Album di guerra

Album di guerra
I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona

martedì 22 aprile 2014

Tolmezzo, oggi il ricordo di Renato Del Din "Anselmo"

TOLMEZZO, UN 25 APRILE IN RICORDO DI RENATO DEL DIN

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In occasione del 69° anniversario della Liberazione, la Città di Tolmezzo e la sezione tolmezzina dell’ANPI hanno organizzato una cerimonia che si terrà mercoledì 23 aprile 2014.
Dopo la S. Messa, che verrà celebrata alle ore 10.00 in Duomo, la mattinata proseguirà alle ore 11.00 nella sala consiliare del Municipio di Tolmezzo, dove  Fabio Verardo, autore del libro “Giovani combattenti per la libertà”, traccerà un ricordo di Renato Del Din, medaglia d’oro al Valor Militare, nel 70° anniversario del tragico evento. Sarà presente la sorella Paola Del Din, anch’ella medaglia d’Oro, nonché cittadina onoraria di Tolmezzo.
La mattinata si concluderà alle ore 12.00 in via Del Din dove verranno deposte le corone presso la lapide in onore di Renato del Din e presso la targa a ricordo delle donne che, sfidando il divieto nazista, deviarono il corteo per dare degna sepoltura all’eroe Del Din il 27 aprile 1944: Bonora Maria Agata, Cargnelutti Gentile, Menchini Sara e Marini Franca.
(da: http://gentedimontagna.info/ )

Verso il 25 aprile friulano

La nestre primevere di sanc e di libertât

di Giannino Angeli 

Rivade la primevere dal 1945, o pensavin che par chê ore dut al fos finît di bielzà un an. Invezite, propit in chê volte, al Friûl i tocjà lotâ e paiâ un debit che la sô int no veve fat. E je stade dure contâ i muarts tai dîs che mieç mont al faseve fieste parcè che la pâs e jere tornade cun tant di bandieris sui barcons e concierts di cjampanis. La pâs e rivà ancje par nô daspò vê sopuartât un’altre passade di sassinaments. E fo cun nô ai prins di Mai. No nus pareve vêr podê lâ pes stradis di dì e di gnot e fermâsi a tabaiâ cence nissune pôre. O jerin tornâts a vivi dopo agnorums di baticûr che a segnarin la agunie de libertât e de democrazie. Cun nô, tes placis e pai borcs, i zovins dai façolets ros e verts de Garibaldi e de Osôf. Fieste par ducj. O cognosserin in chê volte la muse vere di chê schirie che ve il coragjo di frontâ i todescs e di resisti ae lôr prepotence (ancje dal disevot i fantats di Buie a faserin bati la lune ai austro-ungjarês). Par no dismenteâ chei moments, ogni an a Udin e in dute Italie, ai 25 di Avrîl, si fermisi un moment a pensâ a chei timps. Ognun al à il so fat di memoreâ, tal ben o tal mal. Ducj o sbassìn il cjaf in onôr dai muarts e di chei che, furtunâts lôr, le àn puartade fûr. La int e scombatè par vinci dongje dai siei fruts che a lerin in montagne, cambiant non par no fâsi cognossi. E ancje lì o cjatìn la olme furlane: «pai nestris fogolârs» a vevin scrit sui façolets. E podopo i nons pustiçs che a san di furlan fin te medole e di gjarnazie fuarte: Amôr, Balute, Barbe Livio, Barbe Toni, Bepo Stangje, Cunine, Felet, Furlan, Ganasse, Gjal, Jacum, Mufe, Pue, Vigji Curtìs, Saete, Saltel, Sclâf, Scroc, Tapon, Zuet, Vecjo. E cuissà trops che si puedin cjatâ sgarfant sui libris che a fevelin dai nestris partigjans... Ricuardìnju ducj, fasint presint che no je la stesse robe murî in combatiment opûr picjâts, di fan tai cjamps di concentrament o ben tes cjamaris a gas, sot torture o a tradiment par vie di une spie nostrane, par no dî di chei che a son stâts butâts vîfs intune buse. Cundut chel, o pensìn che ogni muart al merti il so requiem e il so perdon.


martedì 8 aprile 2014

La memoria del Battaglione Stalin in una lapide a Preone

Sulle vicende del "Battaglione Stalin", la formazione partigiana, composta da russi, che combatté contro i nazifascisti nella Resistenza friulana vi sono state le importanti ricostruzioni di Mario Candotti e di Alberto Buvoli e, in ambito locale, di Pieri Stefanutti per la Val del Lago e di Alfio Anziutti per l'Alta Val Tagliamento.
Un interessante contributo viene ora da Pierpaolo Lupieri che segnala l'esistenza nel cimitero di Preone della sepoltura di uno di quei partigiani (lo stesso Lupieri ha cortesemente inviato al Blog la foto della lapide in questione).

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PREONE. 
La tomba “dal rus” 

La tomba dal Rus”, così viene ricordata e così Jaroslav Javney riposa da settantanni nel tranquillo camposanto di Preone. Nel censimento di patrioti sconosciuti, il caso dell’ingegnere di Tarnopol rappresenta un esempio più unico che raro. Per strano percorso della sua terra, la Galizia, passata di mano e di Stato attraverso numerosi conflitti, il destino di Jaroslav si è incrociato con quello del piccolo comune carnico sulla destra orografica del Tagliamento e il cui simbolo testardo, “il Bec”, ne rammenta l’animo caparbio delle sue genti. Apparteneva al temibile battaglione partigiano “Stalin”, formazione di prigionieri o disertori sovietici, affiancata alla Garibaldi, che affrontava apertamente i propri confratelli cosacchi come là nelle lontane steppe. A causare la morte di Javney fu però lo scoppio accidentale di una bomba in località Chiampon. Nell’estate del 1944 le brigate partigiane controllavano le vie di comunicazione ed il corpo fu inumato all’interno del camposanto, con il permesso del parroco stante sua nazionalità polacca, un popolo dalle profonde tradizioni cattoliche come le nostre. Alla fine del conflitto i suoi commilitoni lasciarono alla guardia comunale Romeo Lupieri, incarico e mezzi per erigere una bella stele marmorea con la doppia incisione, sia in alfabeto cirillico quanto in quello latino. Don Ferrante Polo, erudito sacerdote scomparso, profondo cultore della storia del paese, attribuisce però allo sconosciuto, un nome completamente diverso da quello che compare sulla lapide: Bogdan Turasc, nato nel 1913 a Tarnopol (allora Grande Polonia oggi Ucraina). Un mistero che s’infittisce. Fatto sta che la “Tomba dal Rus” continua da decenni ad essere vegliata ed accudita dalla gente del posto. Una legge del 1951 protegge le sepolture dei morti in guerra. In Carnia, spesso, è stata palesemente contraddetta ed i resti dei patrioti uccisi finiti negli ossari comuni, ma a Preone non servono le leggi affinché si rispettino i caduti anche quelli stranieri portati in dono dagli immani conflitti. In occasione dell’ultima ricorrenza dei defunti, la tomba di Jaroslav era colma di splendidi crisantemi gialli, gialli come gli alti e lucenti girasoli della sua lontana terra. 
Pierpaolo Lupieri Tolmezzo

(Messaggero Veneto, 7 aprile 2014)


giovedì 3 aprile 2014

Quelle "memorie lacerate" sull'occupazione cosacca

trasaghis 

Pieri Stefanutti: «Memoria lacerata sui cosacchi»


Messaggero Veneto, 2 aprile 2014

TRASAGHIS. «Le memorie sono ben lungi dall'essere condivise, piuttosto le definirei lacerate. Credo, però, sia importante non arroccarsi su posizioni precostituite, ma lavorare per la definizione del contesto e la ricostruzione oggettiva dei fatti». Lo storico Pieri Stefanutti entra nella discussione sui cosacchi, riportata alla ribalta negli ultimi giorni dall'incontro sul tema che il gruppo Ana di Osoppo vuole organizzare nella cittadina sotto il forte il prossimo 12 aprile, ma che al momento non ha ancora ricevuto il patrocinio dalla locale amministrazione comunale.
Da oltre trent'anni attivo nella raccolta di materiale di materiale storico della zona dell'alto Friuli, Stefanutti, ricordando le discussioni che si sono sviluppate nel corso degli anni sui cosacchi, rassicura l'amministrazione di Osoppo: «Solo leggere i nomi dei relatori avrebbe dovuto tranquillizzare il sindaco: Michele D'Aronco è autore della più completa indagine sul bombardamenti alleati sull'alto Friuli; Luca Cossa ha messo assieme un vasto ed apprezzato archivio fotografico sulle vicende del Novecento in Friuli; Giovanni Aviani ha con la sua intensa attività editoriale, ha contribuito a riempire diversi "buchi" della storiografia friulana sul periodo».
Anche a Trasaghis, quello dei cosacchi è un tema sentito: «Non sono mancate - dice Stefanutti - le pagine dolorose e le conseguenti lacerazioni, ma con le ultime amministrazioni sono state fatte importanti iniziative per la conoscenza di quei fatti, dalla pubblicazione di volumi quali "Avasinis 1944-45" a "Memorie di un esodo", alla realizzazione di video con l'importante lavoro di Dino Ariis, alla collocazione di tabelle informative sull'occupazione cosacca, e sull'eccidio di Avasinis».(p.c.)
Cosacchi sulla piazza di Alesso - 2010


martedì 1 aprile 2014

Osoppo, "visioni diverse" sui fatti del 1944-1945

Cosacchi a Osoppo: paese ancora diviso

 OSOPPO Settant’anni dall’arrivo dei cosacchi a Osoppo? Parliamone. Ma dal Comune stenta ad arrivare il patrocinio. La questione riguarda nello specifico il gruppo Ana della cittadina del Forte che si è reso disponibile a organizzare una serata sul tema proposta direttamente dall’editore Aviani di Udine. Detto e fatto: accolta con entusiamo la proposta dell’editore, il gruppo Ana osoppano ha già fissato la data per l’incontro - il 12 aprile, alle 17.30 - al teatro La Corte, le cui sale sono state messe a disposizione dal gestore Ana Thema. Per quel giorno sono già stati individuati i relatori Luca Cossa e Michele D’Aronco, e si è pure pensato all’allestimento di una mostra fotografica a cura dello stesso Aviani. Tutto pronto, dunque. Ma quello che manca è appunto il patrocinio del Comune di Osoppo e a sentire l’Ana sembra che l’amministrazione civica abbia espresso qualche titubanza in merito al riconoscimento ufficiale di quell’incontro: «Non abbiamo detto che non vogliamo dare quel patrocinio - ci ha spiegato il sindaco Luigino Bottoni -, ma semplicemente stiamo facendo le nostre valutazioni perché sul ricordo dei cosacchi ci sono diverse visioni fra la cittadinanza, perché c’è chi ha un pessimo ricordo di quella popolazione che giunse in tempi di guerra. Da qui i nostri dubbi nel concedere il patrocinio: riteniamo che, soprattutto sul fronte culturale, un’amministrazione deve stare al di sopra delle parti». Da parte sua, l’Ana di Osoppo esprime soltanto perplessità: «Ci è difficile comprendere questi dubbi - dice il capogruppo Franco Driussi - perché si tratta di un incontro culturale che fa parte dello nostra storia e dunque aperto a tutti: è soltanto un modo per riflettere su un periodo storico. Oltretutto, si tratta di un’iniziativa proposta dall’editore Aviani che è certamente ben conosciuto e ha una sua esperienza. Non capisco perché ci venga rifiutato un patrocinio che non ha alcun costo per l’amministrazione comunale». Un tema caldo, dunque, quello dei cosacchi arrivati durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, pur essendo trascorsi ben 70 anni da quegli eventi. Per l’Ana con quest’iniziativa si desidera soltanto restituire un pezzo di memoria a Osoppo, per cui il gruppo si augura che il lavoro dell’editore Aviani e delle penne nere venga apprezzato prima di tutto dai concittadini: «Le finalità degli alpini - conclude il sindaco Bottoni - sono senz’altro positive e non le mettiamo certo in dubbio, ma quel patrocinio dal Comune necessita di un’attenta riflessione nel rispetto di quei cittadini che oggi hanno un brutto ricordo di quel periodo». Piero Cargnelutti 
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Nota di approfondimento (stessa data e luogo)

I cosacchi arrivarono in Friuli nel 1944, in piena seconda guerra mondiale. Erano 60 mila persone che rimasero qui fino al termine del conflitto, nella primavera del 1945: era un esercito che si muoveva con le famiglie e i suoi capi e i suoi sacerdoti erano stati chiamati dai tedeschi in funzione anti-partigiana. A loro sembra che Hitler avesse indicato proprio la zona dell’Alto Friuli come futura “terra promessa” e furono molti i Comuni in cui si insediarono condividendo con le popolazioni quel difficile periodo di guerra. A Osoppo arrivarono le prime decine di “russi”, così vennero genericamente chiamati all’inizio, in luglio per poi aumentare di numero nei mesi successivi a seconda delle esigenze operative. La presenza talvolta anche di migliaia di cosacchi in una comunità piccola come quella di Osoppo inevitabilmente generò difficoltà nella convivenza quotidiana. La presenza dei cosacchi era associata anche a quella dei frequenti bombardamenti effettuati dagli alleati, inizialmente sui territori limitrofi e successivamente anche a Osoppo. Memorabile, a tal proposito, lo spezzonamento del 22 novembre 1944 in cui trovarono la morte sia cosacchi che molti osoppani. (p.c.)

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