Album di guerra

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I Partigiani del Battaglione "Prealpi" a Gemona

sabato 29 settembre 2012

Un nuovo libro sull'occupazione cosacca in Carnia: Krasnov l'Atamano


Krasnov l’atamano. Storia di un cosacco dal Don al Friuli



Tra le biografie di importanti personaggi storici del XX secolo uscite recentemente “Krasnov l’atamano. Storia di un cosacco dal Don al Friuli”, pubblicata dalla Libreria Editrice Goriziana, è senza dubbio una delle più interessanti.
Scritto dallo studioso friulano Fabio Verardo e dotato della prefazione di Enrico Folisi, questo libro, di facile lettura e molto documentato, è il primo studio in Italia che si pone l’obiettivo di tracciare la storia completa del comandante generale dei cosacchi, attingendo a varie fonti archivistiche, sia italiane sia estere, tra cui i documenti, inediti, derivanti dai fondi conservati negli Hoover Institute Archives della Stanford University.
Scrittore, autore di varie opere fra cui un grande romanzo della letteratura russa, tradotto in più lingue nella prima metà del secolo scorso, Dall’aquila imperiale alla bandiera rossa, Petr Nicolaevic Krasnov fu un accanito oppositore della rivoluzione bolscevica, in quanto monarchico, ortodosso e antisemita.
Nella prima parte della dettagliata ricostruzione della sua figura, Verardo ricompone le tappe della carriera del valoroso ufficiale, dal servizio nell’esercito imperiale zarista in missioni diplomatiche e quale corrispondente di guerra, alle azioni nel corso del Primo conflitto mondiale.
Successivamente, dal 1918 al 1919, il generale cosacco fu investito dei massimi poteri militari e politici per condurre la lotta controrivoluzionaria nella parte meridionale dell’ex-impero di Nicola II, e l’autore racconta sia il periodo della rivoluzione comunista sia la reggenza, da parte di Krasnov, dello Stato del Don in veste di atamano.
Il saggio ricostruisce l’operato del generale negli anni dell’esilio fra le due guerre mondiali, con particolare riguardo alla sua attività letteraria; porta a conoscenza del grande pubblico italiano la storia della cooperazione con la Germania di Hitler, il quale pose Krasnov a capo del complesso organismo che governava le truppe collaborazioniste dei cosacchi. Il Führer concesse a questi ultimi, che avevano affiancato i tedeschi in Russia, disertando dall’Armata Rossa in odio a Stalin e al comunismo, e che con loro si erano ritirati di fronte al contrattacco sovietico, l’alto Friuli e la Carnia quali terre di insediamento in attesa di una riconquista che avrebbe permesso a cosacchi ortodossi, e caucasici musulmani, di tornare nei loro territori di origine.
Dall’autunno del 1944 al maggio del 1945 la Carnia divenne il fulcro dell’occupazione del contingente militare cosacco-caucasico guidato dal grande atamano, che prese possesso del territorio insediandovisi con le proprie famiglie. Nel saggio è raccontato il periodo della difficile convivenza fra queste forze di occupazione, giunte in Italia per combattere i partigiani, e la popolazione locale.
Da ultimo, la tragica pagina della ritirata del contingente cosacco-caucasico, lungo un calvario che ebbe termine con la resa agli inglesi e la consegna di Krasnov, dei generali e della popolazione emigrata al loro seguito, all’Armata Rossa, cui seguì all’inizio del 1947 la condanna a morte dell’atamano e degli altri comandanti collaborazionisti cosacchi e caucasici da parte del regime di Stalin.
Un libro, questo di Verardo, avvincente, e di grande interesse anche per chi studia il tema delle migrazioni.

da: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=16930


mercoledì 12 settembre 2012

Riedizione di "Avinis, paese senza peccato", un romanzo sulla Resistenza

La casa editrice Libraria di San Daniele del Friuli ha ripubblicato, col contributo dei Comuni di Trasaghis e di Tarcento,  il romanzo di Bruna Sibille-Sizia Avinis, paese senza peccato. Ambientato in un piccolo borgo di montagna, il libro ripercorre gli anni della lotta partigiana e quelli dell’immediato dopoguerra attraverso una libera reinvenzione letteraria. Il libro è stato definito "un piccolo capolavoro riscoperto" ma va letto, appunto, come esempio di letteratura della Resistenza, senza  lasciarsi trascinare dall'idea di associare la narrazione a fatti realmente accaduti (come porterebbe, per esempio, a pensare il richiamo Avinis - Avasinis).
Il libro è in vendita presso le librerie o presso la casa editrice, libraria@alice.it al prezzo di 12 Euro.

Alla fine del libro, una preziosa postfazione del critico letterario Mario Turello che inizia così:


La prima edizione di Avinis, paese senza peccato porta la data del 25 aprile 1960. È triste che per più di mezzo secolo il romanzo di Bruna Sibille-Sizia non sia stato riproposto. Di libri come questo, che vuole essere un monito, un’esortazione alla memoria, c’è un gran bisogno: come avvertiva Tito Maniacco, strane amnesie, insidiosi revisionismi adombrano la storia della Resistenza.
Necessaria per noi, la nuova edizione, ma anche doverosa nei confronti di una scrittrice misconosciuta che, pur essendo stata salutata, esordiente ventenne, da Diego Valeri come narratrice straordinaria” e da Pier Paolo Pasolini come “una delle poche voci valide del Friuli”, non approdò mai all’editoria nazionale né ebbe l’accoglienza che meritava almeno in ambito regionale: La terra impossibile «scivolò sulla pelle d’ippopotamo di un Friuli meschino, reazionario e bigotto come una goccia d’acqua che ha sì la virtù splendente della pietra preziosa, ma svanisce», scriveva Maniacco nel 1991, anno della terza edizione dell’opera prima di Sibille-Sizia, e ancora: «in Friuli non sono molti i libri ai quali fare ritorno così come in genere spetta allo spirito di un popolo». E appunto era tempo, da tempo, di fare ritorno anche al secondo, a mio parere più bello ancora, romanzo della nostra scrittrice.
La terra impossibile, Il fronte di fango, Un cane da catena sono stati definiti romanzi documenti, e questo loro carattere è sottolineato dal corredo fotografico che li accompagna; Avinis, paese senza peccato, è invece un romanzo-romanzo, che racconta sì di fatti reali e del vissuto stesso dell’autrice, ma attraverso l’occultamento di riferimenti precisi a luoghi, persone, avvenimenti, con un effetto di estensione all’intera esperienza resistenziale friulana.
Avinis (toponimo fantastico ricavato probabilmente da quello di Avasinis, il paese in cui i tedeschi perpetrarono la strage del 5 maggio 1945) è ciascuno dei paesi che subirono il martirio degli eccidi e degli incendi nazifascisti, e la sua piccola eroica comunità è l’archetipo delle tante coinvolte nella lotta partigiana. Lo stesso vale per i personaggi – magari riconoscibili ma assunti a tipi, ruoli, valori – e per i fatti e i misfatti, gli eroismi e le tragedie. Chi volesse, potrebbe fare il percorso inverso, per restituire al racconto collocazioni e presenze più certe, prossime all’autobiografia, attraverso i diari che la giovanissima Bruna tenne tra l’8 settembre del 1943 e il 13 maggio del 1945 (e che soltanto nel 1998 si è risolta a pubblicare col titolo di Diario di una ragazza nella Resistenza) ma il romanzo, ripeto, ad essere pienamente apprezzato dal punto di vista letterario non richiede verifiche storiche: non meno vera, profondamente vera, è questa narrazione.







* L'eccidio di Avasinis, in realtà, risale al 2 maggio 1945 (n.d.r.) 

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