E' morto il giornalista Franco Giustolisi, autore del libro "L'armadio della vergogna" col quale denunciò l'insabbiamento di tante inchieste sulle responsabilità dei crimini nazifascisti nella seconda guerra mondiale. Giustolisi fu anche a Trasaghis il 2 febbraio 2006 a presentare il libro in quella che fu una occasione per ragionare anche sull'eccidio di Avasinis, un altro episodio dai contorni mai compiutamente definiti.
Quella sera Giustolisi rilasciò anche una videointervista a Dino Ariis che è stata poi inserita nel dvd "Avasinis luogo della memoria".
Sul ruolo e l'attività di Giustolisi, un ricordo da parte del procuratore militare padovano Sergio Dini che aprì anche una inchiesta specificatamente dedicata alla ricostruzione della vicenda di Avasinis.
In quei fascicoli anche la storia del Nordest
Di Franco Giustolisi, il ricordo è recente: «Due mesi fa c'eravamo sentiti per l'ultima volta. Anzi più volte, in pochi giorni, per la vicenda dei fucilati di guerra. Negli ultimi 15 anni si era molto legato ai temi dell'armadio della vergogna e dei crimini di guerra. Temi che erano diventati la sua ragione di essere e di scrivere» ricorda il sostituto procuratore padovano Sergio Dini che, per anni, è stato magistrato militare.
Nel 1994 venne aperto quello scaffale rimasto incollato al muro in uno sgabuzzino di Palazzo Cesi-Gaddi a Roma. «Quell'anno cominciarono ad arrivare in procura militare i primi fascicoli sui crimini di guerra tirati fuori da quell'armadio della vergogna, una definizione storica coniata proprio da Franco Giustolisi. Denunciai l'occultamento dei fascicoli con un esposto al Consiglio della magistratura militare, chiedendo un'indagine conoscitiva sull'insabbiamento. In quei giorni Giustolisi scrisse un primo articolo sull'Espresso, poi si mise in contatto con me quando seppe della segnalazione. Da lì è nato il nostro rapporto». Sia Dini che Giustolisi, benché in ruoli diversi, furono sentiti dalla Commissione parlamentare d'inchiesta che indagò sul caso. Dai fascicoli estratti dall'armadio della vergogna l'allora pm militare Dini aveva aperto una serie di inchieste sugli eccidi nazifascisti. Tra questi, la strage di Pedescala avvenuta tra il 30 aprile e il 2 maggio 1945 in tre frazioni del comune di Valdastico (Vicenza); l'eccidio di Castello di Godego (Treviso) compiuto da una divisione tedesca in ritirata il 29 aprile del 1945 che massacrò 75 persone rastrellate nei paesi di Sant'Anna Morosina, Abbazia Pisani, Lovari e San Martino di Lupari; infine la strage di Avasinis, piccola frazione di Trasaghis (Udine) dove, il 2 maggio 1945, furono assassinate 51 persone soprattutto donne, vecchi, e bambini.
«Ultimamente c'era un fascicolo che lo interessava e riguardava la fucilazione di diversi militari italiani da parte dei tedeschi a Spalato, dopo l'8 settembre. Aveva ipotizzato che uno dei responsabili fosse un altoatesino passato con i tedeschi, ribattezzando quella strage come "la piccola Cefalonia"» sottolinea ancora il pm Dini. Giustolisi, nonostante gli anni e la salute, non s'era fermato. «Si stava interessando dei crimini commessi dai militari italiani in Grecia e in Jugoslavia, vicende mai analizzate che, nel 2008, avevo segnalato sempre al Consiglio della magistratura militare. Ne scrisse sull'Espresso e sul Manifesto, ogni tanto gli veniva in mente qualcosa e mi chiedeva aggiornamenti». Non mollava mai Giustolisi. «Era un bravo giornalista che ha avuto il coraggio di alzare il velo su fatti inespressi e inconfessabili». Cristina Genesin