La commemorazione di Avasinis citata sulla rivista "Patria Indipendente"
La rivista "Patria Indipendente", che esce a diffusione nazionale, ha citato ampiamente, nel numero di settembre, la commemorazione tenutasi ad Avasinis lo scorso due maggio.
Nell'articolo, corredato da due immagini a colori della cerimonia, dopo una ricostruzione del contesto storico della vicenda, vengono ricordati tutti i momenti principali lungo i quali si è suddiviso l'evento: la presentazione del monologo di Elena Vesnaver, lo scoprimento di una targa con le informazioni storiche sulla vicenda, la celebrazione della santa messa il 2 maggio, gli interventi del sindaco di Trasaghis Picco, del rappresentante dei familiari delle vittime civili di guerra Geretto e l'orazione ufficiale tenuta da Alessandro Tesini, già presidente del Consiglio regionale.
(dal Blog "Doi di Maj": http://blog.libero.it/2diMaj/view.php?nocache=1349301452 )
Nello stesso numero, "Patria Indipendente" cita anche le commemorazioni tenutesi a Paluzza e a Sutrio per ricordare le vittime delle azioni punitive nazifasciste del luglio 1944:
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Uno spazio per documentarsi e confrontarsi sulle vicende della seconda guerra mondiale in Friuli, in particolare nella zona del Gemonese
Album di guerra

I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona
giovedì 4 ottobre 2012
"Patria indipendente" cita le commemorazioni di Avasinis e della Valle del But
sabato 29 settembre 2012
Un nuovo libro sull'occupazione cosacca in Carnia: Krasnov l'Atamano
Krasnov l’atamano. Storia di un cosacco dal Don al Friuli
Tra le biografie di importanti personaggi storici del XX secolo uscite recentemente “Krasnov l’atamano. Storia di un cosacco dal Don al Friuli”, pubblicata dalla Libreria Editrice Goriziana, è senza dubbio una delle più interessanti.
Scritto dallo studioso friulano Fabio Verardo e dotato della prefazione di Enrico Folisi, questo libro, di facile lettura e molto documentato, è il primo studio in Italia che si pone l’obiettivo di tracciare la storia completa del comandante generale dei cosacchi, attingendo a varie fonti archivistiche, sia italiane sia estere, tra cui i documenti, inediti, derivanti dai fondi conservati negli Hoover Institute Archives della Stanford University.
Scrittore, autore di varie opere fra cui un grande romanzo della letteratura russa, tradotto in più lingue nella prima metà del secolo scorso, Dall’aquila imperiale alla bandiera rossa, Petr Nicolaevic Krasnov fu un accanito oppositore della rivoluzione bolscevica, in quanto monarchico, ortodosso e antisemita.
Nella prima parte della dettagliata ricostruzione della sua figura, Verardo ricompone le tappe della carriera del valoroso ufficiale, dal servizio nell’esercito imperiale zarista in missioni diplomatiche e quale corrispondente di guerra, alle azioni nel corso del Primo conflitto mondiale.
Successivamente, dal 1918 al 1919, il generale cosacco fu investito dei massimi poteri militari e politici per condurre la lotta controrivoluzionaria nella parte meridionale dell’ex-impero di Nicola II, e l’autore racconta sia il periodo della rivoluzione comunista sia la reggenza, da parte di Krasnov, dello Stato del Don in veste di atamano.
Il saggio ricostruisce l’operato del generale negli anni dell’esilio fra le due guerre mondiali, con particolare riguardo alla sua attività letteraria; porta a conoscenza del grande pubblico italiano la storia della cooperazione con la Germania di Hitler, il quale pose Krasnov a capo del complesso organismo che governava le truppe collaborazioniste dei cosacchi. Il Führer concesse a questi ultimi, che avevano affiancato i tedeschi in Russia, disertando dall’Armata Rossa in odio a Stalin e al comunismo, e che con loro si erano ritirati di fronte al contrattacco sovietico, l’alto Friuli e la Carnia quali terre di insediamento in attesa di una riconquista che avrebbe permesso a cosacchi ortodossi, e caucasici musulmani, di tornare nei loro territori di origine.
Dall’autunno del 1944 al maggio del 1945 la Carnia divenne il fulcro dell’occupazione del contingente militare cosacco-caucasico guidato dal grande atamano, che prese possesso del territorio insediandovisi con le proprie famiglie. Nel saggio è raccontato il periodo della difficile convivenza fra queste forze di occupazione, giunte in Italia per combattere i partigiani, e la popolazione locale.
Da ultimo, la tragica pagina della ritirata del contingente cosacco-caucasico, lungo un calvario che ebbe termine con la resa agli inglesi e la consegna di Krasnov, dei generali e della popolazione emigrata al loro seguito, all’Armata Rossa, cui seguì all’inizio del 1947 la condanna a morte dell’atamano e degli altri comandanti collaborazionisti cosacchi e caucasici da parte del regime di Stalin.
Un libro, questo di Verardo, avvincente, e di grande interesse anche per chi studia il tema delle migrazioni.
da: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=16930
mercoledì 12 settembre 2012
Riedizione di "Avinis, paese senza peccato", un romanzo sulla Resistenza

Il libro è in vendita presso le librerie o presso la casa editrice, libraria@alice.it al prezzo di 12 Euro.
Alla fine del libro, una preziosa postfazione del critico letterario Mario Turello che inizia così:
La prima edizione di Avinis, paese senza peccato porta la data del 25 aprile 1960. È triste che per più di mezzo secolo il romanzo di Bruna Sibille-Sizia non sia stato riproposto. Di libri come questo, che vuole essere un monito, un’esortazione alla memoria, c’è un gran bisogno: come avvertiva Tito Maniacco, strane amnesie, insidiosi revisionismi adombrano la storia della Resistenza.
Necessaria per noi, la nuova edizione, ma anche doverosa nei confronti di una scrittrice misconosciuta che, pur essendo stata salutata, esordiente ventenne, da Diego Valeri come narratrice straordinaria” e da Pier Paolo Pasolini come “una delle poche voci valide del Friuli”, non approdò mai all’editoria nazionale né ebbe l’accoglienza che meritava almeno in ambito regionale: La terra impossibile «scivolò sulla pelle d’ippopotamo di un Friuli meschino, reazionario e bigotto come una goccia d’acqua che ha sì la virtù splendente della pietra preziosa, ma svanisce», scriveva Maniacco nel 1991, anno della terza edizione dell’opera prima di Sibille-Sizia, e ancora: «in Friuli non sono molti i libri ai quali fare ritorno così come in genere spetta allo spirito di un popolo». E appunto era tempo, da tempo, di fare ritorno anche al secondo, a mio parere più bello ancora, romanzo della nostra scrittrice.
La terra impossibile, Il fronte di fango, Un cane da catena sono stati definiti romanzi documenti, e questo loro carattere è sottolineato dal corredo fotografico che li accompagna; Avinis, paese senza peccato, è invece un romanzo-romanzo, che racconta sì di fatti reali e del vissuto stesso dell’autrice, ma attraverso l’occultamento di riferimenti precisi a luoghi, persone, avvenimenti, con un effetto di estensione all’intera esperienza resistenziale friulana.
Avinis (toponimo fantastico ricavato probabilmente da quello di Avasinis, il paese in cui i tedeschi perpetrarono la strage del 5 maggio 1945) è ciascuno dei paesi che subirono il martirio degli eccidi e degli incendi nazifascisti, e la sua piccola eroica comunità è l’archetipo delle tante coinvolte nella lotta partigiana. Lo stesso vale per i personaggi – magari riconoscibili ma assunti a tipi, ruoli, valori – e per i fatti e i misfatti, gli eroismi e le tragedie. Chi volesse, potrebbe fare il percorso inverso, per restituire al racconto collocazioni e presenze più certe, prossime all’autobiografia, attraverso i diari che la giovanissima Bruna tenne tra l’8 settembre del 1943 e il 13 maggio del 1945 (e che soltanto nel 1998 si è risolta a pubblicare col titolo di Diario di una ragazza nella Resistenza) ma il romanzo, ripeto, ad essere pienamente apprezzato dal punto di vista letterario non richiede verifiche storiche: non meno vera, profondamente vera, è questa narrazione.
* L'eccidio di Avasinis, in realtà, risale al 2 maggio 1945 (n.d.r.)
lunedì 20 agosto 2012
Ancora una volta in Ledis, per ricordare i partigiani gemonesi caduti
Si rinnova, domenica prossima, l'incontro nella chiesetta di Ledis in una cerimonia che viene proposta - e non è poco - in collaborazione tra APO e ANPI.
(http://altofriuli.com/dai-comuni/gemona--commemorazione-dei-caduti-della-resistenza.htm)
Gemona, commemorazione dei Caduti della Resistenza
Sabato 25 agosto e domenica 26 Gemona del Friuli rinnova il ricordo dei suoi 53 caduti nella Lotta di Liberazione: anche quest’anno infatti alla chiesetta di Ledis verranno commemorati i patrioti caduti nella Resistenza.

E’ la sessantasettesima volta che l’Associazione Partigiani Osoppo promuove questo momento di ricordo: infatti già nel 1946 venne deciso di dedicare l’ultima domenica di agosto a coloro che sono caduti per la difesa della patria e della liberta'. Negli anni successivi la cerimonia ha avuto luogo grazie all’impegno di tanti osovani, ma in particolare di Ezio Bruno Londero “Nino”, che quest’anno non potrà partecipare a causa di qualche problema di salute, ma che certamente prova una giusta soddisfazione nel constatare che non è venuto meno il ricordo per gli amici che hanno combattuto con lui.
L’iniziativa quest’anno viene riproposta e organizzata dall’Associazione Partigiani Osoppo assieme all’Amministrazione comunale, con la collaborazione dell’Ecomuseo delle Acque del Gemonese e della Sezione ANPI di Gemona-Venzone. Si iniziera' sabato 25 alle ore 17.30 presso la ex chiesa di San Michele (prospiciente il Duomo di Gemona) con l’incontro “Esperienze di memoria” nel corso del quale verra' presentata l’esperienza dell’Ecomuseo della Resistenza della Val Pellice in provincia di Torino. All’incontro, organizzato grazie ai contatti che si sono stabiliti fra l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese e l’Ecomuseo piemontese, saranno presenti amministratori e operatori del Comune di Torre Pellice che proporranno la loro esperienza di museo della memoria diffuso sul territorio.
Domenica 26 avra' luogo la cerimonia commemorativa presso la chiesetta di Ledis che inizierà con la santa messa alle ore 11, cui faranno seguito i saluti del sindaco di Gemona Paolo Urbani e del rappresentante dell’ANPI e l’intervento commemorativo del Presidente dell’APO. Seguira' un momento conviviale organizzato dall'Associazione “Borc Taviele”.
mercoledì 11 luglio 2012
Definito il programma delle commemorazioni del 1944 in Val del But
68° ANNIVERSARIO dell’eccidio della Valle del Bût: il programma delle commemorazioni nei diversi Comuni

VENERDI 20 LUGLIO 2012
Ore 21.00 PALUZZA
Presso il cinema- teatro Daniel Proiezione del documentario storico
CARNIA 1944 Il sangue degli innocenti di Dino Ariis, il filmato tratta gli eccidi di Malga Lanza e Malga Cordin e raccoglie le testimonianze di abitanti di Paularo, Paluzza e di testimoni austriaci
Saluto del Sindaco Elia Vezzi
SABATO 21 LUGLIO 2012
Ore 10.30 PRAMOSIO
S. Messa nella cappella della malga in suffragio delle vittime dell’eccidio del 1944
Ore 11.30 Saluto delle Autorità
Ore 21.00 TREPPO CARNICO
Galleria d’Arte Moderna “Enrico De Cillia”
Proiezione del documentario storico
Carnia 1944. Un'estate di libertà, dedicato all'esperienza della Repubblica partigiana della Carnia
Saluto del Sindaco Maurizia Plos
DOMENICA 22 LUGLIO 2012
Ore 10.00 PALUZZA
Deposizione corona d’alloro presso la lapide in piazza XXI - XXII luglio
Saluto del Sindaco Elia Vezzi
Ore 10.30 SUTRIO
partenza del corteo dal municipio
Ore 11.00
Deposizione corona d’alloro presso il Ponte sul fiume Bût
Saluto del Sindaco Manlio Mattia
Saluto del vice Presidente Provinciale dell’ A.N.P.I. Pasquale D’Avolio
Relatore: Cristiana Compagno Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Udine
Seguirà rinfresco
Ore 20.30 RAVASCLETTO
Presso l’ex scuola elementare
Spettacolo Assedio regia di Nicoletta Oscuro e drammaturgia di Barbara Bregant
Saluto del Sindaco Flavio De Stalis
MERCOLEDI 25 LUGLIO 2012
Ore 21.00 CERCIVENTO
Presso la Cjase da Int
Il Canzoniere di Aiello in concerto
domenica 24 giugno 2012
Presentato a Paularo "Carnia 1944, il sangue degli innocenti"
E’ stato presentato a Paularo, nell’auditorium “Jacopo Linussio” in via Roma, in una serata promossa
dall’Anpi provinciale e dal circolo “Argo Secondari”, il video “Carnia 1944, il
sangue degli innocenti” realizzato da Dino Ariis per la Nn-media.
La realizzazione del video è nata da una
"voce" che gira da tempo in Carnia,
tesa a insinuare che durante un
prelievo di cavalli in Austria da parte dei partigiani carnici vi sia stata una feroce azione delittuosa,
capace quindi di "innescare" la decisione di compiere una feroce
rappresaglia, compiuta poi da una "controbanda" tedesca nelle malghe
di Lanza, Cordin, Pramosio e lungo la valle del But, nel luglio del 1944. La
prima citazione di questo tipo risale agli anni '60, e si deve alla
"Storia della guerra civile" di Giorgio Pisanò il quale narra
che "sette partigiani “garibaldini” partirono dalla base di Luincis e,
attraverso il Passo Premosio, penetrarono in territorio austriaco. Giunti in
una malga nei pressi di Wurmlach, i sette assalirono una baita, uccisero due
giovani pastori e violentarono a turno una ragazzina di dodici anni che, alla
fine, venne gettata ancora viva nel siero bollente. Alla sera, in sella a dei
cavalli sequestrati nei pressi della baita, rientrarono alla base".
La versione è stata ripresa più volte, da svariati
ricercatori (Bellinetti Arena, Sollero,
Pirina, Corbanese e Mansutti…) sino a diventare convinzione acclarata.
Dino Ariis e Pieri Stefanutti, rileggendo la
documentazione bibliografica disponibile, andando alla ricerca di nuovi testi e
documenti e, soprattutto, cercando dei testimoni diretti in grado di rievocare quelle esperienze
lontane, sono riusciti dapprima a
produrre un video, "Pramosio, il giorno dell'infamia", presentato nel
luglio del 2007 e poi, attraverso un'azione ancor più serrata, al di qua e al
di là del confine, ad arrivare, con un nuovo video, "Carnia, il sangue degli innocenti" , a offrire delle
risultanze per dimostrare … che quel fatto non è mai accaduto.
Nel video si definisce innanzitutto l'effettiva
entità dei furti di bestiame, cosa che è stata fatta andando "alla
fonte", consultando cioè i documenti della Gendarmeria austriaca e
diversi archivi austriaci dove tale
documentazione viene conservata in copia e dove non compare mai documentazione
del verificarsi di un episodio violento come quello citato.
Per verificare se un episodio del genere fosse
accaduto in altre località ed erroneamente fosse stato attribuito alla zona di
Wurmlach, sono stati consultati tutti i registri delle Gendarmerie della valle
della Gail, non trovando nemmeno qui alcun riferimento a un episodio del
genere.
Con una serie di interviste raccolte oltre confine,
viene documentato il transito di
diversi gruppi organizzati in "controbande", il rientro in Austria
dopo le uccisioni nelle malghe carniche, il trasporto del bestiame preso
nelle malghe di Lanza e Cordin nella
valle del Gail (dove poi è stato caricato su vagoni ferroviari), a ulteriore
dimostrazione della insussistenza della tesi che attribuisce le uccisioni e i
furti ai partigiani italiani.
Il video approfondisce poi alcuni dettagli legati
proprio alla zona di Paularo, per accertare quanto di vero vi fosse in alcune "voci" che giravano in
Carnia relativamente alla "non attribuzione" delle uccisioni di Lanza
e di Cordin alla controbanda, Da Paularo, infatti, è emersa recentemente una
ricostruzione (che circola in Carnia,
anche se ancora non edita ufficialmente) che, effettivamente, tenderebbe ad attribuire ai partigiani una
serie notevole di furti di bestiame in Austria e anche le uccisioni di Lanza e
di Cordin: nessuno degli elementi riportati riesce però, in realtà, a superare
il vaglio dei controlli incrociati e ad assumere quindi elementi di veridicità.
Nella presentazione di Paularo il video è stato
introdotto, oltre che dagli autori, anche dal presidente dell’Anpi Vincenti che
ha sottolineato l’importanza del lavoro
di ricerca storica teso a definire i contesti effettivi degli episodi
ricostruiti. Il presidente dell’Anpi ha anche segnalato la possibilità che, di
fronte a iniziative palesemente diffamatorie nei confronti della Resistenza,
l’associazione possa anche chiedere
l’intervento della magistratura.
Il pubblico ha poi assistito con viva attenzione alla proiezione del video (quasi due ore di
montaggio serrato di interviste e documentazioni) esprimendo un giudizio
positivo sul lavoro. Diverse persone, a
proiezione conclusa, hanno fornito agli autori della ricerca
filmata ulteriori testimonianze su
episodi della Resistenza nella zona di Paularo che confermano quanto ricostruito
nel video.
A margine della proiezione del video vi è stato
l’intervento del prof. Igino Piutti che, dal proprio blog, ha sottolineato
l’importanza del lavoro di ricerca sostenendo però che esso va proseguito con serietà e
raffronto delle diverse tesi, senza ricorrere alla richiesta di intervento della
magistratura di fronte a tesi che paiono non collimare con le proprie
convinzioni:
Libertà: valore nato dalla Resistenza.
A Federico Vincenti Presidente dell'ANPI provinciale.
(a margine dell'incontro a Paularo per la presentazione del DVD di Ariis - Stefanutti sulle stragi nelle malghe di Paularo)
Mi dispiace di non aver potuto replicare al suo intervento alla presentazione a Paularo del Dvd “Il sangue degli innocenti”. Le avrei voluto dire che non si possono considerare “ambienti ostili ai valori della Resistenza” quelli che stanno cercando la verità sulla Resistenza. Le avrei detto che nella Resistenza si devono separare i valori dai fatti. Mettere in discussione i fatti non è mettere in discussione i valori. Il primo valore della Resistenza, se non vado errato, è proprio quello della libertà. Libertà quindi prima di tutto di ricerca, anche e proprio a partire dai fatti della Resistenza. E proprio sulla base del valore nato con la Resistenza della libertà nella accezione di Voltaire: “Non approvo quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”. Se con le querele, come anche da lei ipotizzato, attribuiamo a un magistrato che nulla sa della storia, il potere di decidere sulla verità dei fatti della Resistenza, che libertà è mai quella che ci è venuta per merito e con il sacrifico degli eroi della Resistenza? Le semplificazioni sono contro la verità: non si può dire che sono stati buoni i partigiani e cattivi i fascisti. Ci sono stati partigiani eroi idealisti, ed altri meno (per usare un eufemismo!), ci sono stati fascisti spietati ed altri che si sono comportati da persone perbene.
Mi il problema della verità è forse un altro! E' che nell'humus della storia passata. si devono affondare le radici della prospettiva per il futuro. Non ci può essere futuro, se non si parte dalla verità sul passato. Il fatto che a presentare il filmato sia stata l'Anpi di Udine, mi ha fatto riandare a quando, come scrive Lizzero, “furono le grosse personalità politiche del piano che salirono in Carnia” a costituire la Repubblica Partigiana del Friuli (non della Carnia!). Forse è proprio lì che sono cominciati i nostri problemi. Ci è stata propinata una storia che non era la nostra e ci è stato impedito di costruirci il nostro futuro. Con buona pace degli udinesi, vorremmo “tornare alla storia” cercando la verità sui fatti, non per smentire o denigrare qualcuno, o per inutile curiosità, ma perchè nella verità dei fatti vorremmo trovare la verità delle cause, la verità dei perchè.
Forse non esiste la verità. Ma già il desiderio di ricercarla è un valore...anche questo nato nella Resistenza. Ci sia consentito di realizzarlo, senza mettere di mezzo la magistratura ad impedire la ricerca, proprio per rispetto di quanti sono caduti per il loro desiderio di verità e di libertà. Non so se la verità sul sangue degli innocenti dell'eccidio delle malghe carniche o del sabato di sangue nella Valle del But, sia quella della importante ricostruzione fatta da Stefanutti-Ariis, o quella di Natalino Sollero o Nazario Screm. Forse nessuna delle tre! Ma con il loro impegno queste persone ci aiutano ad avvicinarci alla verità. Credo non sia neppure importante raggiungerla, la verità. Più importante sentire la necessità di cercarla. La libertà deve essere bisogno di verità...
giovedì 14 giugno 2012
Sabato, a Paularo, presentazione del video "Carnia 1944. Il sangue degli innocenti"
PRESENTAZIONE DEL VIDEO
CARNIA 1944. IL SANGUE DEGLI INNOCENTI
A PAULARO, SABATO 16 GIUGNO 2012, ORE 18.00, AUDITORIUM JACOPO LINUSSIO
Promosso da ANPI UDINE e dal CIRCOLO “ARGO SECONDARI”
Il filmato ricostruisce le vicende degli eccidi dei pastori di Malga Lanza e Malga Cordin e raccoglie le testimonianze di carnici e austriaci.
Lo spunto di ricerca nasce da una “voce” che gira da tempo in Carnia, tesa a insinuare che durante un prelievo di cavalli in Austria da parte dei partigiani carnici vi sia stata una azione delittuosa, capace quindi di “innescare” la decisione di compiere una feroce rappresaglia, compiuta poi da una “controbanda” tedesca nelle malghe di Lanza, Cordin, Pramosio e lungo la valle del But, nel luglio del 1944. Il filmato offre le risultanze di una ricerca storica, dalla quale emerge che tali azioni delittuose in Austria non sono mai avvenute e che tali “dicerie” vengono ancora oggi utilizzate in funzione antipartigiana da ambienti ostili ai valori della resistenza.
Questo filmato, inoltre, vuole contribuire a fare una qualche chiarezza a fronte di un continuo
“avvelenamento” della coscienza collettiva, offrendo un esempio di ricerca multidisciplinare che, probabilmente per la prima volta, ricostruisce le vicende dell'estate 1944 nelle malghe carniche attraverso una pluralità di testimonianze, dal versante italiano a quello austriaco.
Lo spunto di ricerca nasce da una “voce” che gira da tempo in Carnia, tesa a insinuare che durante un prelievo di cavalli in Austria da parte dei partigiani carnici vi sia stata una azione delittuosa, capace quindi di “innescare” la decisione di compiere una feroce rappresaglia, compiuta poi da una “controbanda” tedesca nelle malghe di Lanza, Cordin, Pramosio e lungo la valle del But, nel luglio del 1944. Il filmato offre le risultanze di una ricerca storica, dalla quale emerge che tali azioni delittuose in Austria non sono mai avvenute e che tali “dicerie” vengono ancora oggi utilizzate in funzione antipartigiana da ambienti ostili ai valori della resistenza.
Questo filmato, inoltre, vuole contribuire a fare una qualche chiarezza a fronte di un continuo
“avvelenamento” della coscienza collettiva, offrendo un esempio di ricerca multidisciplinare che, probabilmente per la prima volta, ricostruisce le vicende dell'estate 1944 nelle malghe carniche attraverso una pluralità di testimonianze, dal versante italiano a quello austriaco.
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