Krasnov l’atamano. Storia di un cosacco dal Don al Friuli
Tra le biografie di importanti personaggi storici del XX secolo uscite recentemente “Krasnov l’atamano. Storia di un cosacco dal Don al Friuli”, pubblicata dalla Libreria Editrice Goriziana, è senza dubbio una delle più interessanti.
Scritto dallo studioso friulano Fabio Verardo e dotato della prefazione di Enrico Folisi, questo libro, di facile lettura e molto documentato, è il primo studio in Italia che si pone l’obiettivo di tracciare la storia completa del comandante generale dei cosacchi, attingendo a varie fonti archivistiche, sia italiane sia estere, tra cui i documenti, inediti, derivanti dai fondi conservati negli Hoover Institute Archives della Stanford University.
Scrittore, autore di varie opere fra cui un grande romanzo della letteratura russa, tradotto in più lingue nella prima metà del secolo scorso, Dall’aquila imperiale alla bandiera rossa, Petr Nicolaevic Krasnov fu un accanito oppositore della rivoluzione bolscevica, in quanto monarchico, ortodosso e antisemita.
Nella prima parte della dettagliata ricostruzione della sua figura, Verardo ricompone le tappe della carriera del valoroso ufficiale, dal servizio nell’esercito imperiale zarista in missioni diplomatiche e quale corrispondente di guerra, alle azioni nel corso del Primo conflitto mondiale.
Successivamente, dal 1918 al 1919, il generale cosacco fu investito dei massimi poteri militari e politici per condurre la lotta controrivoluzionaria nella parte meridionale dell’ex-impero di Nicola II, e l’autore racconta sia il periodo della rivoluzione comunista sia la reggenza, da parte di Krasnov, dello Stato del Don in veste di atamano.
Il saggio ricostruisce l’operato del generale negli anni dell’esilio fra le due guerre mondiali, con particolare riguardo alla sua attività letteraria; porta a conoscenza del grande pubblico italiano la storia della cooperazione con la Germania di Hitler, il quale pose Krasnov a capo del complesso organismo che governava le truppe collaborazioniste dei cosacchi. Il Führer concesse a questi ultimi, che avevano affiancato i tedeschi in Russia, disertando dall’Armata Rossa in odio a Stalin e al comunismo, e che con loro si erano ritirati di fronte al contrattacco sovietico, l’alto Friuli e la Carnia quali terre di insediamento in attesa di una riconquista che avrebbe permesso a cosacchi ortodossi, e caucasici musulmani, di tornare nei loro territori di origine.
Dall’autunno del 1944 al maggio del 1945 la Carnia divenne il fulcro dell’occupazione del contingente militare cosacco-caucasico guidato dal grande atamano, che prese possesso del territorio insediandovisi con le proprie famiglie. Nel saggio è raccontato il periodo della difficile convivenza fra queste forze di occupazione, giunte in Italia per combattere i partigiani, e la popolazione locale.
Da ultimo, la tragica pagina della ritirata del contingente cosacco-caucasico, lungo un calvario che ebbe termine con la resa agli inglesi e la consegna di Krasnov, dei generali e della popolazione emigrata al loro seguito, all’Armata Rossa, cui seguì all’inizio del 1947 la condanna a morte dell’atamano e degli altri comandanti collaborazionisti cosacchi e caucasici da parte del regime di Stalin.
Un libro, questo di Verardo, avvincente, e di grande interesse anche per chi studia il tema delle migrazioni.
da: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=16930
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