.P.I. Provinciale di Pordenone organizza la  cerimonia di commemorazione
“10 dicembre 1944”, I DIECI FUCILATI DI TRAMONTI DI SOTTO

per domenica 16 dicembre 2012 alle ore 12.00 con la deposizione di una  corona presso il cimitero di Tramonti di Sotto. Parteciperà alla cerimonia anche il "Coro Popolare della Resistenza".
I fatti: 
Il 10 dicembre, tardo pomeriggio,del 1944 vengono portati al piccolo cimitero di Tramonti di Sotto alcuni partigiani catturati a Palcoda il giorno precedente. Alcuni di loro non hanno voluto lasciare solo il loro comandante “Battisti”. Oltre a loro, partigiani garibaldini, ci sono anche qualche partigiano osovano e qualche civile.

Cadono nelle mani dei fascisti del battaglione “Valanga” della X Mas.
Vengono rinchiusi nei locali della macelleria il 9 dicembre.
Vengono interrogati uno alla volta, nei locali del municipio, sempre in Piazza S.Croce.
Lungo il muro esterno del cimitero vengono fucilati uno alla volta, a cinque minuti di distanza uno dall’altro, dagli stessi fascisti.
I dieci fucilati sono:
SCLAVI CARLO “CHICO” 19-11-17 di Casteggio (pv) garibaldino
CECCONI ADALGERIO “MOSCHETTI” 16-11-23 di Colloredo di Montalbano garibaldino
MININ GINO “CARNERA” 24-9-25 di Tramonti di Sotto garibaldino
VILLANI SALVATORE “COSSU” 6-12-14 di Santa Teresa Di Gallura (CA) osovano
DE FILIPPO GINO “NERONE” 20-12-26 di Claut garibaldino
COMINOTTO OTTAVIO “ROMEO” 29-6-20 di Valeriano garibaldino
MOCCIA COSIMO “ALDO” 1-1-22 di Manduria osovano
RIGO OSVALDO “DAVIDE” 13-7-26 di Pontebba garibaldino
FLAMINI VITTORIO “FRACASSA”21-1-19 di Assisi garibaldino
RONDINI ULDERICO “ROMANO” 6-7-24 di Roma osovano
Per la Valle del Lago, in particolare, va ricordata la figura di Carlo Sclavi (Chico o Chicco), che fu comandante del Battaglione Sozzi che, nell'estate del 1944, prese stanza presso la latteria di Alesso. Fu tra i principali protagonisti della resistenza all'offensiva nazifascista dell'ottobre 1944, combattendo tra la Valle del Lago e la Valle dell'Arzino, per finire poi catturato e fucilato a Tramonti.

sabato 29 settembre 2012

Un nuovo libro sull'occupazione cosacca in Carnia: Krasnov l'Atamano


Krasnov l’atamano. Storia di un cosacco dal Don al Friuli



Tra le biografie di importanti personaggi storici del XX secolo uscite recentemente “Krasnov l’atamano. Storia di un cosacco dal Don al Friuli”, pubblicata dalla Libreria Editrice Goriziana, è senza dubbio una delle più interessanti.
Scritto dallo studioso friulano Fabio Verardo e dotato della prefazione di Enrico Folisi, questo libro, di facile lettura e molto documentato, è il primo studio in Italia che si pone l’obiettivo di tracciare la storia completa del comandante generale dei cosacchi, attingendo a varie fonti archivistiche, sia italiane sia estere, tra cui i documenti, inediti, derivanti dai fondi conservati negli Hoover Institute Archives della Stanford University.
Scrittore, autore di varie opere fra cui un grande romanzo della letteratura russa, tradotto in più lingue nella prima metà del secolo scorso, Dall’aquila imperiale alla bandiera rossa, Petr Nicolaevic Krasnov fu un accanito oppositore della rivoluzione bolscevica, in quanto monarchico, ortodosso e antisemita.
Nella prima parte della dettagliata ricostruzione della sua figura, Verardo ricompone le tappe della carriera del valoroso ufficiale, dal servizio nell’esercito imperiale zarista in missioni diplomatiche e quale corrispondente di guerra, alle azioni nel corso del Primo conflitto mondiale.
Successivamente, dal 1918 al 1919, il generale cosacco fu investito dei massimi poteri militari e politici per condurre la lotta controrivoluzionaria nella parte meridionale dell’ex-impero di Nicola II, e l’autore racconta sia il periodo della rivoluzione comunista sia la reggenza, da parte di Krasnov, dello Stato del Don in veste di atamano.
Il saggio ricostruisce l’operato del generale negli anni dell’esilio fra le due guerre mondiali, con particolare riguardo alla sua attività letteraria; porta a conoscenza del grande pubblico italiano la storia della cooperazione con la Germania di Hitler, il quale pose Krasnov a capo del complesso organismo che governava le truppe collaborazioniste dei cosacchi. Il Führer concesse a questi ultimi, che avevano affiancato i tedeschi in Russia, disertando dall’Armata Rossa in odio a Stalin e al comunismo, e che con loro si erano ritirati di fronte al contrattacco sovietico, l’alto Friuli e la Carnia quali terre di insediamento in attesa di una riconquista che avrebbe permesso a cosacchi ortodossi, e caucasici musulmani, di tornare nei loro territori di origine.
Dall’autunno del 1944 al maggio del 1945 la Carnia divenne il fulcro dell’occupazione del contingente militare cosacco-caucasico guidato dal grande atamano, che prese possesso del territorio insediandovisi con le proprie famiglie. Nel saggio è raccontato il periodo della difficile convivenza fra queste forze di occupazione, giunte in Italia per combattere i partigiani, e la popolazione locale.
Da ultimo, la tragica pagina della ritirata del contingente cosacco-caucasico, lungo un calvario che ebbe termine con la resa agli inglesi e la consegna di Krasnov, dei generali e della popolazione emigrata al loro seguito, all’Armata Rossa, cui seguì all’inizio del 1947 la condanna a morte dell’atamano e degli altri comandanti collaborazionisti cosacchi e caucasici da parte del regime di Stalin.
Un libro, questo di Verardo, avvincente, e di grande interesse anche per chi studia il tema delle migrazioni.

da: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=16930


domenica 22 gennaio 2012

Giornata della memoria: iniziative tra Tolmezzo e Verzegnis

Ecco il calendario delle proposte emerse nell'ambito della "Conca Tolmezzina"  nella rassegna "Memoria Ricordo" in occasione della "Giornata della Memoria":



Venerdì 27 gennaio, ore 18.00:
Centro servizio museali (a lato del museo Gortani di Tolmezzo)
“Intervista a Romano Marchetti”

Presentazione del video realizzato da Fabio Verardo. Interverrà Enrico Folisi e sarà presente Romano Marchetti.
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Teatro comunale Candoni - Domenica 29 gennaio 2012 - ore 18,00
“Ghetto Swingers. Jazz, parole e immagini”
Spettacolo-concerto tratto dal diario del musicista berlinese Erik Vogel. Lettura di Roberto Pagura.
Musiche originali eseguite dal vivo da Armando Battiston(pianoforte) e Paolo Bernetti (tromba)
Immagini prodotte dal vivo di Massimiliano Gosparini.
“Ho scritto questa storia senza odio né spirito di vendetta…
credo nella forte missione di morte jazz, una missione
di fratellanza e di comprensione fra i popoli…
è il simbolo della libertà di espressione e di democrazia,
un potente arma di battaglia per questi ideali
(E. Vogel)”
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TOLMEZZO Sala multimediale di Palazzo Frisacco - Venerdì 10 febbraio 2012 - ore 18,00
“Foibe ed esodo. Una riflessione sulla storiografia recente”
Conferenza del prof. Gian Carlo Bertuzzi, presidente dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia.
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VERZEGNIS, laboratorio teatro didattico
Biblioteca comunale di Verzegnis (Intissans) - Domenica 12 febbraio 2012 - ore 15,00
“La memoria attraverso il legno” Laboratorio manuale per bambini di 5-12 anni

lunedì 5 dicembre 2011

Venerdì Folco Quilici a Verzegnis presenta il suo libro sui cosacchi

Venerdì 9 dicembre alle 20.45, nella sala consiliare del municipio di Verzegnis, Gianpaolo Carbonetto presenterà il romanzo di Folco Quilici, La dogana del vento, la storia di Guido e di Pjotr, un soldato cosacco delle milizie occupanti giunte in Italia a seguito dei tedeschi nel 1944-’45. Interverrà l’autore.
Condurrà la serata Monica Tallone, intermezzi musicali di Mariko Masuda con Paolo Gonnelli. Letture a cura di Renza Marzona e Luciano Marsili.
   Nell'occasione sarà possibile visitare la Mostra fotografica: “Cosacchi: popolo di intrepidi cavalieri e generosi cavalli” per concessione del curatore Cristiana Pasianotto.
(notizia riferita dal sito carnia.la)

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