Album di guerra

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I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona

mercoledì 8 giugno 2011

Quell'oscuro ruolo dei ferrovieri nei mesi duri dell'occupazione nazista

Sul ruolo,  la figura e la funzione dei ferrovieri nelle stazioni dell'Alto Friuli e della Carnia nei duri mesi dell'occupazione nazista, un contributo notevole viene dalle riflessioni e dalle analisi del prof. Luciano Simonitto di Carnia. Una degli ultimi contributi riguarda la figura del sottocapostazione Bardelli.






dal Messaggero Veneto del 14 aprile 2011 

Tolmezzo Carnia/ Un sottocapostazione che è un simbolo 

L'organico dei ferrovieri di Stazione Carnia che negli anni '43-44-45, con slancio altruistico, hanno saputo dimostrare la propria umanità, al di là delle bandiere ideologiche, evitando a centinaia di italiani e no i campi di concentramento nazisti, era formato da 32 unità di cui 2 donne. Scorro il registro delle off. graf. Chiappino - Livorno relativo agli anni suddetti, è un susseguirsi delle sigle P. M. N., pomeriggio, mattina, notte, ritmi di lavoro piuttosto pesanti, rarissime le R. dei turni di riposo. Ma ciò che colpisce per l'eccezionalità sono le lettere A. G. (assente giustificato) e S. (sospeso) relative all'alunno d'ordine (sottocapostazione) Angelo Bardelli poste dal giorno 22.07.'44 e dal 01.12.'44. Cosa accadde? Ce lo dice il signor Giovanni Venier presidente di turno del comitato di liberazione nazionale di Villa Santina in un documento del 10.04.'46. "Questo Cnl di Villa Santina attesta che il sig. Angelo Bardelli di Agostino, sottocapostazione nel periodo di occupazione della Carnia da parte dei tedeschi, trovandosi in servizio alla Stazione di Carnia, con un pretesto o con l'altro informò sempre le stazioni di Tolmezzo e Villa Santina o le formazioni partigiane dei movimenti dei treni blindati e delle formazione Ss tedesche, in modo che i partigiani potessero prendere tempestivi provvedimenti e la popolazione maschile potesse riparare in montagna. Solo il Bardelli ebbe il coraggio di fare questo e lo continuò a fare imperterrito malgrado gli avvertimenti e le minacce tedesche, fintanto che il 22 luglio '44, sorpreso di nottetempo in corrispondenza telegrafica con la stazione di Villa Santina, fu bastonato e arrestato e quindi deportato al campo di concentramento di Auschwitz (Alta Slesia) dove rimase dal 02 agosto '44 al 06 maggio '45. In fede». Torna inevitabile chiederci quali sentimenti abbiano portato a tale abnegazione un uomo che pochi anni prima aveva riportato onorificenze militari nella guerra coloniale d'Africa, un uomo che in tempi di difficile occupazione aveva un lavoro sicuro, una famiglia che l'adorava ed era conscio dei rischi cui incorreva. Credo che le componenti siano state molteplici "in primis" la cultura cristiana che non lo lasciava indifferente alla vista quotidiana dei treni "della notte" e del dolore, ai vagoni che portavano stampata la dicitura "cavalli 8 - uomini 40" stracolmi di operai, militari, intellettuali che non avevano aderito alla Rsi stipati come bestie, assordati dal ritmo monotono del treno, molestati dal caldo, dalla sete, prostrati nel fisico e nella mente. Ad Angelo il destino ha riservato il ritorno da quella bolgia infernale, è stato uno dei 17 fortunati che ha potuto rivedere il suo paese. Si è portato a casa un quadro in stile naif imposto non dallo stilema quanto dai pochi mezzi in dotazione ai sui compagni di lager che gli avevano confezionato raffigurandolo con la classica paletta mentre dava il via al treno da favola della Società Veneta Carnia - Villasantina con la didascalia "per la Carnia si cambia". Ai carnici che ancora si riscaldano e si alimentano al fuoco sacro della politica "bella", del fiero passato e sono alla ricerca di un simbolo che rappresenti il territorio in chiave storico-sociale e non echeggi il servilismo o la sudditanza della gerla, ai carnici dico che questo motivo potrebbe essere preso nella dovuta considerazione perché la "rustica virtù" esige un cambiamento.
Luciano Simonitto, La Carnia - Venzone 

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