Album di guerra

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I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona

martedì 18 ottobre 2011

Addio a Matteo Brunetti, vigile "custode della memoria"

Matteo Brunetti se ne è andato in punta di piedi. Non ha voluto "sunsûrs", nè cerimonie particolari nè necrologi. A noi piace ricordarlo per la sua costante, ferma difesa del "dovere della memoria": lui che si era trovato, ragazzo, orfano del padre, ucciso da una controbanda nazista a Malga Pramosio nel 1944, si è posto continuamente come "vigile custode", chiedendo e pretendendo che quei fatti lontani venissero conosciuti, studiati, analizzati e  che di essi non venisse fatta alcuna strumentalizzazione.
Ha raccontato la sua personale esperienza in alcune videointerviste raccolte da Dino Ariis (e pubblicate nei video "Pramosio il giorno dell'infamia" e "Carnia Libera!"): sono documenti dove, accanto al dramma personale, viene ricostruito con lucidità il clima della Carnia negli anni di guerra.

Alcuni stralci presi da quelle interviste possono aiutare a conoscere la persona e tanti aspetti delle storie collettive di Paluzza e della Valle del But:


Il 20 luglio 1944 ero in malga Pramosio con mia sorella e dovevo attendere che arrivasse mio padre: sarebbe venuto la sera per la consuetudine precisa che il proprietario doveva recarsi in malga almeno  2 volte lungo la stagione per le operazioni di pesatura  del latte di ogni proprietario per poi alla fine della stagione poter dare la percentuale di diritto in latticini. La data cadeva proprio il 21 luglio. Il 20, andando con un mio amico pastorello diciassettenne siamo saliti più in alto, sulle rocce e siamo stati presi di mira da fucilate di due guardie di confine austriache. Si siamo precipitati al riparo dietro una cengia per almeno due ore e poi ridiscesi con paura. Mia sorella, arrabbiatissima, ha preteso che rientrassi in paese con lei, senza fermarmi in malga. So che mio padre si è poi arrabbiato con me per non averlo aspettato ed  è andato su in malga a piedi senza salutarmi.
L’indomani è successo quello che è successo… le voci di questo eccidio cominciavano a diffondersi. (...) 
Ora questo gruppo (erano tutti molto giovani, giovanissimi, com’era consuetudine nelle SS.) è venuto in paese: penso che i partigiani siano venuti a conoscenza che erano scesi, perché c’è stata una scaramuccia, alcuni partigiani si sono avvicinati  e hanno tirato addosso qualche raffica, ma è durato molto poco.
Loro poi se ne sono andati a passare la notte nel vivaio forestale di Cercivento , indisturbati.  Erano in collegamento radio con le SS di Tolmezzo che, il giorno dopo, a piedi, sono venuti su, con armi leggere, non motorizzati. Saranno stati 25-30. Si sono congiunti con i tedeschi e si sono abbracciati, in piazza, urlando e ridendo perché erano della stessa famiglia. 
A Paluzza è cominciata l’altra brutta giornata: hanno fatto i rastrellamenti e trovati tanti uomini in casa. Erano il barbiere, il meccanico… era gente  che non era scappata, che faceva il suo lavoro.
Con una ferocia estrema hanno radunato tutti in piazza: dalla terrazza vedevo alcuni miei coetanei, più grandi di statura di me, scappare nel bosco, mentre io ero minuto. Vedevo scene raccapriccianti di gente picchiata a sangue, col calcio del fucile… In piazza hanno caricato addosso con degli zaini e li hanno fatti incamminare verso Tolmezzo. Arrivati al ponte di Sutrio c’è stata l’uccisione di 3-4 partigiani presi là. Il tenente della Ss che comandava il rastrellamento, giovanissimo, a cavallo, in calzoni corti, faceva togliere il tascapane a quello che era l’ultimo della fila, lo uccideva e lo gettava nel fiume: è proseguito così sino all’uccisione degli ostaggi,  tranne due(...). 
Per quanto riguarda la procedura delle indagini della Magistratura, per aprire un possibile processo per individuare i possibili autori di questo eccidio, non mi risulta sia stato fatto niente. La nostra famiglia non ha mai fatto alcuna azione giudiziaria: non sono in grado di dare una risposta sul perché non sia stato fatto.
Non c’era spirito di vendetta, ma di giustizia: qualcuno può essere ancora vivo. Ci sono migliaia di fatti come questi non perseguiti, anche se non è una giustificazione. Mia madre stessa ha sempre ribadito che non le interessavano vendette. D’altronde nessun altro si è mosso: un’indagine del genere poteva partire anche d‘ufficio. 

1 commento:

  1. Il sito Carnia.la ha tracciato un profilo di Brunetti riprendendolo da questo Blog e
    aggiungendo interessanti dettagli sul ruolo avuto da Matteo Brunetti nel lancio di
    Sella Chianzutan:
    http://carnia.la/2011/10/20/addio-a-matteo-brunetti-avvio-sella-chianzutan-e-
    fu-custode-della-memoria-delleccidio-di-pramosio/

    Il Blog di Aldo Rossi, invece, ha tracciato il profilo riprendendolo dal sito nn-
    media:
    http://aldorossi.splinder.com/post/25678043/paluzza-lestremo-saluto-a-matteo-
    brunetti-testimone-dellatrocita-della-guerra-in-carnia

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