P. Stefanutti, S. Di Giusto, D. Tomat, Memorie di un esodo. I giorni dello sfollamento dell’ottobre 1944 e dell’occupazione cosacca nel Comune di Trasaghis, Comune di Trasaghis, 2003, 102 pp Presentazione dell’allora Presidente del Consiglio Regionale, Alessandro Tesini
Sfogliando quella ricerca, assieme alle immagini di una popolazione attonita davanti alle truppe occupanti, a cavalieri dalle strane divise che attraversano le familiari contrade delle vostre borgate, ai cavalli che si abbeverano alle note fontane, alle immagini tristi di un esodo di donne e uomini scacciati dalle loro abitazioni , immagini così particolari ed insieme comuni a tanti destini anche di un passato recente, uno scabro ma efficace testo ci ricorda le tappe di quelle vicende e ci richiama alle responsabilità storiche delle forze che le hanno determinate. Il “Litorale Adriatico (Adriatisches Kusterland) con il quale la Germania nazista incorporò anche queste terre direttamente nell’amministrazione del Raich; i pieni poteri assunti sin dal 1943 dell’Alto Commissario Rainer; la totale sottomissione delle forze collaboratrici al comando germanico, ivi comprese le milizie di quella Repubblica di Salò che, avendo supinamente accettato la sovranità tedesca , non potevano definirsi, come in altra parte del Paese, Guardia Nazionale Repubblicana, ma, più semplicemente e vigliaccamente, Milizia per la Difesa Territoriale di un territorio che non era più Italia. E ancora: la solenne promessa fatta dai nazisti “…ai cosacchi del Don, del Kublan, del Terek e degli altri eserciti…” con un proclama il 10 novembre 1943 di affidare, quale compenso per i servigi resi sul campo di battaglia, qualora il loro ritorno nella terra dei padri fosse stato reso impossibile, un’altra terra e tutto ciò che potava loro consentire una vita autonoma, avendo successivamente individuato il Friuli come il luogo dove “far risorgere la vita cosacca”. L’arrivo delle prime tradotte cosacche e il loro ammassamento tra Osoppo ed Amaro preludeva alla grande offensiva contro le Zone Libere del Friuli e della Carnia, vere e proprie spine nel fianco, sia dal punto di vista militare che politico, per gli eserciti di occupazione. I successi della lotta partigiana non potevano più essere tollerati né poteva essere consentita alcuna forma di solidarietà tra la popolazione e le forze della Resistenza. L’occupazione del territorio da parte delle truppe cosacche aveva, secondo l’alto comando nazista, un doppio valore strategico: la difesa delle principali vie di comunicazione e , con l’espulsione di parte consistente dei residenti della zona e l’impossibilità, per quanti rimasti, di qualsiasi forma di collaborazione con le forze partigiane, il pieno controllo della regione. E così nelle prime giornate di ottobre del 1944 truppe tedesche e collaborazionisti italiani ( a cui il parroco di Avasinis ricorderà come “avrebbero dovuto, un domani, risponderne alla storia” ) con, al seguito, i cosacchi con i loro carriaggi e cavalli, occupano progressivamente gli abitati di Braulins, Trasaghis, Avasinis, Peonis, Alesso. I residenti costretti ad abbandonare le loro case si rifugiano in parte negli stavoli della montagna sovrastante o, nella maggioranza attraversano il Tagliamento reso impetuoso dalle piogge autunnali per cercare ospitalità nei comuni vicini quali Osoppo, Gemona, San Daniele giù sino alla Bassa Friulana. Le fotografie rintracciate nel Museo di Storia Moderna di Lubiana e pubblicate nel libro che rievoca l’esodo della popolazione di Trasaghis e l’occupazione cosacca del comune, pur essendo tecnicamente assai più povere se confrontate agli attuali mezzi di rappresentazione , ci comunicano un’emozione intensa Dietro i carri, i cavalli, le divise, i volti degli abitanti, donne e uomini che conoscete o avete conosciuto, cui siete in grado di dare un nome, capaci di suscitare un ricordo, dentro l’immobilità di quelle scene fissate in un tempo tanto diverso dal nostro, avvertiamo la straordinarietà dell’evento, la sua drammaticità e, nel contempo, la fragilità dei suoi protagonisti, vittime o carnefici fossero, travolti, come oggi sappiamo, da una vicenda immensamente più grande di loro. Per il testo completo dell’intervento, vedi: |