Nulla, per esempio, sulle stragi di Pramosio e della Valle del But del luglio 1944, nulla sulla strage di Avasinis del 2 maggio 1945 (che pur aveva visto, in anni recenti, la apertura di inchieste da parte della magistratura militare italiana e di quella tedesca). La sentenza dell'Aja attesta - probabilmente - che nemmeno questi episodi verranno più affrontati in sede giudiziaria. La discussione e il dibattito storiografico, comunque, rimangono aperti.
03/02/2012 - SENTENZA DELLA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA
Stragi naziste, vittoria tedesca all'Aja: "Berlino non deve risarcire gli italiani"
Il presidente del tribunale, il giapponese Hisashi Owada, ha impiegato 80 minuti per leggere il dispositivo di una decisione che condanna l’Italia per «non avere riconosciuto l’immunità» garantita a Berlino dal diritto internazionale. Il punto di diritto è uno, inequivocabile: non c’è continuità fra il Terzo Reich e la Repubblica Federale Tedesca, messa al riparo da richieste di risarcimento dalla ’Convenzione per la soluzione pacifica delle controversiè adottata dai membri del Consiglio d’Europa il 29 aprile 1957, ratificata dall’Italia il 29 gennaio 1960 ed adottata dalla Germania il 18 aprile 1961. «Rispettiamo la sentenza», ha commentato il capo della diplomazia italiana, Giulio Terzi, sottolineando però «il riferimento che la Corte fa all’importanza di negoziati tra le due parti per individuare una soluzione».
A Berlino hanno tirato un sospiro di sollievo per la sentenza. «Un giudizio importante per la Germania e l’intera comunità internazionale», l’ha definito il ministro degli Esteri Guido Westerwelle. «Non è contro le vittime del nazismo», la cui «sofferenza» è «già pienamente riconosciuta dal governo tedesco», ha aggiunto prima di sottolineare che la causa intentata dalla Germania contro l’Italia «non intendeva relativizzare o mettere in dubbio le responsabilità» per i crimini della Seconda guerra mondiale e che comunque «tutte le questioni inerenti a questo giudizio» saranno valutate «nello spirito di relazioni bilaterali strette e di piena fiducia». Apertura al dialogo, quest’ultima, tutta da valutare. (...)
Per la Corte dell’Aja, tuttavia, nessun argomento diluisce il diritto all’immunità conquistato mezzo secolo fa dalla Germania di oggi. Tanto che la sentenza «invita» l’Italia a scrivere una legge «o a ricorrere a qualsiasi altro metodo a sua scelta» per far sì che «siano prive d’effetto» le sentenze risarcitorie già emesse dai tribunali italiani.
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